Eccomi a voi, cari equini ribelli e metalloni, con una recensione che potrebbe far discutere parecchio. Chi da tempo si prende la briga di leggere le mie opinioni sa, o almeno dovrebbe aver intuito, che sul “powa” metal io sono piuttosto critico. Non che non mi piaccia per partito preso, ma ci sono alcune peculiarità del genere che non mi fanno impazzire. Gli Hammerfall, uno dei gruppi più famosi della scena, però, ha fatto uscire un nuovo lavoro il sedici di agosto, ed essendo molti degli altri collaboratori di Sdangher! in ferie, questa perla è giunta nelle mie manacce callose di centauro.
Il disco tra l’altro mi interessa, dato che dopo diversi lavori deludenti l’ultima fatica degli svedesi Hammerfall, il “buono ma non ottimo” Build to the Last del 2016, sembra aver intrapreso un cammino di miglioramento che prosegue con questo Dominion. Nonostante io non vada matto per coretti pomposi e le ridondanti evoluzioni power. Il nuovo lavoro della band l’ho trovato ben curato, prodotto con attenzione e potenza e…vabbè, dai, la copertina fa ridere ma dagli Hammerfall non mi aspettavo altro che un tizio in armatura con muscoli impossibili, ali spiegate(!), armi degne di Word of Warcraft che dà gran mazzate (e sono stato prontamente esaudito).
Gli Hammerfall e certi rimandi non casuali
Certo a volte sembrano troppo un mix Judas Priest più Accept con contorno di chitarra virtuosa e pulita (ascoltate Testify e datemi torto, se potete) e avrei evitato un pezzo come (We Make) Sveden Rock (che però piacerà molto agli svedesi, popolo orgoglioso della propria scena metal come pochi altri), ma il tenore generale del disco è molto (ma molto) al di sopra di certe loro uscite del passato, come Infected ad esempio, che a me non era piaciuto per niente.
Ci sono anche i pezzi lenti: la discreta Second to One o And Yet I Smile (che no, non mi piace, ma per niente, la trovo moscia e lagnosa, ve lo dico chiaro e tondo) ed i pezzi moooolto powa, tipo Dead By Dawn, classico anthem alla Hammerfall che farà impazzire i vecchi fan e che ha fatto scuotere il cranio calvo persino al sottoscritto.
Per capirci…
Per capirci, gli Hammerfall di oggi sono ancora lontani dai fasti dell’esordio o di Legacy of Kings, a mio parere i loro dischi migliori, ma stanno lavorando duro per tornare a essere una delle punte di diamante di un mercato sempre attento e difficile come quello che hanno scelto. I musicisti sono tutti bravi, a partire da Joacim Cans, che pare aver lavorato parecchio su un suono più heavy e meno nasale della sua voce. Oscar Dronjak e Pontus Norgren sono due veri professionisti delle chitarre e lo dimostrano ampiamente in diversi passaggi. Anche la sezione ritmica del duo Larsson (basso) e Wallin (batteria) ci dà dentro come se non ci fosse un domani ogni volta che serve, dando ai pezzi strutture precise e adeguate.
Canzoni come la title track o Chain Of Command ci fanno capire che gli Hammerfall hanno ancora tanto da dire e che, piacciano o no, restano una realtà affermata del power svedese e mondiale. Se continueranno su questa linea non escludo che in futuro potranno nuovamente sorprenderci con lavori ancora migliori, per ora godiamoci questo Dominion, che non è niente male nel complesso!