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Fulci – Tropical Sun per un’estate che puzza di morto!

Tropical Sun è il secondo disco dei nostrani Fulci. Tre mesi di ritardo, il tempo necessario per capire che è ora di finire quella relazione storica con l’amata e scappare dal tabaccaio per ricominciare a fumare, ma anche per scoprire che questa estate è uscito il disco più tropicale della stagione, che da bravo metallaro ignorante quale sono ho ben sottovalutato.

Non è mica colpa mia sapete? Ma se la gente mi sbatte continuamente un video, una cover, un commento… a me passa la voglia di parlarne. E vai con il video sulla bacheca facebook, e gli amici che vogliono portarli live qui da noi nel sud italico. E basta, ma anche no perché ora sono in astinenza.

Io Opening the Hell Gates, il primo disco, manco mi ricordo come suonava, ma serve a qualcosa? Parliamo di Tropical Sun, se no che cazzo ci avete cercato a fare su google?

Questo è vero death metal, che lo si voglia chiamare slam o brutal… o slam brutal, ma sempre death metal è.

E mentre fuori dalla finestra piove, le temperature si abbassano e qualche black metaller pensa “sono tornate le belle stagioni”, io sogno un viaggio ai tropici dissotterrando cadaveri e ascoltando i Fulci di Tropical Sun.

I Fulci realizzano la colonna sonora che non mi sono portato in macchina questa estate.

tropical sun
L’entusiasmo…

Se gli devo criticare qualcosa è sta cazzo di scelta di usare i sample in inglese se no gli americani non ci capiscono. E fotte sega che il cast dei film era quasi interamente straniero. Prima l’italiano.

No dai, battuta a parte, il disco fila liscio che è un piacere. Leggere titoli come Eye Full of Maggots poi riportano alla memoria il mitico poster del film originale, il growl semi-comprensibile (brutta ‘sta cosa, lo vogliamo ignorante) di Fiore Stravino ci narra di riti vodoo e cannibali defunti quali si nutrono di carne umana, mentre il resto della band sbudella riff slam spacca ossa.

Chiude poi inaspettatamente un pezzo dai toni death doom instrumental quale è March of The Living Death. Un riferimento alla saga romeriana che Fulci trasformò ne li mortacci nostri.

Semplicemente il disco per chi come me aborre il death metal troppo intelligente e vuole solo discutere di horror estremi e sbudellamenti.