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Necronautical – Il black metal può darci ancora qualcosa

Ecco tutto quello che serve. 1) Bei riffoni melodici 2) Una tastiera sfrontata e solenne che doni ai pezzi quel “sinfonesco” q.b per non cadere in uno stampo troppo dimmuborghiano e 3) Stili vocali diversi che si alternano invece della solita sbobba isterico-laringoiatra. Ecco gli ingredienti giusti per sfornare un efficace album black metal come Apotheosis dei Necronautical.

Stiamo parlando del loro terzo album. La band inglese si può ancora definire neofita, per quanto siano nel giro dal 2016. Prima sono partiti come trio a fianco dei blackster svedesi Dark Funeral. Poi da trio hanno aperto a un quarto elemento (il batterista Slugh) e mentre giravano il mondo a supporto di valide realtà come  Fen, Winterfylleth e Wiegedood   si sono confermati con due album promettenti con cui la critica è andata in estasi tiroidea.

Apotheosis doveva in qualche modo rappresentare l’uscita decisiva in grado di trasformare i Necronautical da intrigante promessa a realtà consolidata del black moderno. E bisogna dire che l’album non delude affatto le auliche aspettattive. Per cominciare lo stile è più a fuoco e maturo, inoltre sembra che il gruppo abbia voluto esprimervi più che mai in modo definitivo il concetto alla base del proprio nome.

Necronautical viene dal greco e significa…

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tranquilli, niente lezioncine

Necronautical viene dal greco e significa, “esploratori della morte” o in linguaggio meno letterario, “esperienze ai confini della morte”. Ecco, Apotheosis è musicalmente tutto questo. Riff calibrati e letali che assaltano i cuori indifesi all’ascolto. I cori (fortunatamente per noi poco gregoriani) sono il collante che imbraca in una sacca musicale afflitta e fatale, la crudele cacofonia dei pezzi.

Stranamente disinvolta ed efficace la resa complessiva del clip di Nihil Sub Sole Novum, il secondo pezzo dell’album, in cui si nota e si apprezza molto l’uso poco spudorato dell’eyeliner da parte dei membri della band.

L’apoteosi (per restare nella giusta terminologia) tecnica potete apprezzarla nel quinto brano Totentanz che è l’esempio lampante di come sia possibile realizzare un pezzo black metal con i controcazzi nel 2019 senza ripetere i soliti schemi logori. Se volete invece rendervi conto subito di quanto i Necronautical riescano a essere maestosi, non perdete altro tempo e sparatevi la incombente The Endless Spiral.

In definitiva l’ascolto di Apotheosis vi porterà via cinquanta minuti ma non saranno sprecati. Si tratta di una durata ragionevole, per chi non dispone del ciclo vitale di Elisabetta II e desidera tanto ascoltare un disco black fico e che faccia pensare più al futuro che al passato.