Stavo riflettendo con il Cavallo Goloso e un altro amico di scuderia (preferisco tenerlo fuori da questo articolo) che in fondo le webzine metal in Italia svolgono un lavoro ingrato, ma in sostanza anche un po’ ingenuo. Non voglio offendere nessuno però basta guardare cosa stanno facendo. Quante metal zine vi vengono in mente? Metalitalia, Truemetal, Metallized, Loud And Proud, il sito di Metal Hammer, quello di Rock Hard. Sdangher non lo considero della partita, noi siamo un blog collettivo, niente di più, parliamo di porno, serial killer e metal. Ammetto che pure noi però, spesso partecipiamo alla gara assurda delle zine, correndo appresso al treno delle recensioni.
La corsa delle metalzine
Già così sarebbe una gara impari. Immaginate se io decidessi di aprire una webzine metal, oggi. Dovrei mettermi in fila, sia per i promo che per le speranze di veder salire le visite. Ma sarebbe folle aprire un’altra webzine. Dovrei farmi curare se pensassi una roba del genere. Parlo di una webzine classica, con report, rece, interview e relix, cose così. Ce ne sono già una decina e svolgono tutte lo stesso servizio. Svolgono un servizio, certo. Lo fanno gratis. Ma ne basterebbe una, no? Chi sta leggendomi ora non capisce questa cosa, lo so. Il pubblico di questo articolo infatti o è metallaro, segue quasi tutte le metalzine in modo ciclico e non ne ha mai abbastanza di metal in giro (infatti vengono persino su Sdangher). Oppure chi legge questo articolo scrive su una di queste webzine e mi tira già i colpi. Se però cambiassi la materia e vi dicessi che ci sono dieci webzine sulle marmellate e pubblicano tutte le stesse cose, voi cosa direste? Che sono troppe e ne basterebbe una.
Ecco, per il mondo normale sarebbe sufficiente UNA Metalzine. Le altre non sono necessarie, ecco la verità. Le news, le recensioni, i report, tutto esce con grande prontezza e precisione su tutte, creando un afflusso di copie delle copie delle copie di un argomento. Lo so che su Truemetal ci sono penne che scrivono meglio e su Loud And Proud sono più ironici, che su Metallized hanno il tic intellettuale e su Metal Hammer c’è Giorganni che scrive meglio di tutti, però immaginate di vederla da fuori. Che ce ne dobbiamo fare di tutta questa roba? A chi servono sei report del Firenze Rock Festival?
La situazione non era tanto diversa nei primi anni 90 in edicola. Se ci andavate potevate trovare Nuovo Metal Hammer, Flash, Metal Shock, HM, Hard… Ovvio che il settore finì in crisi. Che bisogno c’era di tutte quelle riviste sul metal? Ne bastava una. Ecco perché oggi Rock Hard tira avanti, è rimasta sola. Pensate a quando nel 2005 uscivano in edicola Metal Maniac e Metal Hammer. Chi non se ne intendeva di metal faticava a distinguerle e a capirle. Magari le mettevano vicine, gli edicolanti, a volte sovrapposte, perché in copertina c’era quasi sempre il medesimo artista.
In rete è uguale, solo che qui non sono determinanti i soldi e quindi tutto galleggia all’infinito. Se nessuno legge Metallized, Metallized seguita a vivere lo stesso, se vuole. Una rivista quando non vendeva schiattava. Punto.
Google Metal
Questo ci porta alla questione basilare. Ho detto che Google è una macchina e noi dobbiamo compiacerlo. Come sostiene Unabomber nel suo Manifesto, abbiamo creato le macchine per servircene ma ne siamo diventati schiavi. Perché è palese che scriviamo articoli che sono algoritmi e pensano più a compiacere un robot che le persone a cui sono indirizzati. Quindi siamo servi della macchina. Scriviamo metal per quel cazzo di google e non per le persone.
Google sempre più un dritto
Ovvio, Google è migliorabile e chi l’ha creato gli ha inserito già dei sistemi per renderlo più critico nella scelta e nella predilizione di un articolo anziché decine di altri che si occupano dello stesso argomento. E sono questi gli indizi, a parte la velocità di chi arriva primo:
a) la lunghezza. Se chi ha scritto il pezzo l’ha fatto lungo cinquemila parole invece di 3000 avrà una posizione maggiore nei motori di ricerca, anche se è arrivato dopo.
b) le visite. Se un articolo provoca un picco di visite, google lo riconosce come interessante, e gli permette di averne ancora di più.
c) competenza. Se un sito scrive solo e sempre dello stesso argomento, sarà più specializzato di altri che trattano cose più eterogenee.
Ora, queste tre cazzate si possono aggirare come niente, ma chi scrive ha accettato la situazione e decide per la via comoda: lo frega. Realizza articoli lunghi, rimpilzando pochi concetti di fuffa. Avete letto recensioni di film che palesemente sono scritte da qualcuno che non ha ancora visto il film? E non l’ha visto perché nessuno ha potuto vederlo ancora. Il film non si trova, ma con le info, il trailer e un po’ di fantasia, ecco fatta la pappa per gli stolti e per google. Poi chi scrive usa escamotage sensazionali per attirare l’attenzione e quindi accaparrarsi subito le visite. E per risultare specializzato e autorevole, si concentra su una nicchia e ci muore di muffa. E queste sono le webzine metal di oggi.
Niente vita fino al cuoio
In una webzine metal non c’è vita a parte il metal. E se questo concetto sembra un sogno bagnato degli Steel Panther, comunque alla lunga deprime sia da dentro che fuori. Dietro queste webzine c’è gente colta, immersa nel mondo che però è costretta a scrivere ossessivamente solo di una cosa: dischi metal, libri metal, concerti metal, interviste metal. Ci credo che dopo dieci anni si ritirano e iniziano a scrivere di roba hipster per siti in Inglese. Vi assicuro che finiscono tutti così, a parte il Grazioli, beato lui. Ma quanto gli piacerebbe buttar giù un pezzo sulle sue corse in bicicletta, invece del solito report degli Enslaved al Traffic?
In ogni caso le webzine si ostinano a fregarsene di questa situazione. Corrono appresso al treno delle recensioni, che è una cosa molto stressante e inutile. Gestiscono le solite rubriche e si lamentano che Metalitalia fa scopa tutte le volte barando. Non potete immaginare quanta fatica e dedizione c’è dietro il lavoro di Metallized, Loud And Proud e Truemetal. Ma per Google è un lavoro completamente inutile.
Se si arrendessero? Se lasciassero che Metalitalia svolgesse da sola il proprio servizio di informazione metallara come già succede e tutti gli altri magari si dedicassero ad altro? Vi rendete conto quante risorse umane tornerebbero in circolazione? Potrebbero anche dedicarsi ad aspetti che nel metal nessuno affronta. Fare una bella ricerca su google e vedere di cosa ancora nessuno ha scritto e farlo loro. Come vi sentireste a sapere che quello di cui state scrivendo è necessario e nessuno ci ha pensato, rispetto a “ok, sto per pubblicare la rece del nuovo Avantasia, ce ne sono già tre in giro per la rete. La mia è la quarta”.
Capisco che è dura scegliere cosa fare della propria vita. Mettersi lì e decidere cosa cucinare e mangiare nella propria cucina, è molto più complicato che sedersi tutti quanti alla stessa mensa, con un nastro che passa e ripassa offrendo pietanze tutte uguali. Ecco, se penso al treno delle etichette e delle recensioni, dei concerti e delle interviste metal, mi viene in mente il ristorante Giapponese con quel cazzo di nastro.