suicidal angels

Suicidal Angels – Kreator cloni, ex Slayer cloni… bravi ma copioni!

Cari equinidi di varia specie, ecco il vostro centauro, sempre pronto a dare il suo parere sui dischi metalloni provenienti dalle più disparate zone del mondo, alle prese con una band dall’impatto devastante ma, ahimè, troppo incline a diventare copia a carbone di altri gruppi. Parlo dei Suicidal Angels. Questi ragazzi sono greci, hanno una preparazione tecnica invidiabile, sono sulla scena da anni con meritato successo, ma il loro nuovo album, pur se molto piacevole, mi ha lasciato con l’amaro in bocca.

I Suicidal Angels sono al settimo album (non dei novellini quindi) ma non riescono proprio a scrivere pezzi senza scrollarsi di dosso i clichè dettati da altre band. Dopo anni a essere accusati di clonare gli Slayer (chi mi segue da un po’ sa che il gruppo di Araya & Co. è il mio preferito e non amo sentire chi li copia in maniera spudorata) ecco che, con questo Years of Aggression passano ad ispirarsi pesantemente ai Kreator di Mille Petrozza, utilizzando strutture e sonorità decisamente legate alla band tedesca. Ascoltando D.I.V.A., pezzo velocissimo che considero uno dei migliori del disco, la sensazione che ho avuto è stata quella di risentire i maestri della Ruhr e non questi bravissimi allievi ellenici.

I Suicidal Angels e le ragioni di questo suicidio

years of aggressionSe da un lato la potenza e la capacità musicale di questi angeli suicidi è indiscutibile, la loro tendenza a diventare “riproduzioni” del sound altrui è davvero svilente. Il chitarrista cantante Nick Melissourgos ha una voce tagliente e profonda, simile in effetti a quella di Tom Araya, ma che credo si presterebbe anche ad una maggior personalizzazione dello stile. Il lavoro delle chitarre è ottimo e la sezione ritmica esegue i pezzi con impeccabile precisione. Questi ragazzi potrebbero fare la differenza se solo osassero un po’ di più e dirigessero lo sguardo oltre i mostri sacri del genere cercando una connotazione propria.

I pezzi belli nel disco non mancano, se solo dimentichiamo per un attimo il paragone sempre incombente. Canzoni come la title track, energica e vigorosa nella sua struttura massiccia, l’evocativa The Sacred Dance With Caos, che parte evolvendo da un arpeggio cristallino e si trasforma con notevole cattiveria. Ancora, Endelss War, pezzo che apre le danze con ritmo deciso e che sa farsi rispettare fin da subito. A mio avviso però la canzone migliore del disco è Bloody Ground, forse meno diretta di altre e più rallentata nella sua costruzione, basata sul lavoro della chitarra di Gus Drax, evocativa e che sembra avvolgere l’ascoltatore sempre più stretto man mano che l’ascolto va avanti.

Years of Aggression in definitiva è un buon disco. Peccato solo che avrebbe potuto essere molto migliore con un po’ di personalità in più. Consigliato ai thrashers che non si fanno problemi e vogliono godersi nove pezzi rabbiosi e tirati dei Krea…  no scusate, dei Suicidal Angels!