The Fanatic – recensione. Diciamo che questi due ragazzoni non se la passano molto bene, ultimamente. Fred Durst, leader e frontman della ex Big Thing Limp Bizkit ormai non riesce a piazzare un successo in classifica dai tempi della cover medley Home Sweet Home/Bittersweet Symphony del 2005. John Travolta, dopo il remake del musical Hairspray – Grasso è bello non ha beccato più un film. Le cose gli sono andate bene solo con la serie televisiva American Crime Story sul caso O.J. Simpson. Non è la prima volta che l’attore scivola nel dimenticatoio generale. Prima della resurrezione di Pulp Fiction, nel 1994, John era costretto ad accettare non solo l’originale, ma anche i seguiti di Senti chi parla per tirare avanti. Bisogna dire che la morte del figlio Jett, nel 2009, ha contribuito notevolmente alla sua perdita di lucidità nella scelta dei copioni. In ogni caso, ecco questi due “losers” del mondo dello spettacolo, una strana coppia che non avremmo mai immaginato insieme, unire le forze anche a livello produttivo per un piccolo film con le palle. The Fanatic non è certo un capolavoro e vi avverto, potrebbe suscitare in voi una specie di shock, quando vedrete John Travolta conciato in quella maniera, però ha un’anima e alla fine conquista.
Trama: Sam è un nerd fallito in fissa per i film horror. Il suo attore preferito si chiama Hunter Dunbar e farebbe di tutto pur di incontrarlo e chiedergli un autografo da aggiungere alla sua grande collezione di autografi. L’occasione si presenta nel negozio di un suo amico, ma qualcosa tra il divo e il fan va storto. Dumbar tratta male Sam e Sam finirà per rendere la vita impossibile all’attore. Da qui immaginate Misery non deve morire con Forrest Gump al posto dell’infermiera Annie Wilkes.
The Fanatic è da vedere. Punto.
Al posto dell’attore Devon Sawa, che ricorderete meno pompato e stronzo in Final Destination e nel video di EMINEM Stan, avrei messo Bruce Campbell e ora starei qui a parlarvi del film del decennio. Non che Sawa reciti male la parte di un attore in declino, nevrotico e manesco, ma è poco credibile come divo del cinema horror. Altro discorso per John Travolta. Il suo Sam è preso in giro da tutti, sfruttato e umiliato, e anche noi del pubblico non ci rendiamo conto di prenderlo sottogamba come la marea di cazzoni che lo attorniano nel film. E alla stregua dei comprimari, Sam alla fine lo mette nel culo anche a noi, che compatiamo Travolta per essersi ridotto così male, e aver scelto probabilmente il ruolo più scemo e impresentabile della sua carriera.
E invece no. Sam è un uomo di gran cuore e come dice la voce off della sua unica amica Brenda, ha fede e non si fermerà. The Fanatic ricorda molto The Fan di Tony Scott, l’idea è la stessa. De Niro in quel caso faceva il fan psicopatico di un giocatore di baseball interpretato da Wesley Snipes. Qui abbiamo un fan psicopatico di un attore di cinema. Se l’avessero intitolato The Stalker sarebbe stato meglio, ma sulla differenza tra fan e stalker c’è una disputa interna al film stesso.
Cinema horror, primo amore
Sam è il tipo di assassino alla Lennie Small del classico Uomini e topi di John Steinbeck. Si tratta di un bambino mai cresciuto nel corpo di un omone. E quando è sotto pressione finisce per far male. I rimandi al cinema horror sono credibili. Non tanto quelli su film inesistenti ma i titoli veri. Si cita roba come Maniac di Lustig e si omaggia Non aprite quella porta. Chiaro che Durst è in fissa con quella roba e sa di cosa sta parlando. Il film l’ha scritto lui, oltre ad averlo diretto e davvero, per essere un esordio non c’è niente male.