Crawl è il tipico film in cui tutto succede perché la protagonista non riesce a sentire i vostri avvertimenti. I film horror funzionano quasi tutti così. “No, non andare laggiù!”. E lei ci va. “No, non aprire quella porta”, e lui la apre.
Tempo fa andavano tanto questi titoli in cui si ordinava di non fare qualcosa. Non entrate in quella casa. Non guardare in cantina, Non aprite quel cancello, Non mangiate quel gelato. Tutte cose che il protagonista ovviamente faceva quanto prima. E mentre noi gridavamo “no, torna indietro”, lui andava avanti… e moriva. Quante volte sarà capitato a voi di compiere un gesto tanto sciagurato. Non avete pensato dopo aver commesso una cazzata, che forse da qualche parte, in fondo al vostro orecchio della coscienza, una voce intasata di cibo spazzatura gridava “No, torna indietro. Non farlo!” La vostra voce, esatto.
Crawl e la furbesca sceneggiatura
Un bravo sceneggiatore deve far compiere al protagonista la cosa più scema, ficcarlo in un gran casino e tentare poi di tirarlo fuori da lì. Come ci riesce? In due modi. Uno sbagliato e uno giusto. O facendolo comportare da ingenuo o da cretino, e allora lo spettatore smette di combattere con lui, perché nessuno può investire energie su un idiota. Oppure lo sceneggiatore può rispettare il personaggio e la sua intelligenza, ma dargli qualche gancio morale e sentimentale che lo spinga comunque nella merda, consapevolmente. Qualcosa per cui, il protagonista sa di andare a ficcarsi nei guai, ma deve salvare, che so, la figlia, recuperare un’amante che l’ha scaricato, riscattare se stesso con un atto di coraggio eccetera.
Haley, la protagonista di Crawl (Kaya Scodelario) ha un sacco di valide ragioni per sfidare il tornado in avvicinamento e spingersi fino alla casa nella palude dove abita il padre che non risponde al telefono da ore. Sa che non dovrebbe sfidare il maltempo ma voi cosa fareste, nella sua situazione? Una voce alla radio tanto per chiarirvelo, dice: “badate ai vostri figli e non mettetevi nei guai perché non riusciamo a venirvi a salvare, tutti quanti”.
Haley e il suo papà
Chiaro che se il papà di Haley è nei casini, non basta di certo telefonare alla polizia. Deve cercarlo lei. Prima di affrontare questa situazione, i Rasmussen Bros, autori della sceneggiatura, riescono a dirci un sacco di cose su Haley e capiamo presto che l’assenza del genitore non è solo dovuta a un inconveniente. L’uomo è lontano dal resto della famiglia. Ci sarà stato un litigio, un lutto e una depressione?
Non ce lo dice nessuno ma capiamo che Haley soffre parecchio. E non solo per la gara di nuoto che ha appena perso. C’è qualcosa di più profondo che frigge dentro di lei. Il rapporto tra la ragazza e il papà è peggiorato. Un flashback, nella casa del padre, dopo che lei ha preso in mano una foto, ci dice che tra i due una volta c’era affiatamento. Quando la piccola vincenva, il papà era al suo fianco. L’uomo ha ancora i suoi premi sulla mensola di casa. E invece ora lei perde e papà è sparito. Cosa ha ridotto Haley da pesciolino vincente a depressiva e un po’ stronza adulta che perde le sue gare in piscina?
Crawl tra disgregazione famigliare e riscaldamento climatico
Ovvio che non è questo ad aver disgregato una famiglia che un tempo era unita. Haley dice al cane del padre, che uggiola di rimprovero per non vederla da un po’, che lei si sta facendo una vita. E la sorella più grande, con un figlio al braccio, è solo una figurina su un cellulare, in videochiamata. La protagonista si sente così sola. Al fondo della tempesta, con tutti i casini che contiene, visto che abbiamo già sentito dire dagli spoiler che c’è di mezzo un alligatore, lei ritroverà l’antico smalto e magari salverà anche la propria famiglia disunita? O forse recupererà solo se stessa, in qualche modo, e affronterà il mondo con più consapevolezza e senso di sfida?
In pratica alla base della logica di Crawl c’è la solita storia calvinista del farcela da soli, affrontando le crisi come sfide e vincendo le proprie auto-sabotazioni, dritti in bocca al coccodrillo dei sensi di colpa e della morte che si avvicina. Vi accorgete che ogni dannato film che viene dall’America è ancora la solita vecchia fottuta propaganda individualista. E quindi che due palle.
Crawl in U.S.A.
Certo, noi non guardiamo gli horror U.S.A. per trarne insegnamenti di vita. Sono funzionali all’industria dei pop-corn e al relax. Se uno pensa durante un film o dopo, c’è qualcosa che non funziona in quel film. In ogni caso, uno che vuole avere degli stimoli, non si avviciamo a roba come Crawl per questo. Vogliamo solo vedere quel fottuto alligatore, come è realistico e spietato e quanto sarà dura per Haley uscire viva da una casa in cui è imprigionata con un predatore grosso e beh, non rapidissimo ma forte e letale.
Ci potremmo dilungare sull’aspetto metereologico di Crawl, come quello famigliare ma sono solo strumenti di un rebus logistico, Aja non vuol dirci nulla sulla crisi delle coppie, le colpe dei padri che ricadono sempre più sui figli (vedi le crisi economiche) o i sempre più disastrosi rivolgimenti climatici. Lui cerca solo di creare casini alla protagonista, lui cerca solo di fare il suo lavoro. E il lavoro di Aja è mettere in scena la sceneggiatura scritta a puntino da due tizi legati, guarda un po’, dal sangue.
Perdonami padre, che hai molto peccato
Il padre di Haley, inizialmente sembra solo un cadavere o un corpo in fin di vita, quindi giusto un peso che lei dovrà cercare di salvare, alla disperata o che magari risulterà inutile dopo che lei e l’alligatore si sono incontrati. Invece lui si sveglia, ed è pure un grande attore, si chiama Barry Pepper (la versione figa di Fabio De Luigi). Da quel punto capiamo che tra Haley e il padre ci sono molti più casini di tutto l’alligatore messo insieme. L’uomo è stato il suo allenatore e lei si è dedicata al nuoto per compiacerlo. Ora Haley è grande e abbandonata dal papà, fa uno sport di cui non le frega nulla ma sente la mancanza di una guida che seguiti a dirle cosa essere. Haley è in conflitto col papà per queste ragioni? Non proprio, c’è di più. Lui non è uno stronzo e lei la povera vittima di un genitore alligatore. La metafora sarebbe troppo audace.
Crawl e gli animalisti di oggi
Ho trovato Crawl interminabile, quasi quanto questa recensione. Lo so che dura un’ora e venti ma è talmente prevedibile e noioso che non finisce mai. Mi domando oggi che l’animalismo è così diffuso, quanti parteggeranno per gli alligatori. Gli sceneggiatori hanno previsto questo squilibrio e hanno messo anche un cane, tra i protagonisti, come terzo personaggio. Tra il cane e gli alligatori, gli animalisti scelgono il cane. Ma se non ci fosse stato il cane, non tutti avrebbero parteggiato per gli uomini.
In difesa degli alligatori dico che non hanno nulla di personale nei confronti di Haley e suo padre. Non si rendono neanche conto di cosa dicano. Perché i due parlano fin troppo per essere prede in fin di vita. Le situazioni disperate però conducono le persone ad aprirsi. Manca poco, probabilmente finirà tutto a breve, quindi le conversazioni tra i due protagonisti assumono quel carattere solenne e amorevole da letto di morte. Ho sempre voluto che tu… Credevo in te ma… Sarai una brava bambina… e via così.
Sensi di colpa striscianti nella palude della vita
Il padre di Haley insiste a rivangare le cose passate. Lei ribadisce più volte che non è il momento di trattare certi argomenti. Ed ecco alla fine venir fuori la ragione della frattura tra i due. Il divorzio dei genitori. Haley da piccola vedeva il padre come un modello e uno scoglio sicuro. La fine del matrimonio ha posto fine a questo sodalizio tra i due. La situazione estrema, come avviene solo negli horror americani, li ha ricondotti insieme. La squadra è formata di nuovo, per un’ultima gara. Il padre di Haley è un combattente. Ma anche i guerrieri scappano di fronte all’amore. E lui ha finito per mollare tutto creando un domino di sensi di colpa che ha schiacciato il resto della famiglia. In primis la povera Haley.
In tutto questo gli alligatori non centrano nulla. Loro vogliono solo mangiare. Ma non sanno che mentre addentano e ruggiscono, la loro cena riguadagna equilibrio e voglia di lottare. E questa rinascita probabilmente li farà volare via dal piatto in cui si trovano. Dico probabilmente, perché il finale non ve lo svelo.