Sapete cosa significa dicotomico? Sarebbe chi vede le cose in modo netto, diviso in due. O una cosa è bella o brutta. Sei colpevole o innocente. Il disco è fico, il disco fa schifo. Spesso ho notato nel metallaro una tendenza a vedere le cose in questa maniera. Sapete chi vede le questioni in modo così estremo? I bambini. Quello che spesso cerchiamo di fare a Sdangher, suscitando per lo più indifferenza e resistenze, odio e sberleffi, è portare il metallaro nella zona grigia. Lui preferirebbe stare dove è bianco e dove è nero. E nel grigio si sente a disagio, non capisce, guarda disperatamente in una e nell’altra direzione, verso il candore o l’oscurità. Perché lì si sente al sicuro, come i bimbi, appunto.
Il bianco per il metallaro è il candore, il suo approccio purista all’esistenza, al commercio, la reazione a un presente sempre meno tangibile e compromesso. Il dito puntato, in poche parole.
Il nero è la distruttività, l’anticonformismo perchéssì, la guerra, Satanasso nella peggior accezione e via così. Le cornine alzate, sempre per usare un gesto esemplificativo.
Metal e moderazione
E invece il mondo è grigio e il mondo è blu, come diceva Battiato, e noi ci sentiamo di aggiungere proprio come faceva lui: cuccuruccuccuccucuccù.
Sappiamo che esistono metallari in gamba. Gente che sa vedere quanto il mondo sia incasinato, che sia capace di ascoltare un parere contrario e pur non accettandolo, di rispettarlo. C’è chi ammira il coraggio. E chi lo odia.
A Sdangher spesso vuotiamo il sacco. Il principio del blog si basa su un motto: se pensi che non sia il caso di scriverlo, allora scrivilo! L’abbiamo fatto, pagando salato diverse volte la nostra scelta. Siamo stati costretti a cambiare piattaforma e ripartire da zero ma abbiamo sempre mantenuto la nostra voglia di rompere il cazzo, quando necessario. Non siamo un posto che mangia sulla polemica. Qui nessuno mangia nulla. Ma proprio perché non girano soldi e non ci sono vantaggi effettivi, ci risulta sempre più difficile capire perché tante webzine e blog preferiscano chinare il capo, leccare il culo o scegliere una moderazione che sa tanto di viltà.
Non giudichiamo, no
Non giudichiamo chi ama la vita tranquilla, per carità. Crediamo però che il metal meriti gente migliore di questa. E che i metallari possano essere migliori di così. Noi vogliamo essere migliori di così e fare grandi numeri lo stesso. Perché spesso i risultati sono associati alla merda. Oppure uno pensa: fanculo le visite, voglio scrivere qualcosa di qualità. Vedete? in automatico associamo la merda ai risultati e la qualità al vuoto di riscontri.
E se invece provassimo a crescere, a diventare un po’ più grandini, e non essere più così dicotomici? Il metal di oggi in fondo cosa è, se non un uomo di cinquant’anni che ha deciso di rimettersi a fare il pischello? Non vuole maturare perché il pubblico stesso che ascolta il metal non lo desidera per se stesso.
A guardare le cose in modo meno settario, a compartimenti stagni c’è da guadagnare un casino, sapete? Ne abbiamo il dovere come esseri umani e va bene, ma se il metal è una diretta espressione del pubblico che lo ama, noi possiamo cambiare il metal! Renderlo più pericoloso, più imprevedibile e più vivo. Tutti noi che non abbiamo una band o un’etichetta possiamo farlo.
Dicotomico fino al cuoio
Il metal si è piegato alle esigenze della propria gente. E questo ha trasformato la scena, di qualsiasi paese ma soprattutto l’Europa, in una serra di struzzi. Ogni band ha il cranio infilato nel proprio buco in terra. Produce dischi a raffica senza un reale bisogno creativo e continua a scavare il fondo, fingendo che vada bene così. Paradossalmente, quando c’era un mercato discografico che funzionava esistevano gruppi sperimentali e audaci. Ce ne sono ancora ma vengono per lo più ignorati. Lasciate stare i Tool, loro non fanno testo. E quell’audacia era proprio motivata dalla voglia di allargare i consensi. Da qui partiva il biasimo totale dei metallari che se ne sono sempre infischiati dei consensi (la zona bianca).
E infatti, ora che la libertà sarebbe ancora più giustificata visto che tanto nessuno paga e le spese di un disco sono ridotte a pochi spicci, nessuno muove più un dito. Hanno tutti paura che gli scarsi introiti che ancora possono esserci, finiscano nelle mani di un defender del cazzo. E allora si mascherano tutti da defender. I gruppi fanno sempre lo stesso album, possibilimente vicino alla gradazione di violenza e melodia che al tempo dei successi economici gli mostrò la formula giusta.
E nascono nuove band che non si ribellano alle classificazioni. Quelli del mio tempo sono cresciuti in anni in cui le band rifiutavano le etichette di genere. Le consideravano una gabbia in cui non volevano essere cacciati. Ora le band le propongono loro ai giornalisti. “Salve, scrivi pure che noi facciamo Viking Black Drone Doom Metal”. Che è un altro modo per dire IL NULLA.
Ma questa attitudine così castrata è frutto della mentalità ristretta di un pubblico che ha vinto. Ha esultato quando il metal è tornato a marcire sugli stereotipi (1998) e poi si lamenta che nessuno dice più nulla di nuovo. Il nuovo è nel grigio. Il bianco (cuore vinilico) e il nero (niente vita fino al culo di Satana) sono zone aride, sono la tundra e la taiga di un genere che, se vuole vivere e non imbalsamarsi in qualcosa di folkloristico, deve tornare nella zona grigia e metterci radici.