twilight

Twilight Force – Verso l’alba del Brodostar!

I Twilight Force, o mio dio. E poi dicono che è colpa mia. Io lo ripeto da un secolo che non sono l’equinide adatto a certe band, ma con una sorta di magnetismo involontario sembro attirare a me i powa paladini più disparati. Mentre a molti le tematiche fantasy provocano brividi orgasmici e le atmosfere pompose ispirano frizzanti emozioni, io propendo per lo sbadiglio, lo ammetto. Tutti sanno che non è facile per me prendere sul serio gente che mi blatera di draghi e folletti (solo R.J. Dio poteva tanto, giù il cappello per il bardo) saltellando sui palchi con aria da “Conan clones” testi che manco alle medie nell’intervallo e grafiche da Dungeon & Dragons.

Un esempio sono proprio i Twilight Force, amati dalla critica, portati in palmo di mano dai fans e rispettati dai colleghi nell’ambiente. Io non ho nulla contro di loro, ma dopo aver ascoltato questa ultima fatica (Dawn of the Dragonstar, per l’appunto) non posso proprio dire di aver avuto grandi scossoni emotivi. Dieci pezzi, la maggior parte dei quali simili tra loro, soprattutto nel lavoro di ritmica. La solita storia powa, ritornelli orecchiabili, chitarre intrecciate e scontate e voci limpide che più cristalline non si può, copertina con un drago soddisfatto che ha l’aria di aver appena deposto l’uovo del giorno tra scrigni di pietre preziose e giù altri giri infiniti di chitarra che mi ricordano quelli di prima in maniera allarmante.

La verità sui Twilight Force ?

twilight force

Volete la verità sui Twilight Force? Ok. Sono bravi, hanno tanta tanta tecnica, compongono con cognizione di causa ma mi risultano noiosi e ridondanti, perdendo l’immediatezza e la freschezza che ci si aspetterebbe da un disco come questo. Già da Thundersword (sì, la spada del tuono, nientemeno) lo sbadiglio mi riesce spontaneo. Troppe fanfare e poca sostanza, a mio avviso ci vorrebbe originalità, potenza, un briciolo di rabbia magari darebbe un gusto differente a tutto l’insieme, testi meno scontati aiuterebbero. Non che non ci sia un bel tiro nel lavoro in questione, i ragazzi sanno dare forza all’insieme, ma si ripetono infinite volte in una spirale musicale senza fine dove non sfigurerebbe qualche trovata originale e una maggiore varietà di spunti.

Pezzi interessanti in realtà ce ne sono, Whit the Light of Thousand Suns (quella normale, quella in versione orchestrale non la giudico, io mi occupo di metal e quella non centra niente) è un pezzo power con tutti i crismi, come anche Queen of the Eternity, ma entrambe non riescono ad arrivare ad accendere il carburante in maniera adeguata. Il pezzo più slegato dal contesto è The Power Of The Ancient Force cantata da Hanna Turi, musicista svedese bella e brava dalla voce molto evocativa che, però, non c’entra una bella cippa con un disco metal (resta comunque l’unico brano ad avermi trasmesso qualcosa, il che è grave).

Ora, se questo (come qualcuno mi ha detto) è il futuro del powa europeo io non discuto. Metto il casco, accendo il motore e filo via cantando (altro, perché ho già dimenticato la maggior parte di questo Dawn Of The Dragonstar).