beast

Ma che bestie questi BAEST! Aka: BAEST – Venenum

I BAEST sono cinque belve scappate dagli zoo danesi verso una libertà chiamata metal. Chiaramente innamorati del death vecchia scuola, strizzando l’occhio un po’ troppo ai Morbid Angel, hanno messo su questo questo secondo loro album incoraggiati, o meglio gasati, dal successo ottenuto con il debutto Danse Macabre uscito l’anno passato.

Dopo  un solo ascolto di Venenum è quasi impossibile non notare la mostruosa brutalità del sound, l’attitudine possente, in particolare della voce: invadente, maleducata e disposta a prendere i tuoi timpani anche con le maniere cattive.
I growl abissali del vocalist Simon Olsen, (molto in stile Steve Tucker) sono di una ripugnanza magnifica. Gula,  sarebbe potuto tranquillamente uscire dalle fauci di Pavarotti se solo avesse deciso di darsi al metal.

Così giovani eppure così preparati, i Baest appaiono determinati a seminare generose dosi di death metal coltivato nel fertile territorio danese.
Non si può fare a meno di notare il breve lasso di tempo d’uscita tra i due album… e poi dicono che i giovani di oggi sono tutti fanulloni!

Riff assassini e spietati quanto Michael Myers in un remake di Rob Zombie, intro accattivanti e brevi, talvolta melodiosi ma mai troppo gay, susseguiti da growl animaleschi, fanno sì che Venenum raggiunga livelli da futuro classico.
Si tratta di quel death metal che ti culla le orecchie dopo che i tuoi familiari ti hanno reso partecipe nell’ascoltare la cover band di Vasco alla sagra della salsiccia, quello che canti sotto la doccia, mentre tosi l’erba o che fa da ninna nanna ai tuoi puledri; quello che ti fa sembrare bruto agli occhi dei dodicenni, quello che, acciderbolina, ti ha fatto credere che acquistare l’edizione del ’98, con i soldi destinati alla spesa, del vinile di The sound Of Perseverance dei Death sarebbe stata una buona scusa per iniziare la dieta.