Il metal è morto. Questa è una sparata da clickbait. E a noi piacciono ma cerchiamo di non essere così scontati. Il metal è in agonia, una solfa malata che potrebbe durare altri cinquant’anni. Perché tutto crolla? Come mai non c’è più un ricambio? La colpa è delle band che sono chiuse a riccio e finiscono per ripetere i vecchi stereotipi? Oppure è il pubblico che non va più nemmeno ai concerti e non compra gli album, evitando così di supportare la scena?
Io credo che sia tutto la conseguenza di qualche altra cosa. Trovo sia ingiusto e impossibile denunciare la carenza di audacia e di entusiasmo delle nuove band metal, senza considerare che non c’è più un mercato discografico. Lasciate perdere che voi cinque comprate i vinili e vostro cugino si prende CD e DVD, il mondo là fuori non compra più niente. Scarica tutto. Il mondo fa schifo, siamo preda del neoliberismo e condannati a una fine apocalittica. Forse è proprio ciò che Dio vuole. Volete battervi contro Dio? Perderete, cazzo.
Ma non guardiamo troppo in là. Parliamo di metal. Il cui stato attuale è la conseguenza di altri stati, anche indipendenti dal metal stesso. Pensate che il genio del male che inventò Napster ce l’avesse con i Metallica? Di sicuro ascoltò le preghiere di Grazioli. Quel sistema però si trasformò in una bomba atomica. E oggi Grazioli piange e vorrebbe che non fosse fatto del male ai Metallica. Non in quel modo così dannoso anche per figli, nipoti e parenti vari della band più traditrice dell’acciaio.
Ma se non c’è più il denaro, tutto… vive. Il denaro era una falce. Era il mietitore. Applicava la selezione. Se un gruppo negli anni 80 e 90 non vendeva, finiva a gambe all’aria. Le band erano imprese. Le etichette anticipavano soldi, queste facevano dischi. Se vendevano bene. Ridavano i soldi alle etichette e ne intascavano altri. Se picchiavano in flop, dovevano chiudere bottega. Perché erano in rosso. Ciò significava che A) c’era troppa offerta. B) avevano rotto i coglioni C) il pubblico non era pronto.
Questa cosa ha portato alla morte di gruppi molto validi, ma anche di infinite ciofeche. E la cosa andava così non solo perché si vendevano i dischi, ma anche perché c’era un costo considerevole per la produzione e la distribuzione di un album. Non esistevi senza un’etichetta. Da solo non andavi da nessuna parte.
Oggi l’etichetta è un ologramma pagato caro dai gruppi. Una foglia di fico che abbaglia i fans. Esce con Nuclear Blast, vuol dire che è valido. Ma non è mica la Nuclear che paga. Sono i Raspodeath (nome mi auguro inesistente) che comprano un pacchetto. Con quel pacchetto la Nuclear Blast ci paga i nomi grossi. Che non vendono un cazzo nemmeno loro.
Oggi però il costo dei dischi è ragionevole e la pubblicità, per chi ha già un brand, è quasi tutta senza costi. Prendete i Whitesnake, puoi cavartela con diecimila euro per la produzione di un nuovo disco. Le spese d’incisione non ci sono, perché l’album magari lo registrano nel garage super-accessoriato di Coverdale in una settimana. Il prezzo è per i musicisti che suonano nel disco. Poi si affida l’album alla Frontiers o addirittura Coverdale potrebbe aprire una sua etichetta e venderlo da casa. Avrebbe indietro cinquemila euro e il resto lo ammortizzerebbero sulle vendite delle magliette. Questi sono i numeri. Whitesnake diecimila euro di dischi venduti.
Se i Pussy Tiger (anche qui nome che spero non corrisponda a nessuna band reale) decidessero di fare il loro venticinquesimo disco in diciotto anni, gli basterebbero mille euro, un buon programma, un mixer, qualche microfono. Tempo un mese e l’album sarebbe pronto. Lo lancerebbero su internet dal proprio sito e poi assolderebbero un’agenzia per la distribuzione e la pubblicità o si limiterebbero a farla da soli. Risultato? Nulla. Ma la spesa è stata talmente minima che si può fare ancora. Così avremo i Pussy Tiger e i Whitesnake. Ci fosse stato un mercato vero, forse non esisterebbero più nessuno dei due gruppi. Per fortuna, i Pussy Tiger non esistono sul serio. Si spera.
In ogni caso, oggi si può giocare alle rockstar, e con cifre modiche. Fino agli anni 90 era cosa per pochi. Se vendevi esistevi, altrimenti nisba. Adesso siamo quasi come nel romanzo di Saramago, Le intermittenze della morte. Quel libro parla di una morte innamorata che decide di non fare più il suo lavoro. E non avete idea della merda in cui scivola il mondo. Oggi il metal è immortale. Non c’è mercato che giustizi e salvi, e tutti sono lì, a far dischi, tour, con cifre ridicole ma costi contenuti che permettono di vivacchiare, se ci si tiene tanto.
Non essendoci il mietitore del denaro, non c’è neanche una selezione. Se non c’è una selezione, non c’è una direzione commerciale in cui andare o contro cui andare. E quindi nessuno sa dove cazzo sbattere la testa. Avete notato che stilisticamente restano tutti fermi? Compresi quei gruppi che una volta erano così irrequieti? Il motivo è questo. Non c’è più un mercato e non c’è più una direzione.
Non essendoci una direzione, il metal stagna. E se stagna la gente si rompe i coglioni. Lo segue su internet perché tanto è gratis. Il mondo ha bisogno di seguire qualcosa che giustifichi le dipendenze serotoniniche da cellulare e da social, ma se deve alzare il culo per andare a un concerto e spendere soldi per i Pussy Tiger a Trezzo Sull’Adda, ci pensa bene. Sono chilometri, fa freddo, tanto chi vuoi che ci sia? Ecco che in quel caso torna il mietitore. Il mercato che falcia. Il gruppo che si galvanizzava davanti a 300000 like poi si trova davanti 100 persone a sera. E dà la colpa ai social. Dovrebbe darla a se stesso che non esprime uno straccio d’idea in nome della fiera ortodossia Metallll. Se la musica che fai tu è la stessa di altre 5000 band, perché dovrei venire a sentire te? Se sei come gli Iron Maiden, con una sburratina di Priest e di Saxon, io vado a vedermi i Maiden, Priest e Saxon. Sono anziani, finiti, ma sono loro. E hanno canzoni che voglio cantare a squarciagola da quando ero bambino. Tu che pezzi hai? Steel Is The Religion? Satan Is A Really Nice Guy? Come mi ha detto Uan una volta, ma vai a cagare.
Fai qualcosa di unico e vedrai che solo da te io, spettatore, dovrò venire, se vorrò sentirlo. E soprattutto se vorrò cantarlo. Ma secondo voi i nuovi dischi metal vi mettono la voglia di cantare ciò che sentite? A me non succede tanto spesso.
Certo, difficile essere originali col metal, ma almeno provarci. Oppure attendere che qualcuno abbia il genio e le palle di tirar fuori Chtulhu dalla buca in cui è finito.