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Atlantean Kodex – Abbiamo il disco dell’anno!

Tra le certezze della vita ci sono l’Italrugby che non passerà  la fase a girone del mondiale in Giappone, i porno di Peta Jensen che non saranno mai fuori moda,  il dover ossigenare sempre bene un Barolo di più di dieci anni e l’alta qualità di ogni lavoro degli Atlantean Kodex. Il gruppo dell’Alto Palatinato nel 2007 con l’Ep The Pnakotic Demos irruppe nella scena creando un piccolo shock, tanto la stesura dei pezzi era mega-curata in ogni quark sia dal punto di vista musicale che qualitativamente dal punto di vista lirico.

Shock perché miscelarono  sapientemente sonorità alla Solstice, Doomsword, Manowar (ovviamente i primi album), Bathory, Manilla Road, While Heaven Wept, Scald, Primordial, Isole…   tanto da ricevere da Rock Hard Germania il titolo di demo del mese, che è come ricevere una nomination al festival del cinema di Venezia.

Son passati sei anni dal capolavoro The White Goddess, il mondo è cambiato con la Crimea che non è più territorio ucraino, con l’Europa che è stata dilaniata da attentati terroristici, con il debito pubblico italiano che si è dimezzato  (ah no, questo non è successo) e anche in casa Atlantean Kodex qualcosa è mutato ma senza opacizzare il loro aureo talento.

Artwork meraviglioso!

Prima modifica eclatante è quella contrattuale, passano dall’eccelsa Cruz del Sur alla casalinga Van Records. La seconda modifica c’è ma non è presente nel disco, dato che si tratta del passaggio di mani della chitarra di Michael Koch a Coralie Baier (chitarrista degli a me sconosciuti thrasher Antipeewee);  passaggio di consegne dettato da sempre maggiori dolori articolari del primo durante i live. Un cambio di organico comunque postumo alla registrazione.

L’alta arte compositiva di Manuel Trummer ha prodotto questa reliquia musicale che doveva avere come  titolo Abendland (che tradotto significa “Occidente”) ma fu poi scelto The Course of Empire per paura che la prima opzione potesse dare adito a una speculazione politica; il filo conduttore del lavoro è come l’ Europa sia emersa dai conflitti con l’Oriente e l’Asia. Il tutto si sviluppa nei 62 minuti delle dieci zampate di questo capolavoro (perché di disco dell’anno si tratta).

atlantean kodex

Vorrei evitare di fare il track by track ma se non dicessi che la toccante opener The Alpha and the Occident (Rising from Atlantean Tombs)  è dedicata a Mark Shelton,  numero uno assoluto della scena epic, scomparso nel 2018 e a cui tutti noi tanto dobbiamo, non mi sentirei a posto con me stesso.

Premettendo che ogni canzone siano da lacrima per quanto perfette , ognuna di esse ha un suo perché:  People of the Moon (Dawn of Creation) è ispirato alle gesta di Bran Mak Morn di Robert E. Howard, Lion of Chaldea (The Heroes’ Journey) prende spunto dal primo libro di Enoch, Chariots (Descending from Zagros) tratta di come l’introduzione dei carri da guerra in Mesopotamia abbia cambiato il modo di muovere battaglia,  A Secret Byzantium (Numbered as Sand and the Stars) tributa il libro Secret Europe di Mark Valentine e John Howard, He Who Walks Behind the Years (Place of Sounding Drums) omaggia i germanici poeti Friedrich Hölderlin e Georg Trakl. La title track The Course of Empire (All Thrones in Earth and Heaven) non so da quale preciso manoscritto prenda spunto ma, mia ignoranza a parte, si mantiene su livelli divini di tutti gli altri pezzi, livelli raggiunti anche grazie alla voce espressivissima di Markus Becker.atlantean

Degna di menzione è la chiusura  con Die Welt von Gestern (Abendland) fatta dallo scrittore tedesco di origine bosniaca Saša Stanišić.

Di The course of Empire si può descrivere concapolavoro”, “eccezionale”, “medaglia d’oro olimpica”, “geniale”, “numero uno assoluto”, “livello champions league”, “straordinario”, ”la rivincita dell’epic metal”, “spettacolare”,  “stupefacente”, “ buy or die”, ”eminente”, “top album”, “portentoso”, “disco dell’anno”, “strabiliante”, “prodigioso”, “magico”, “formidabile”, “da antologia”, “ineguagliabile”, “immenso”, “da applausi a scena aperta”, “eccelso”… oppure con “nuda a letto sei quasi bella come The course of Empire nello stereo”