Ieri discutevo, tra un nitrito e una bestemmia, col Padre Cavallo dei recenti editoriali di Sdangher e la risposta del pubblico. Di questo abbiamo notato un incremento, sopratutto nella pagina Facebook. Finalmente, dopo averla sottovalutata, si vedono i like da piedi ai post, ogni tanto qualche condivisione (a parte le nostre) e sopratutto qualcuno commenta. Poi ci siamo posti una domanda, a proposito degli scarzi commenti sul blog. Ma i troll esistono ancora? Che fine hanno fatto?
Qualcuno può rispondermi che esistono ancora, ma si sono adattati al continuo mutare di internet. Diciamoci pure che i social network in buona misura hanno abbattuto l’anonimia tipica dell’old web, il cui unico nemico era solo l’ip. Cioè, l’ip è sempre il nemico principale per abbattere la nostra anonimia nel web, perché magari su facebook mi chiamo Sara Boccadirosa, ma nella vita reale sono Franco L’idraulico di Corleone e basta una ricerca dell’indirizzo ip da parte dello staff per risalire alla fonte. Però viviamo in un epoca così ignorante in materia di anonimato, che la gente cerca su facebook giovani porche che si cagano in bocca col profilo personale lavorativo, senza manco saper cancellare il commento. Poi ci sono quelli che minacciano di morte su twitter, e la lista potrebbe continuare.
Ho visto cose che voi troll non potete neanche immaginare.
Il trolling ai tempi era un’arte vera. Forum con profili totalmente anonimi di gente che scagliava la pietra in discussioni infantili che esplodevano in risse da baretto. Su youtube qualcosa persiste ancora nella sezione commenti, ma rispetto a prima sono cose all’acqua di rose.
Inizierei col dire che ora i troll non sono più (o quasi) quei “ragazzetti” brufolosi che si divertivano a commentare in modo acido articoli o post che… non è che non gli piacessero, semplicemente volevano sfottere e godere dell’odio serioso del prossimo. Quindi la prima ipotesi è che forse manca un ricambio generazionale!
Prendiamo come esempio gli Anal Cunt, dai. I più grandi Troll della storia musicale a mio vedere, siete d’accordo? Nessuno di loro ha mai creduto a una singola cazzata che hanno pronunciato, e se voi credete veramente che erano nazisti, omofobi, misogini e andavano censurati perché alimentavano odio, allora siete voi quelli con qualche problema al cervello. Perché se dei ragazzi sono entrati in una scuola, per dire, e hanno ammazzato trenta compagni e durante le indagini hanno trovato un disco di Marilyn Manson in camera loro, non è stato certo quel cd a mettergli la pistola in mano.
Il Troll caga ciò che il pubblico poi mangia.
Siamo bulli dentro, è inutile girarci attorno. Tutti siamo potenziali bulli. Pure io che sono stato vittima dei prepotenti, nei momenti in cui ho potuto dominare un elemento debole su internet ho quasi finito per approfittarne. Il troll è solo un bullo, e in un grande istituto chiamato web, la cui forza non è più fisica, l’aggressività si può sfogare scatenando reazioni. E le reazioni non si provocano dicendo necessariamente ciò che si pensa ma quello che può dare fastidio.
Però qualcosa è cambiato nel percorso generazionale del Troll. Vogliamo esempi? I troll che cavalcano l’onda dell’odio per alimentare sul proprio conto in banca siti che diffondono odio sovranista. E il problema è che a volte ci credono veramente, non tanto nelle cazzate di base, ma nell’ideologia che permette di dire quelle cazzate, creando una nuova forma di Trolling: non uno che gode più dell’odio che suscita, ma di quello che lui stesso patisce, perché questo è il vero trolling alle basi. Masochismo: insultatemi, vi prego!
Perculare, ma anche essere perculati e saper godere dell’odio subito, altrimenti spiegatemi il meme di Michael Jackson che mangia il pop corn. No, il trolling oggi è lanciare una pietra mettendosi in una posizione certa, sicura, che regali click bait a se stessi e la propria opinione, approfittando dell’odio facile del 2019.
Il Troll a volte neanche usa più la totale anonimia, ha abbandonato i suoi territori originari, che credo bazzichi ancora, ma è una vita che non vado su 4chan.
Riletture dal passato
A rileggerci poi ho pensato… i troll non siamo anche noi di Sdangher? Si sono scatenati i commenti sotto il post contro MetalgoogleItalia, ma quanti hanno filtrato quello che è stato il reale messaggio di fondo?
Un po’ come quando io trollai involontariamente gli Hour Of Penance, e il pubblico impulsivo tradusse ogni mia singola parola in un nuovo messaggio che non sapevo di aver scritto. Il troll che fu trollato. Involontariamente scatenai un flame di cui ero brace e carne sul fuoco, per una dura digestione di chi a quella cena ha banchettato con le mie carni, senza che io abbia mai partecipato neanche da spettatore. Noiosi a dire il vero, e non mi riferisco solo agli Hour Of Penance di oggi.
Tutto può essere trolling, ma la differenza sta nella capacità dell’opinione. L’insulto facile ad esempio è trolling, ma quello pensato? Quello che ha una base strategica dietro?
E mi dispiace vedere quest’arte usata più da noi contro di voi che voi contro di noi. Avanti gente, venite a trollarci sul blog. In perfetto anonimato. Giuriamo che non vi banneremo. Avevate su un piatto d’argento l’argomento giusto per affondarci, ma avete urlato in piazza pubblica con i vostri nomi, contro il vento che spinge verso la nostra stalla, mentre l’olezzo di sterco copriva le vostre parole.
E alla fine chi di troll ferisce, di troll perisce. Il trolling oggi è un’arte morta, a meno di non esserne esperti. Vi abbiamo trollato e questa è stata la nostra vittoria.