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Exhorder – Prima e dopo i Pantera!

Exhorder, quelli che suonano come i Pantera degli esordi da prima dei Pantera stessi… Oggi vorrei dire due parole riguardo a un disco che mi ha convinto e che piacerà a tutti coloro che amano il buon sano thrash degli anni ‘90. Parliamo di una band che milita, a fasi alterne, da tempi immemori (il loro primo demo uscì nel remotissimo 1987 e il loro primo disco nel 1990) e che ha visto la propria carriera ingiustamente relegata a band “minore” rispetto ad altri grandi del thrash degli anni ruggenti.

Gli Exhorder, infatti, restano indissolubilmente legati alla diatriba sulla nascita del groove thrash dalle sonorità vagamente southern che del resto li contraddistingue. Come? Tipo i Pantera, sì. Proprio qui casca l’asino. Il loro Slaughter in the Vatican (1990) fu un gran disco, perfettamente in stile con il sound di cui parliamo. Uscì pressoché in contemporanea  con Cowboys From Hell, ma non vendette quanto il disco di svolta dei texani, che pure aveva caratteristiche molto simili. Si venne a creare così un doppio effetto: da un lato i fans degli Exhorder cominciarono a gridare al plagio (potevo dire plagio? No? Eh, pazienza, ormai…) dicendo che gli Exhorder avevano inventato quel particolare genere e dall’altra il grande pubblico continuò a osannare i Pantera per quel capolavoro assoluto ed eterno che è C.F.H.

Ma in tutto questo che ne fu degli Exhorder? Suonarono, si sciolsero, si riunirono, si dedicarono ad altri progetti e via dicendo. Per decenni. Un chiaro caso di sfiga senza limiti, che destina un gruppo validissimo a sopravvivere arrangiandosi e uno altrettanto valido (che fa lo stesso genere) a sfondare a livello mondiale! Non che gli Exhorder abbiano avuto da ridire più di tanto in realtà, anzi, una vecchia amicizia li lega ai Pantera da anni, con loro hanno suonato spesso e il loro rapporto è sempre stato ottimo. Ora, a distanza di decenni, eccoli uscirsene con questo nuovo disco, nel 2019, con un carico di canzoni nel loro stile immutato negli anni (stavo per dire “in tipico Pantera style degli esordi”, scusate, non volevo).

Già dalla copertina si respira aria di Voodoo e di Louisiana, non per niente sono originari di New Orleans e il loro stile ci parla di metal ma anche di profondo sud, di bamboline antropomorfe trafitte da spilloni e moonshine bevuto a litri. Per gli Exhorder gli anni sembrano non essere passati, la loro musica non accetta compromessi, i brani sono selvaggi e decisi e lasciano il segno dove colpiscono pur non avendo grandi trovate innovative.

Ascoltando pezzi tirati come Beware the Wolf, My Time o Ripping Flesh si può solo riconoscere ai nostri una solidissima coerenza, anche se a mio avviso gli Exhorder risultano più unici e inimitabili in pezzi come la title track, dai ritmi groove che corteggiano sfumature quasi doom, e in cui esprimono la loro rabbia e forza attraverso rallentamenti, potentissimi giri di basso e la tagliente e massiccia voce di Kyle Thomas.

Mounr The Southern Skies è un gran disco anche sotto il profilo della tecnica, il duo Vinnie La Bella e Marzi Montazeri, riesce a convincere e coinvolgere con uno riuscitissimo lavoro alle chitarre e la sezione ritmica (J. Viebrooks al basso e Sasha Horn alla batteria) è versatile e precisa. Molti accuseranno gli Exhorder di non aver fatto alcun progresso creativo significativo dal precedente The Law, uscito nel lontano 1992, ma a mio avviso non è una critica accettabile: gli Exhorder sono così, come altri grandi gruppi o li ami o li odi, non hanno vie di mezzo, fanno il loro genere con ottimi risultati (ascoltatevi un attimo Asunder, The Army of Men o Yesterday’s Bones e ditemi che non è vero, se potete) e sanno rendere felici i loro fans, infatti io sono contento ed alzo a palla il volume! Ah!