Sulle grezze pareti del mio antro, tra ruote a raggi, improbabili parti di ricambio per motori e latte di vernici dalle tinte decisamente opinabili, trovano posto diverse fotografie che mi ricordano i grandi che non sono più tra noi, quei musicisti che nel tempo ci hanno lasciati ma che, a mio parere, hanno cambiato la faccia del metal e del rock in generale. Un posto in questo muro dei ricordi lo ha Vinnie Paul, ex Pantera morto a soli cinquantaquattro anni per una malattia cardiaca, lasciando un vuoto enorme nell’ambiente.
Ricordi sulla parete
Vinnie, oltre ai suoi Pantera ormai estinti, aveva avviato alcuni progetti, tra i quali questi interessanti Hellyeah. Io li conobbi solo per il fatto di annoverare lui alla batteria, non dirò il contrario, ma li apprezzai in alcune passate fatiche. Blood for Blood era un buon disco, non perfetto e sofferente del cambio di line-up verificatosi nella band poco prima dell’incisione, ma con dei momenti davvero interessanti.
Ora gli Hellyeah sono in uscita con un lavoro nuovo, che contiene le ultime registrazioni di Vinnie poco prima di morire e che essi dicono di aver voluto assolutamente terminare per rendere omaggio all’amico tragicamente scomparso.
In Memory Of Marketing?
Siccome io non sono un amante delle operazioni commerciali alla “in memory of”, ammetto di essermi accostato a questo album con molta cautela, eppure devo ammettere che Welcome Home mi ha soddisfatto, benché il carattere groove e certi suoni quasi nu-metal non siano proprio il mio genere.
L’ho trovato un disco abbastanza completo, ci sono i pezzi più Pantera style (333 e Black Flag Army per capirci), le cose più “moderne” (I’m The One, Perfect e Boy su tutte; quest’ultima decisamente particolare e orientata a un ché di pop/rap/metal che lascia perplessi), e la title-track, che si lascia ascoltare pur essendo una semi ballad, decisamente più tranquilla del resto del disco.
Le ballad
E poi c’è la ballatona che non poteva mancare, Sky And Water, scritta da Tom Maxwell (il chitarrista) come tributo degli Hellyeah all’amico e collega scomparso, tollerabile in quanto è noto il rapporto di profonda amicizia che legava lui e Vinnie e anche ben fatta, a dirla tutta. Le voci vogliono che sia stata composta da Tom il giorno dopo la morte dell’amico, quindi siete avvertiti.
Chad Gray, cantante anche dei Mudvaine, band da molti adorata che mi lascia piuttosto indifferente, mostra di avere potenza e versatilità in questo Welcome Home e affronta canzoni diversissime tra loro con grinta e professionalità (e poi mi dicono che sul palco sia un grande, spero di poterlo vedere presto e poter confermare).
In pratica devo dire che questo sesto disco degli Hellyeah sia un buon prodotto. Non è perfetto, perché certe sonorità mi sembrano fuori luogo (sto ancora cercando di decidere se Boy mi piaccia o mi faccia cagare), ma valido e scorrevole nella sua interezza. Si lascia ascoltare e riascoltare con piacere, e non è poco.
Quindi bravi, Hellyeah: Vinnie sarebbe orgoglioso di voi e io spero che andiate avanti a regalarci album come questo, spiazzanti ma soddisfacenti, per lungo lungo tempo!