Il metallaro quarantenne sono io e anche molti altri sdangheri che collaborano alla crescita della stalla puzzolenta ma vivace in cui solete sbirciare ogni giorno. Il metallaro quarantenne però è anche una geniale pagina facebook che ci diletta le giornate con la pubblicazione di post molto ironici su questa caratteristica figura sociale, esplosa soprattutto grazie a facebook. “Ai miei tempi di metallaro…” o “quando ero metallaro io” o ancora “quando c’era lui (inteso come Chuck Schuldiner) i batteristi andavano in orario” di questo stiamo parlando.
C’è stata anche una parentesi dedicata al metallaro cinquantenne, non meno temibile, ma siamo soprattutto sul quarantenne, quello che in fondo ci tiene a spiegare alle nuove generazioni di borchiati fischiotti, che il metal di una volta era qualcosa, no le robe che vedi e senti tu oggi. Che ne vuoi capire?
Noi vorremmo capirne, invece. E per questo sotto con le domande a qualcuno che magari può illuminarci sulla folkloristica figura del metallaro quarantenne.
1) Ciao e complimentoni per la pagina. Allora, come è nata l’idea di crearla?
La pagina nasce nell’agosto del 2017, durante un’afosa serata che cercavo di rinfrescare ascoltando gli Emperor. La mia volontà era quella di creare un luogo dove si raccontasse il Metal, con le sue storie, le sue leggende metropolitane, i suoi reperti storici, i suoi raduni. Il tutto con un tocco ironico, come se si stesse realmente discutendo tra amici o conoscenti che si incontrano davanti a una birra o a un concerto, perché tutti almeno una volta ci siamo messi a raccontare aneddoti di show o abbiamo subìto questi racconti.
Personalmente ho sempre amato la storia, il collezionismo, e penso che i racconti abbiano una parte fondamentale nella nostra vita, perché danno significato e rendono interessante quello che ci circonda. Soprattutto se sono abbinati a un reperto, perché ogni oggetto ha un potere evocativo fortissimo: ci dà emozioni, genera ricordi, ci rende partecipi di una tradizione di cui facciamo parte e che portiamo avanti ogni volta che aggiungiamo qualcosa alla nostra collezione. Lo sa ogni metallaro che non vede l’ora di avere un nuovo CD (o vinile), una nuova maglietta o che ha appeso tutti i suoi biglietti in una cornice, come se fossero un altarino del Metallo dove recarsi quotidianamente in visita.
2) Vero, vero… Ma una pagina del genere richiede dedizione, quanti siete a gestirla?
C’è una sola persona dietro tutto: sono l’unico a gestire e pubblicare contenuti, solitamente tra un treno e l’altro nei miei viaggi tra Milano e Brianza. Poi ovviamente ci sono tutti i fan che mi inviano foto, aneddoti, racconti, magliette e quant’altro e mi danno un aiuto fondamentale nella celebrazione del Culto metallico. Senza loro, come ho già scritto in un post sulla pagina, mi sarei già avviato lungo il viale del Final Tour.
3) Come mai secondo te il metallaro quarantenne non riesce più a capire il metal di oggi (che è identico più che mai a quello di ieri?)
Personalmente, non sono così sicuro che il Metal di oggi sia completamente uguale a quello di una volta. Si cambia, ci sono nuovi sound e cambia pure il contesto in cui ci troviamo. È cambiato ad esempio il modo di fruire della musica da parte di noi metallari, tra smartphone, PC, mp3, Spotify e via dicendo, che inevitabilmente modifica il modo di suonare da parte delle band.
Ci siamo anche abituati a certi suoni che forse prima non sarebbero stati accettati, più pomposi, melodici, meno spontanei e diretti. Penso ad esempio che se l’ultimo album degli Amon Amarth fosse uscito ad inizio anni Novanta, la carriera della band si sarebbe conclusa abbastanza presto, forse anche a suon di oggetti lanciati in sede live. All’apposto, invece, un album come Divine Intervention oggi forse avrebbe ricevuto critiche ben migliori: se fosse uscito nel 2019 sarebbe stato Top Thrash Album dell’anno, perché un album così violento e brutale manca oggi, eccome. Parere mio ovviamente, che manco ho mai suonato. Questo però non significa che il Metal di oggi faccia schifo: il Metal è vivo e il Culto non si ferma.
4) Sono d’accordo, fino a un certo punto ma sono d’accordo. Ma il metallaro quarantenne parla del Grunge come di uno Tsunami detestabile, anche se molti metallari quarantenni poi ascoltavano e seguivano il Grunge e molti oggi rivalutano band come gli Alice In Chains. Secondo te il metallaro quarantenne potrà mai rivalutare il metalcore?
Personalmente vedo il metalcore come una banalizzazione e una massificazione del nostro genere, con la volontà di renderlo più godibile e orecchiabile a chi magari non ascolta il vero Metal (perdonate la citazione demaiana). Non so se il metallaro quarantenne lo rivaluterà. Io di certo no.
5) I metallari quarantenni, quelli che ci saranno tra vent’anni esatti, avranno la stessa sicurezza di aver vissuto momenti salienti della storia del metal, come i metallari quarantenni e i cinquantenni e i sessantenni nelle rispettive decadi di riferimento biologico?
Certo. Siamo portati a celebrare il nostro passato e il nostro vissuto. È anche una questione di vita di gruppo, dove ciascuno vuol far valere la propria autorità e la propria esperienza. Quindi sicuramente i futuri quarantenni guarderanno indietro e diranno ai giovani metallini “Io ho visto l’ultimo tour dei Maiden, tu manco sai chi sono”. E dietro di loro ci saranno i metallari sessantenni, appostati e pronti a intervenire, che diranno “Ma cosa ne vuoi sapere tu che io mi sono visto pure il tour di Virtual XI con Bayley quando suonavano The Angel and the Gambler?”.
6) Ahahahaha, grandioso! Spero di esserci. E senti, che progetti ha la pagina de Il metallaro quarantenne? Un libro? Un film?
Sarebbe bello raccogliere tutti gli aneddoti e i reperti in un libro, che possa essere sfogliato ogni volta che ci si vuole immergere in una storia di Metallo, per riviverla o per farla vivere a chi non ha potuto esserci per motivi anagrafici. Ma io non sono uno scrittore e quindi non è semplice dare identità a questo libro. Invece il sogno proibito è una mostra intera dedicata alla celebrazione della storia Metal. Spesso me la sogno, anche ad occhi aperti: una raccolta di album, magliette dei concerti, poster, biglietti, riviste. Tutto diviso per anni.
Niente foto: ogni cosa reale, concreta, respirabile a pieni polmoni, così vicina da sentirne nuovamente il potere mistico. E magari la scritta Welcome to Hell all’entrata. Purtroppo, la realizzazione di questo sogno è più difficile di trovare un degno successore di Nightfall in Middle-Earth – non so nemmeno da dove iniziare. Non meno spettacolare e coinvolgente sarebbe un evento live, un raduno de Il Metallaro Quarantenne insomma, che segua lo spirito della pagina, ovviamente aperto ai metallari di ogni età. Però, anche qui, è complicato, perché le mie conoscenze personali in ambito di gestori di locali o anche di band sono nulle, e ad oggi nessuno mi hai proposto nulla.
7) Il metallaro quarantenne usa internet ma non abbiamo capito bene come visto che compra vinili e si dirige al negozio di dischi a procurarseli. Resta il porno. O anche lì c’è il sexyshop? Credi che il desiderio di un supporto fisico si spinga oltre?
Una volta si usava Internet per scrivere nei primi forum online. Ricordo vere e proprie risse nei dibattiti tra fan di Kiske e fan di Deris oppure nelle discussioni “Ma i Children of Bodom sono Death Metal?”. Diciamo che internet ha reso più facili le discussioni e le scoperte di nuovi gruppi. Poi, come dicevo prima, il fascino dell’oggetto, da toccare, da sentire, da vivere insomma, rimane imprescindibile, perché fa parte della nostra cultura e identità. Non si può prescindere dal supporto fisico, anche perché il Metal è anche immagine ed espressività: faccio fatica ad immaginare la casa di un metallaro senza le copertine di Seventh Son of a Seventh Son o di Reign In Blood pronte ad essere sfoderate e mostrate agli ospiti.
8) Che atteggiamento credi abbia il metallaro ventenne nei confronti del metallaro quarantenne? Rispetto o odio invidioso?
L’odio non penso proprio, mentre un po’ di invidia è naturale. Tra la fine degli anni Ottanta e gli anni Novanta ci sono stati una marea di concerti epici, con line-up che adesso fatichi a vedere e nel pieno della vitalità dei gruppi. Senza poi parlare dei CD pubblicati, che hanno lasciato un segno indelebile nella storia del Metal. Penso ad esempio al trittico del Thrash del ’90-’91, con Rust in Peace e Seasons in the Abyss usciti a pochi giorni di distanza, seguiti dal Black Album dopo neanche un anno: una scorpacciata del genere oggi manca.
9) Quali sono secondo te i concerti più traumatici del metallaro quarantenne? Quelli sai, di cui parla in modo più ossessivo?
Ne evidenzio 5 per motivi di spazio. Per esperienza personale, nelle discussioni tra una birra e l’altra, sento citare spesso il Monsters of Rock del 1992 e il Gods of Metal del 1998 per la loro incredibile line-up; il Gods del 2000 per la pioggia di oggetti contro i Methods of Mayhem per impedirne l’ignominiosa esibizione (quel giorno, a proposito, dovrebbe essere ricordato come una festività per celebrare l’azione dei metallari italiani che hanno letteralmente difeso l’onore del nostro genere); i Sepultura del 1993 per la brutalità dello show che quasi voleva fare a gara con la violenza degli show degli Slayer; in ultimo, in negativo, i Maiden del 1998, l’ultimo concerto con Bayley alla voce, per la delusione dello show.
10) Il metallaro quarantenne perdonerà mai i Metallica per l’intervista di Lars Ulrich su Metal Shock 1996?
Il metallaro quarantenne non perdona, al massimo rivaluta con il passare degli anni. Ma coi Metallica del 1996 c’è poco da rivalutare.
Ammazza, finale con il botto. E io da metallaro quarantenne, in fondo non posso che dar ragione. Noi rivalutiamo, ma non perdoniamo. E non dimentichiamo.