Che non stiano nella top ten di un metallaro medio è un dato indiscutibile, ma chi esplora il genere e non si lascia scappare le uscite di qualità, deve aver atteso con grande impazienza l’arrivo di True North. Un lavoro che non ha deluso. Non siamo ai livelli di Winter Thrice ma il nuovo dei Borknagar spaza via l’ultimo Opeth, per dire, disco che invece a certa gente ha fatto quasi impazzire. True North fa a pezzi molta altra roba che è uscita di recente. I Borknagar sono una garanzia. Fanno musica di qualità, con qualcosa di autentico, che arriva al cuore ogni volta. Il titolo di questo articolo però dice una cosa non tanto esaltante: che loro sono il massimo che possiamo pretendere. E c’è un senso di amarezza in questo.
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Oggi non ci sono più i soldi per tenere in piedi una band tanto a lungo, a meno che non sia gestita come un progetto in cui i musicisti entrano ed escono a seconda della voglia e degli impegni collaterali. I Borknagar sono stati sempre un progettone. Anche in Winter Thrice, album enorme, c’era gente che non sarebbe rimasta a lungo in formazione, e lo sapevamo.
Purtroppo anche stavolta c’è chi ha lasciato il posto e chi è arrivato in sostituzione chissà per quanto. Ovvio che le ragioni sono state economiche, ma non di vedute. La gente che suona nei Borknagar è felice sul piano musicale. Non può esserlo altrimenti. Chiunque vorrebbe finire in un gruppo così talentuoso. Ma chi c’è resiste in base alla disponibilità pratica. Non esiste altro a regolare la vita del gruppo.
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Il batterista Baard Kolstad ha dovuto puntare tutto sui Leprous che vanno forte e in più ha un buon giro di impieghi sponsorizzati come strumentista. Vintersorg, lead vocals principale della band, ha mollato per motivi di tempo e un impiego di insegnante molto impegnativo. Jens Ryland ha dovuto dire addio per gli stessi motivi di opportunità e necessità primarie. Per fortuna resta un’ossatura di musicisti tenaci e compositori prolifici che tengono in piedi il discorso, dando al pubblico anche una sensazione di continuità creativa, quasi un’evoluzione da Quintessence in su; ma non c’è da contar tanto nemmeno sui rimasti.
Non mi stupirei che il nuovo Borknagar, in uscita magari tra due anni (non so che contratto abbiano firmato con la Century Media) abbia nuove rivoluzioni in seno alla line-up. Spero solo di non trovarmi ancora disoccupato. Perché dico questo? Beh, ai tempi di Winter Thrice ascoltai quel disco in uno stato di prostrazione. Fui costretto a mollare il mio impiego dopo dieci anni a causa di un mobbing becero che non ho mai potuto far nulla per giustiziare. Adesso che esce True North, rieccomi senza lavoro.
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L’ho perso un mese e mezzo fa, dopo quasi due anni che tenevo duro. Ho la sensazione che la mia vita lavorativa sia, un po’ come per i Borknagar e il sistema discografico in crisi dentro cui provano a sopravvivere: il meglio che io possa prentendere, in qualità di ascoltatore metallaro in cerca di validità artistica e in qualità di lavoratore in cerca di stabilità economica. In ogni caso, nei momenti difficili, roba come Winter Thrice o True North fanno bene al fegato.