scena metal italiana
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Un eterno ragazzino che si è rotto il cazzo della scena metal italiana!

Tardo 1993, all’interno di un negozio di dischi,  l’attenzione di un ragazzino amante dei Maiden, dei Megadeth, dei Testament e dei Metallica viene catturata dalla copertina di un cd, una copertina con sfondo nero che recava in primo piano 5 figuri truccati come i mostri dei film horror degli anni 70/80. Il vampiro, la mummia, la morte, il lupo mannaro  e lo zombi. Il ragazzino chiede al proprietario del negozio informazioni sulla band ed il proprietario, senza dare particolari spiegazioni,  gli concede un ascolto. Dopo una breve intro il ragazzino viene travolto da Where have you gone? e decide di acquistare il cd per 18.000 lire. Una volta a casa scopre che la band autrice di quei brani superlativi è una band italiana.

“Cazzo”, pensa, “’sta band è una bomba”, e inizia avidamente a reperire informazioni sul combo italiano. Durante la ricerca di informazioni su Metal Hammer e Metal Shock, il ragazzino scopre l’esistenza di altre band ultracazzute della scena italiana: Extrema, Broken Glazz, Alligator, Kaoslord, Detestor, sono solo alcuni dei nomi che il ragazzino impara a memoria, e di cui inizia a conoscere la superba proposta musicale.

Il ragazzino, quindi, entra in contatto con la scena Metal tricolore, impara a conoscerne i gruppi, impara pian piano a capirne i meccanismi, e oggi, dopo 26 anni e dopo aver trascorso la maggior parte della sua esperienza di musicista volutamente lontano dalla suddetta scena, il ragazzino divenuto, ahilui, uomo, è capace di capire perché la scena italiana sia…

…ipocrita, invidiosa, stantia e fottutamente esterofila.

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Coff… Coff! Ehm, avete capito chi sono, vero?

Non me ne volere, caro lettore, la noiosa introduzione è stata un qualcosa di dovuto, proverò a esser meno pesante, ma ti assicuro che se leggi con attenzione potrai trovarti in accordo con molte cose narrate in questo scritto. In caso contrario, sarà servito a strapparti un sorriso e magari a pensare che chi lo ha partorito è solo una testa di cazzo. Non saresti il primo e stai certo, non sarai l’ultimo. Buona lettura. 

La scena Metal italiana: perché ipocrita e invidiosa.

La natura dell’italiano è quella di tentare di affossare il suo vicino di casa per poter, secondo lui, trarne un vantaggio. L’italiano è un intenditore a 360°: calcio, politica, musica, cinema, cucina, l’italiano vive di scienza infusa, non si sa da cosa o da chi sia stata infusa, ma è così. Questa scienza infusa lo porta a creare dei film nella propria mente; una sorta di parodia di quelli con James Bond, in cui l’italiano è in grado di combattere contro i cattivi e, alla fine, di trombarsi la bella di turno.

Beh, se fai parte della scena Metal italiana allora sai bene che è così. La tua band è infallibile, unica, ciò che fa lo fa meglio di chiunque e se non arrivi alle mete che tu ti sei prefissato è solo colpa degli altri. Gli altri, questi bastardi che non valgono un cazzo, che pagano per suonare, che pagano per registrare un disco, che hanno i contatti giusti solo perché hanno leccato le chiappe giuste.

Sono tutti delle merde, che vanno combattute con ogni mezzo, e tu oggi hai un’arma in più contro di loro. Hai Internet, cazzo. Hai una voce e quindi sei in grado di denunciare tutto questo schifo. Tu, che nella vita hai faticato come un mulo somalo per poi renderti conto che avresti potuto pagare come fanno TUTTI gli altri. Tutti tranne te. Allora vai di tacco e vai di punta, paladino del Metal tricolore, getta merda su chiunque da dietro uno schermo per poi non alzare il culo per andare ai concerti, per non acquistare neanche un demo, per andare a un concerto e snobbare i gruppi di apertura (che ovviamente hanno pagato), per sputare sentenze e insinuare il dubbio su gente che non hai neanche mai visto in foto.

Tu hai capito tutto, tu sei davvero TRVE. L’invidia è una cosa normale in fondo. Una persona può essere invidiosa di un’altra e fare del suo meglio per raggiungere gli stessi risultati di chi invidia. Chiunque potrebbe trasformare l’invidia in energia positiva, in spirito di competizione per raggiungere più alte mete…

Eh no, caro lettore, nella scena Metal italiana lo spirito di competizione oggi non esiste, esiste solo e soltanto l’invidia.

La scena Metal italiana: perché è stantia.

Purtroppo o per fortuna anche la scena Metal, negli ultimi anni, ha visto aumentare esponenzialmente il numero delle sue band. Ovvio, ci sono band valide e altre che lo sono un po’ meno ma non per questo da ignorare a priori. Il metallaro medio italiano, invece, ha la cattiva abitudine di ascoltare una nuova band e immediatamente paragonarla alle band tricolore più note tracciando così una bella linea di demarcazione.

“Ricordano gli Extrema”, “ricordano i Death SS”, “sono uguali ai Fleshgod”, “la cantante imita Cristina dei Lacuna Coil”. Questi sono soltanto alcuni dei commenti assurdi che si leggono in giro sul web quando si parla di band italiane. Questi luoghi comuni creano ovviamente un circolo vizioso da cui solo i nomi più conosciuti escono vincitori. Se una band italiana dedita al Thrash Metal ricorda gli Extrema di Tension… anziché i Metallica di Kill’em All è una cosa assolutamente ottima, un piccolo riconoscimento tricolore che andrebbe apprezzato e supportato in ogni caso. Invece no, si preferisce denigrare la band X perché ricorda gli Extrema o la band Y perché ricorda i Death SS e magari idolatrare la prima band svedese che scopiazza i Sodom ed è pompata dalla Nuclear Blast.

Risultato? La band X italiana, seppur valida, continuerà a essere nessuno mentre la band svedese andrà in tour con i Sodom anche grazie ai soldi di chi ha snobbato la band tricolore.

Le ultime due righe di sopra, caro lettore,  introducono il paragrafo successivo.

La scena Metal italiana: perché fottutamente esterofila.

E’ notizia di alcuni giorni fa che una band italiana ha siglato un accordo discografico con la Napalm Records, la band in questione sono i Nanowar of Steel.

Premessa: a me i Nanowar non piacciono neanche per il cazzo, ma trovo che siano degli artisti con la “A” maiuscola.

Una volta diffusa la notizia, l’indignazione ha quindi molto spesso affollato le pagine virtuali di tutte le webzine di settore, gente incredula si è confrontata con chi invece stava tifando per il combo demenziale. La critica più ricorrente è stata più o meno la seguente: “ci sono band che si ammazzano per fare musica seria ma il contratto lo firma una band demenziale”.

Ovviamente se la news avesse avuto come soggetto i Lordi o i Gwar tutto sarebbe stato ok. Ci sono trve metaller che ignorano l’esistenza di band italiane con le palle quadrate ma che possiedono il cd dei Fiurach. Ovviamente ci sono anche persone che conoscono l’underground italiano come le proprie tasche e che si scontrano giornalmente con gente meno acculturata che sfoggia una t-shirt dei Megadeth.

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Ma, alla fine della fiera, mi chiedo come mai ai concerti underground italiani ci siano sì e no 50 persone; mi chiedo come mai i promoter organizzino eventi di un certo calibro senza neanche cagare di striscio le band italiane; mi chiedo come mai certi discografici d’oltralpe abbiano consigliato a certi gruppi italiani di posare gli strumenti e dedicarsi agli spaghetti. Beh, avendo avuto la possibilità di suonare in giro per l’Europa e di conoscere un po’ di gente dell’ambiente, un’idea me la son fatta.

E’ triste ammetterlo, ma alla maggior parte delle band italiane manca una cosa FONDAMENTALE: la professionalità. La critica che ho sempre sentito è che i gruppi italiani musicalmente parlando imitano spesso e volentieri i gruppi esteri ma che non possiedono neanche un grammo della professionalità di questi ultimi. L’esterofilia italiana si manifesta quindi nel modo sbagliato e questo si collega direttamente a quanto ho scritto nel primo paragrafo e cioè che “la tua band è infallibile, unica, ciò che fa lo fa meglio di chiunque e se non arriva alle mete prefissate è solo colpa degli altri”.

E’ colpa dell’organizzatore che non sa organizzare, del direttore di palco che ti ha tagliato 5 minuti di setlist, del bassista dell’altra band che non ti ha prestato la testata, ecc,ecc.

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Il basso è mieeee!

L’esterofilia ha sempre afflitto la scena italiana, abbiamo fatto sparire band immense per poi osannare i primi scandinavi con la faccia dipinta a mò di panda. Purtroppo, come sempre, l’italiano dalla scienza infusa si è dimostrato poco idoneo e poco incline a capire certi meccanismi e non si è posto una semplice domanda: come mai la band sconosciuta finlandese giunge in Italia e fa il pienone e l’ottima band italiana va in Finlandia e suona di fronte a 30 persone se gli va bene?

Nessuno è immune da colpe in fondo. Agenzie che chiedono 800 euro alle band per inviare qualche mail agli organizzatori dei fest, che ovviamente neanche le cagheranno di striscio, band che si atteggiano a rock star e snobbano gli eventi nazionali, un pubblico che alza il culo dalla sedia solo e soltanto per i soliti nomi, un sud Italia sempre più povero di eventi (con qualche ottima eccezione come l’Agglutination).

L’Italia è questa e non cambierà, era così nel tardo 1993 quando invece che su internet la gente sputava sentenze sulle pagine dedicate alla posta delle riviste di settore e sarà così tra 100 anni quando si potranno sputare sentenze magari soltanto pensandole. E il ragazzino che nel 1993 scoprì i Death SS e pensò che anche l’Italia era grande in campo Metal oggi si è rotto il cazzo ed ha finito per scrivere su Sdangher. Mah.