Una top ten di motivi su chi è meglio tra Hour Of Penance e Fleshgod Apocalypse

Abbiamo fatto un bel sondaggio tra i lettori e i collaboratori su chi sia meglio tra Fleshgod Apocalypse e Hour Of Penance, due band che inorgogliscono la scena e che ben pubblicizzano il metal italiano nel mondo. Ne sono usciti fuori dieci motivi che avvalorano la vittoria di chi? Scopritelo leggendo l’articolo.

10 – I Fleshgod Apocalypse sono meno noiosi – Allora, teniamo presenti due cose. Questa ragione non fa onore a nessuna delle due band. Non avete idea quanti commentatori si sono espressi dicendo che entrambe le band annoiano. Sia i Fleshgod che i Penance sono pallosi, purtroppo è così. I primi esasperano ogni brano con orchestrazioni a manetta. I secondi non schiodano da un manierismo death che ha fatto il suo tempo. Eppure tra i due gruppi, il pubblico sollecitato a scegliere, ha salvato i primi, considerandoli in ogni caso più sperimentali e audaci, rispetto agli Hop.

F. 1 – H. 0

9 – Gli Hour Of Penance sono più coerenti e puristi – A detta di molti, la svolta sinfonica dei Fleshgod li ha aiutati ad alzare i livelli di gradimento verso un pubblico più vasto ma perdendo in ambito death quasi il diritto di cittadinanza. I Penance invece suonano per un pubblico preciso, magari non sorprendono ma hanno continuità e maggiore affidabilità. Dei Fleshgod, la frase che più mi ha colpito è questa: tra loro e gli Epica non sento gran differenza.

F.1 – H. 1

8 – Gli Hour Of Penance fanno meno casino – Rispetto alle ultime uscite dei Fleshgod, quelle dei Penance sono acusticamente un po’ meno impegnative, dal punto di vista dei suoni e della “grandeur digitalistica”. Producono meno mal di testa, ecco.

F.1 – H. 2

7 – I Fleshgod hanno saputo capitalizzare del 600 per cento il proprio tesoro (cit.) –  In altre parole i God sono stati più bravi dei Penance a lanciarsi e “fruttarsi” sul mercato, diventando forse attualmente il più celebre gruppo metal italiano nel mondo (dopo i Lacuna Coil… è lo so, fa ridere ma è così).

F.2 – H.2

6 – I Penance fanno dischi tutti uguali – La coerenza ha un prezzo, l’inaridimento della propria terra creativa, sempre più abusata e meno fertile. I Fleshgod hanno osato e forse (dico forse) oseranno ancora. Sarebbe quasi venuto il momento, nel caso vogliano crescere un altro po’.

F.3 – H.3

5 – Gli Hour Of Penance e i Fleshgod hanno riempito un vuoto – Facendo un death facile, immediato e accessibile. I Fleshgod hanno scelto una via più complessa ma anche loro si sono diretti con decisione verso la musica classica, facendo nel death quello che i Rhapsody hanno saputo fare col power. Un punto a entrambi i gruppi in questo caso.

F.4 – H.4

4 – I Fleshgod se la tirano di più – L’attitudine e il contatto con il pubblico è importante e diverse testimonianze mi hanno condotto alla conclusione, per questo articolo, che nell’approccio verso i fans entrambe le band lasciano a desiderare, ma i Fleshgod sono davvero troppo scostanti. Immagino sia una precisa scelta stilistica che però ha i suoi effetti negativi.

F. 4 – H. 5

3 – I Fleshgod sono anche musicalmente troppo pomposi – caratteristica che nel metal rende fino a un certo punto. Basta vedere i Blind Guardian e la brutta fine che hanno fatto.

F.4 – H. 6

2 – I Fleshgod sono più comunicativi a livello mediatico – Gli Hour Of Penance sono un tantino più provinciali. Cazzeggiano su facebook e alcuni membri della band hanno una piccola corte di seguaci, sempre pronta a dar loro ragione, ma difficilmente i media del web esteri si occupano di loro. I Fleshgod invece sovente sanno far parlare senza suonare una nota ma usando trovate alternative in linea con le strategie promozionali dei nomi internazionali. Nel loro caso lo stereotipo dell’italianità.

F.5 – H.6

1 – I Fleshgod sono tecnicamente più bravi degli Hour Of Penance – Potrete dire che è una cazzata, ma nel metal conta il livello tecnico, se dobbiamo metterla sulla competizione. I Fleshgod magari avranno una confezione ridondante ma pistano più dei Penance, a livello di virtuosismi, in particolare dopo l’aggiunta del folletto romano Folchitto. O almeno sfruttano meglio e in modo più versatile le doti dei singoli elementi. Paolo Pieri è uno dei migliori chitarristi italiani degli ultimi anni nell’ambito estremo proprio perché ricco di sfaccettature che purtroppo in un contesto così ossidato come il death dei Penance non può emergere.

In ogni caso il verdetto finale è di parità.

F.6 – H.6