Dopo quindici anni di onoratissima carriera, sette album in studio e due live, anche il fenomeno Folkstone pare essere arrivato alla fine. Gruppo amatissimo dal proprio pubblico, in grado di coinvolgere nella bolgia dei loro concerti le persone più varie, i Folkstone sono i paladini del folk metal armati di strumenti antichi e moderni; non capita tutti i giorni infatti di trovarsi di fronte a un muro di cornamuse come quello del gruppo di Bergamo, con accanto strumenti tipicamente rock. Hanno rivoluzionato la scena musicale italiana, insegnando a tutti che non è necessario rinchiudersi nei confini di un determinato genere per essere indimenticabili.
Dalle sonorità metal degli esordi, alle tonalità più folk e poi ancora in cerca di nuove forme espressive in Ossidiana e Diario Di Un Ultimo, questi ragazzi hanno saputo essere onesti portatori del proprio messaggio di libertà in musica, scrivendo alcune delle canzoni più belle del rock made in Italy. Penso a pezzi eccezionali come Con Passo Pesante o Omnia Fert Aetas, destinati a entrare di diritto nel novero delle canzoni migliori scritte nel nostro Paese. Fregandosene degli schemi, mettendo nel loro sound un’energia invidiabile e guardando sempre in faccia il pubblico, con rispetto e con coraggio, i Folkstone hanno calpestato e fatto tremare i palchi di tutta Italia.
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Ora, a malincuore, presa la decisione definitiva di separarsi, chiudono la loro avventura con un tour d’addio che vuole essere un modo di salutare i propri sostenitori con affetto e con coerenza: suonando forte! E io non potevo ovviamente mancare ad almeno una delle date di un tour chiamato, non a caso, “Un’Ultima Volta.. con Passo Pesante”. Quindi sabato 19 ottobre 2019, dopo una lauta cena a base di cucina romana d.o.c. in un ristorante che amiamo molto, io e mia moglie ci siamo incamminati e siamo approdati all’Orion di Ciampino per portare un rispettoso saluto alla band, capitanata dall’esplosivo Lorenzo “Lore” Marchesi, e per goderci un ultimo concerto dei ragazzi di Bergamo. Lasciatemi aggiungere che sono dispiaciuto per chi non ha potuto godersi l’esperienza irripetibile di un loro concerto.
Eravamo in tanti ieri, c’erano intere famiglie con bambini al seguito, molti dei quali cantavano i pezzi a memoria (bravi i genitori: così si fa) ed esponenti delle più bizzarre correnti del nostro genere preferito e zone limitrofe. Ho visto gente con le toppe dei vecchi gruppi classici accanto a teenagers vestiti con le t-shirts da feroci black metallers. Cinquantenni che cantavano come ragazzini e attempate signore che hanno riesumato il chiodo e lasciato a casa la famiglia per l’occasione. Tutti insieme, a godersi un’ultima volta quelle grandi canzoni che hanno fatto la storia del gruppo, senza far distinzioni, senza bisogno di sentirsi legati ad alcuna tendenza in particolare. Erano lì per i Folkstone e la band lo ha capito, dandoci un concerto memorabile anche se iniziato sotto un velo di tristezza. D’altronde non poteva essere altrimenti, dopo quindici anni di birra bevuta dai corni, spalla a spalla, in giro per i palchi più disparati.
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Il ritmo e l’energia che solo loro sanno rovesciare sul pubblico, però, hanno ben presto scaldato l’ambiente, rinnovando il fenomeno Folkstone Live ancora una volta. Sentire tutto l’Orion cantare Anime Dannate in coro, al posto di Lorenzo, non ha prezzo.
Certo, alcuni fans potranno anche dirsi delusi per le scelte intraprese in questa delicata fase, ma io vedo nella decisione del gruppo una grandissima coerenza, a partire dal comunicato stampa rilasciato attraverso la pagina Facebook nel momento dell’annuncio dello split e del conseguente Tour, al coraggio di disposizione tanto anticommerciale (le vendite degli ultimi, piuttosto discussi album, non stavano andando male. Stesso discorso per i tour a essi legate) in questo momento.
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C’era commozione sul palco ieri sera, credo sia impossibile negarlo, ma c’era anche il piacere di stare insieme un’ultima volta prima della “chiusura del cerchio dei Folkstone” come dichiarato da loro. La musica non si discute, chi conosce la band lo sa, sono bravi, sono genuini e sanno fare il loro lavoro con una professionalità invidiabile, che dovrebbe essere d’esempio per molti gruppi internazionali tanto osannati.
Con passo pesante, amici Folkstone, vi salutiamo, sperando che sia possibile ritrovarci “In Taberna” davanti a un bicchiere pieno! A voi i migliori auguri di un domani radioso, qualunque cosa vi riservi il futuro.