Al diavolo (!!!) tutto il finto occultismo posticcio che infesta il metal e il rock, di quello ne tratterò in altri articoli, e parliamo seriamente di musica diabolica, quella vera che fin dal Medioevo ha spaventato la Chiesa, ha messo in odore di eresia e di stregoneria geni della musica classica, ha turbato i sonni e le coscienze dei fanatici religiosi.
Il viaggio è antico, è durato e dura da almeno un millennio, e forse durerà per sempre, fino a quando l’ultimo musicista che ha studiato le note per davvero userà questa combinazione sonora, che in tutto e per tutto puzzerà di zolfo in qualsivoglia genere musicale verrà applicata. Il nostro viaggio inizia ad Arezzo, città in cui vivo, intorno all’anno Mille. Proprio qui infatti nacque e visse Guido Monaco, colui che inventò e codificò le note musicali così come le conosciamo oggi. In un suo motto disse: “MI CONTRA FA EST DIABOLUS IN MUSICA”. Così nacque l’espressione “Diabulus In Musica”. Con l’espressione “Diabolus in Musica”, coniata nel Medioevo, si designa il “Tritono”, cioè l’intervallo musicale formato da tre toni interi, equivalente a 6 semitoni. Che cosa significa? Nella tastiera di un pianoforte tra una nota e l’altra (comprendendo sia i tasti bianchi sia quelli neri) c’è un semitono.
Per avere un tritono bisogna considerare due note separate da sei semitoni: è il caso, per esempio, delle note do e fa diesis, oppure delle note fa e si. Suonate insieme, le note separate da un tritono danno un suono dissonante, inquietante, un cigolio e uno stridore, un lamento notturno giunto dalle viscere dell’Inferno.
La Chiesa, nel periodo medievale, lo considerò la “dissonanza delle dissonanze”, qualcosa da proibire nella musica, perché l’orecchio umano non avrebbe mai provato piacere nell’ascoltarlo. Da eliminare perchè “evocava il diavolo”. Il tritono è anche la metà esatta di una ottava. Questo intervallo è una delle maggiori dissonanze della scala diatonica.
Il paradosso del tritono
Il suono del tritono tende fortemente verso la risoluzione di una progressione. Il “paradosso del tritono” è un fenomeno studiato dalla psicologa Diana Deutsch nel 1986. Consiste nell’emissione di due note che distano di un tritono equivalente a mezza ottava. Questa ripetizione ciclica inganna l’orecchio anche di musicisti esperti che non riconoscono se la sequenza è ascendente o discendente.
Nell’accezione medievale l’intervallo Fa-Si, quarta aumentata attuale o tritono è l’unico intervallo di quarta non giusto nella scala diatonica. Vocalmente era di difficile intonazione e di conseguenza era usato assai raramente nelle composizioni specialmente di polifonia sacra.
Era più frequente invece nella musica profana, e specie grazie alla “musica ficta” col passare del tempo si è emancipato, diventando di uso comune. Talmente comune che uno dei corali luterani Es ist genug (corale, che per sua natura deve essere cantabile dall’assemblea) inizia proprio con 3 note a distanza di tono.
Si consideri che nell’organum medievale, una delle prime forme di polifonia occidentale, veniva ottenuto un effetto polifonico, sovrapponendo ad esempio al tenor (vox principalis) un’altra voce (vox organalis), intervallate di una quinta.
Le 2 voci si muovevano poi per quinte parallele o in altro modo. Il fatto che sia stata proprio la quinta a sovrapporsi storicamente per prima alla fondamentale, al fine di ottenere una rudimentale polifonia, deriva dal fatto che nella successione degli armonici di un suono dopo la ripetizione della fondamentale la prima a comparire è proprio la quinta. La quinta dunque arricchisce il suono fondamentale in un modo che il nostro cervello quasi si aspetta essendo quel suono già contenuto nella fondamentale stessa.
Dopo la quinta iniziarono a sovrapporre anche 3a, 7a, ecc.
La quarta, anche se lontana dalla fondamentale nella serie degli armonici, veniva considerata consonante. Più si va avanti nella serie degli armonici più i suoni sono dissonanti rispetto alla tonica. A un certo punto compare anche la 4a eccedente, un suono molto dissonante che può risultare affascinante secondo i canoni odierni, ma qualcosa di imperfetto, dunque non divino, dunque diabolico nella mente di un teorico medievale. Qui nasce quindi con molta probabilità quest’allegoria del diavolo legato a questo particolare intervallo, senza nulla togliere al fatto che a tutt’oggi è comunque di difficile intonazione.
Nei secoli a venire il tritono fu usato da tantissimi geni musicali: Monteverdi, Liszt, Beethoven, Mussorgsky, Tartini, Bach, Berlioz, Grieg e tanti altri. per dare ad alcune loro opere l’atmosfera infernale, misteriosa o inquietante.
Il tritono nel ventesimo secolo
Riscoperto nuovamente nel XX secolo, ricorre per esempio nel jazz e soprattutto nell’heavy metal.
Il brano più famoso in Tritono è Black Sabbath dei Black Sabbath, contenuto nel primo e omonimo disco del 1970. Proprio nel metal l’uso del tritono è utilizzato da una miriade di gruppi, specie nei generi estremi. Ecco una breve lista di brani famosi che utilizzano il tritono:
Jimi Hendrix – Purple Haze
Deep Purple – Child In Time
Led Zeppelin – Dazed And Confused
Rush – YYZ
Dream Theater – As I Am
Coroner – Last Entertainment
King Crimson – Red
Metallica – Enter Sandman
Metallica – Harvester Of Sorrow
Marilyn Manson – Beatiful People
Musicisti che hanno fatto uso massiccio del Tritono sono stati Robert Fripp dei King Crimson, Jimi Hendrix e Leonard Bernstein (nella musica di West Side Story). Un esempio recente di uso del tritono è la sigla dei cartoni animati Simpson, di Danny Elfman. Per la sua natura disturbante e di richiamo immediato all’attenzione, il tritono è usato nei suoni delle sirene di polizia e ambulanza.
A livello simbolico ed esoterico il tritono attraverso la rappresentazione grafica porta all’Esagramma e al numero 666, appunto il numero del Diavolo.
Il “circolo delle quinte” è lo schema che dispone, secondo una disposizione logica legata alle alterazioni (diesis e bemolle) le 12 scale e tonalità, ponendo l’intervallo di quinta, come chiave di volta, per il cambio tra una scala ed un’altra.
Diabolus in musica
In questo modo si ottengono ottenere figure geometriche, unendo con delle linee le tonalità, nella loro disposizione circolare. Unendo tonalità disposte tra loro, sfruttando la simbologia “del numero della bestia”. E’ interessante notare come gli intervalli di terza maggiori (es Do -Mi) si contrappongano a quelli sesta minori( es. Mi- Do ) essendo, appunto, rivolti gli uni degli altri, portandoci alle medesime figure, ma disegnate in senso orario (Terze – un triangolo unendo Do-Mi- Sol#- Do) o anti orario (seste – unendo Do- Lab-Mi -Do ).
Con l’unione di tre tonalità per seste minori, si forma un triangolo e facendo la stessa cosa, partendo dal punto opposto del cerchio, per formare un altro triangolo che compenetri il primo, “diabolus in musica” (tritono), composto da SEI semitoni, otterremo un Esagramma.
Collegando i vertici estremi, dati dalle “punte” della stella, ci ritroveremo sempre con il tritono ( e quindi con i 6 semitoni) e portandoci ad avere Do-Fa# ( il tritono di partenza) | Re-Lab |Mi -Sib, ecco che avremo il numero 666. Il cerchio (diabolico) si chiude e se qualcuno pensa che sia un caprone o un pentagramma, una croce rovesciata o un diavolo in copertina a celebrare il male in musica, non ha capito veramente niente. Esso subdolamente si propaga e si espande attraverso la “primae materia”, ovvero il suono, quello che tutto crea e tutto trasforma. Lo fa anche laddove sembra non c’entrare nulla.