Sono passati oltre 36 anni ma i ricordi annebbiati per certi eventi rimangono sempre davanti i tuoi occhi. Eh si, perchè il festival di Certaldo del maggio 1983 è da tutti considerato la Woodstock del metallo italiano. E come me almeno 2000 persone quella giornata la vivranno nel pieno delle trasgressioni e nell’amore per la musica. Vediamo cosa ricordo di altro che non è stato già raccontato.
In quel periodo stavo per compiere 24 anni e seguivo con interesse il mondo metal, eravamo il gruppo
di fan più numeroso della Capitale che frequentava Rione Monti, la patria delle cantine rock divisa a metà tra metallari e punk. Inutile dire che i rapporti tra queste due fazioni non erano molto amichevoli.
Ho già raccontato molto di quella faida nel mio libro Con Le Borchie Nel Cervello, uscito qualche anno fa, ma oggi non riesco a dare un’idea dell’enorme odio che scorreva in quegli anni, solo perché si ascoltavano i Motorhead o i Dead Kennedys. Noi eravamo metallari sangugni e avevamo i nostri ideali, probabilmente gli stessi dei “nemici” punk.
Noi del metal eravamo molto più rock’n’roll, ci piaceva bere e sconvolgerci fino allo stordimento come loro, ma la musica era divertimento puro e le nostre serate dovevano concludersi sempre col botto, non ce ne potevamo andare a sprofondarci nei nostri letti se prima non avevamo creato caos in giro per la città, cacciati da qualche pub o più facilmente fermati dalle forze dell’ordine perchè qualcuno le aveva chiamate per noi.
Alla fine tornavamo a casa soddisfatti di quello che facevamo, era uno sfogo al contrario dei punks che vedevano la vita una tragedia tenendo fede al motto “no future” dei Sex Pistols e più precisamente dal pensiero della Londra sudicia e disoccupata, i ghetti dei neri e la ribellione al potere autoritario britannico.
Un pomeriggio si iniziò a parlare di Certaldo…
Quando quel pomeriggio, frequentando la cantina di Via Leonina, i “padroni” The Raff (che condividevano la sala con gli “ospiti”, tra cui i miei Fingernails) si presentarono con una bellissima notizia. La band era stata invitata a partecipare al festival metal Rock In A Hard Place assieme ai maggiori nomi del metal italiano, dalla Strana Officina ai Death SS.
Ricordo che quel venerdi 20 maggio 1983 preparammo la trasferta. I Raff avevano affittato un Van per gli strumenti mentre io avrei seguito la carovana con la mia vettura. Unico problema, non poco rilevante, era lo stato della mia macchina: avevo una ruota ammaccata da un precedente incidente in cui ubriaco marcio scavalcai un grosso marciapiede andandomi poi quasi a schiantare contro un palo.
Così l’auto, se raggiungeva la velocità di 80 kmh sembrava un frullatore impazzito. L’abitacolo tremava come un terremoto sussultorio. Decidemmo di passare la notte in sala prove, bevendo e consumando stupefacenti. Avremmo aspettato l’alba e ci saremmo poi messi in viaggio in tarda mattinata ma si sa com’è, in quei frangenti le decisioni sono sempre facilmente variabili e tra una birra e un whisky si era fatta una certa. A notte fonda qualcuno urlò che forse sarebbe stato ottimale metterci in viaggio subito perchè, alle prime luci del giorno, saremmo caduti nel sonno profondo e difficilmente ci saremmo svegliati in tempo per partire con la giusta lucidità.
Non è che l’idea fosse malvagia ma parlare di lucidità in quel momento, tutti così stonati al punto che un qualsiasi controllo stradale ci avrebbe portati dritti in gattabuia, era a dir poco ridicolo. Ovviamente noi non potevamo rendercene conto. Era plausibile partire subito e basta.
E alla fine partimmo per Certaldo che eravamo mentalmente già partiti
Si partì e l’inizio del viaggio non promise niente di buono. Mazinga, alla guida del Van, frenò all’improvviso facendo cadere tutti gli amplificatori e rischiando che le vetture al seguito finissero per tamponarsi a catena. In strada lasciammo qualche chilo di copertone tanto fu brusca la frenata.
Che cazzo era successo? Nulla di preoccupante. Alla brusca frenata seguì l’attimo di improvvisa lucidità, con la paura di aver dimenticato qualche cosa in sala ma evidentemente il cervello viaggiava così velocemente verso autostrade etiliche, da credere che cristo lo avessimo chiuso in cantina. Finalmente la carovana prese l’autostrada e via veloci verso Certaldo.
Certaldo si trovava a pochissima distanza da Firenze. Avevamo ipotizzato circa tre ore di viaggio ma non
calcolammo gli imprevisti, sopratutto il tremolìo della mia vettura. Io e gli altri che erano in macchina con me, stavano impazzendo per cercare di non perdere di vista gli altri. Avrei dovuto toccare i 120 kmh per stargli dietro e la cosa era pressochè impossibile. Rischiavo di smontare anche gli sportelli se lo avessi fatto oppure avrei rischiato un incidente perchè la stabilità veniva sempre meno.
Ricordo che arrivati in “terra toscana” si era fatta quasi l’alba e a qualcuno di noi venne l’idea di fermarci a consumare la colazione. Colazione? Un ragazzo al bar decise che quelle salciccie con lenticchie potevano
apparire una succosa leccornia alimentare e così anche gli altri seguirono il suo esempio. Che fai, non ti bevi l’ennesima birra che a quell’ora era così salutare? Benissimo.
Appena ripartimmo, dopo esserci sapientemente rimbambiti di vibrazioni con la mia ruota sempre più quadrata, raggiungemmo la prima aiuola dell’autostrada e vomitammo pure la madonna.
Arrivo al Teatrotenda contro ogni previsione
Quando raggiungemmo finalmente il piazzale del Teatrotenda era già mattino e le nostre facce non dovevano apparire di un piacevole colorito. Qualcuno ci guardò sconvolto ma noi eravamo troppo fatti e distrutti per accorgercene. Io provai a dormire un po’ ma credo che riuscii ad appisolarmi giusto una mezz’oretta per poi ritrovarmi in piedi ad agitarmi come un pazzo, tant’è che pensai di essere andato in trip quando al mio fianco scorsi il furgone dei Death SS. Guardai dentro e vidi che c’era dentro tutto l’armamentario funereo. Pensai di essere arrivato all’inferno.
Ma veniamo al festival. Alle esibizioni del primo pomeriggio non prestai troppo attenzione. Non ero interessato ai gruppi che non conoscevo già. Di alcune di quelle band avevo letto su Rockerilla. Al tempo c’era solo quello sul metal in edicola, due paginette curate da Beppe Riva. Per cui provai a riposarmi un altro po’ in attesa dei nomi più fichi, avanti nella scaletta.
Gli Steel Crown a Certaldo
Ricordo che gli Steel Crown furono eccezionali. Prima di Certaldo li avevo già visti nel 1980, al primo festival rock italiano del cinema Espero a Roma e quando ancora usavano il nome in italiano, Corona d’Acciaio. Ricordo il chitarrista che si lamentò degli sputi da parte del pubblico punk e che venne sfanculato da me medesimo in romanaccio. Con quell’uscita mandai in pazzia il teatro che esplose in una grossa risata.
Stavolta però furono perfetti. La voce di Yako era grandiosa, andai nel backstage e gli feci i complimenti, iniziammo da quell’incontro una lunga amicizia che durò fino al giorno della sua tragica scomparsa.
Ricordo che a quel punto dell’evento mi soffermai per un po’ a osservare la platea in cerca di metallari milanesi. In particolare cercavo quelli che l’anno precendente, a Milano, quasi mi linciarono per via di una storia poco piacevole e dai risvolti torbidi. Fu un episodio che causò la famosa diatriba tra metallari romani e milanesi. Una faida che durò per anni. Noi capitolini ed anche un gemellaggio con toscani e liguri nella caccia al milanese che fortunatamente non andò a segno perchè di quel gruppo non intervenne nessuno al festival.
I Raff
I Raff iniziarono a suonare e tutto il popolo romano lì in trasferta si mise sotto al palco a fare il tifo. Ricordo che Davide si sfilò la catena che gli cintava il corpo ed ubriachissimo cominciò a sbatterla sul palco mentre io altrettanto stonato e su di giri sradicai un faro e iniziai a scuoterlo violentemente minacciando la security che voleva impedirmelo. Non dovevamo avere l’aspetto troppo rassicurante perchè i tizi non provarono ad avvicinarsi a noi.
Strana Officina
Lo spettacolo nel frattempo proseguì con lo show della Strana Officina. La band aveva un seguito davvero invidiabile. Quando attaccarono io raggiunsi le prime file e mi gustai le rasoiate della chitarra blues rock di Cappanera che girava per il palco sulle note di Non sei normale appoggiando la paletta in terra a mò di aspirapolvere. Se non impazzìi poco ci mancò.
Vanexa
Il set dei Vanexa fu di assoluto valore, erano considerati la band principale e il concerto elettrizzò la platea. A quel punto credo che svenni, l’alcol ormai era andato troppo in circolo e il fisico mi stava abbandonando. Dopo essere caduto in terra calpestato dalla folla scapestrata, mi trascinai fino in macchina e mi addormentai, cullato dal frastuono che giungeva dalla sala. Lo spettacolo proseguì fino a che la notte non accese tutte quelle grandi stelle. E io ero lì che le osservavo, tanto grandi e luminose. Ci pensò un amico a trascinarmi giù dal firmamento e sospingermi di nuovo nella grande sala del concerto. Non potevo perdermi lo spettacolo che stava avvenendo.
Death SS
I Death SS si erano sbizzarriti. Sul palco avevano ricreando un cimitero pieno di croci, corone e fumo spettrale.
“Sono ancora in acido”, pensai. Ci volle qualche minuto prima di rendermi conto che non stavo sognando. Vidi così la parte finale del concerto e le facce spiritate dei presenti che mi fecero capire come ormai eravamo arrivati tutti alla frutta.
Certaldo finì e io svenni di nuovo. Mi svegliai al mattino, nella cruda realtà del mondo vivente. Ritornando a oggi, ringrazio la tenacia di quella piccola parte del mio cervello che ha trattenuto quei flash mnemonici. Ricordo momenti molto intensi del festival. Sono perle di memoria a cui tengo molto. I neuroni che ancora mi restano per pietà di qualche dio, trattengono i file di quella giornata incredibile.