Si iniziano a vedere i primi piccoli ma pertinaci focolai di indignazione per la piega sempre più squallida che stanno prendendo le webzine metal nostrane. Oggi, all’ennesimo gossip pubblicato su praticamente tutti i siti metallici italiani, la gente non si è più trattenuta e ha fatto partire sui social, commenti poco carini e persino insultanti. Roba tipo: “ma hai visto chi sono a pubblicare sta news? Gente disperata che non sa più come farsi leggere”. La sostanza dei rimostranti è che un sito metal dovrebbe parlare di metal e non di cacate come i maglioni a collo alto degli Slayer ma soprattutto di cose che riguardano la vita privata dei beniamini del metallo. Se Bruce Dickinson si separa dalla moglie, dopo 30 fottuti anni (non era lei quella che si spompinò tutti i Motley Crue?) sono cazzi suoi. Si tratta di una news che non ha nulla a che vedere con gli Iron Maiden, con l’arte, con i dischi e tutta la paccottiglia di ciance di cui il metallaro medio della rete ama intrallazzarsi da vent’anni.
Vent’anni circa è la durata fisiologica delle webzine metal italiane. Nate alla fine del secolo passato come amatoriali crogiuoli per fissato siderurgici, hanno finito per trasformarsi in portali, con tanto di sponsor e festival. Purtroppo da un po’ di tempo gli sponsor sono svaniti quasi ovunque (e sempre più insistite voci pronosticano la morte di alcune di esse) e nonostante i proclama di passione e di idealismo fantasy di molti webzinari, evidentemente questa spinta sul gossip la stanno esercitando un po’ tutti per avere più visite.
Il punto infatti è che la news tanto contestata su Dickinson funziona moltissimo.
Non c’è paragone con la nuova rece dell’ultimo Angel Witch. Ecco perché ne pubblicano. I metallari si lagnano ma le povere webzines devono pur sopravvivere. Hanno una dipendenza da dopamina come chiunque dedichi la propria vita al conseguimento dei click, e questo li conduce in lidi degni di Signorini, più che Signorelli. Non possono davvero sperare di sollevare le visite al punto di convincere la Buitoni a comprargli uno spazio pubblicitario, solo parlando delle emorroidi di Steve Harris.
Siamo finiti lì. Del resto le webzines dovrebbero iniziare a pensare davvero a cosa vogliono diventare da grandi. Di sicuro non un’azienda con finalità di lucro e tantomeno qualcosa di allegro e spensierato tipo Metalsucks. Fanno tristezza, così imballate tra rece, news e report. E sfogano tutta questa rigidità appresso a qualsiasi boiata abbia un pur vago legame con il metal. Se il cane di un ex chitarrista di una band death metal viene soppresso perché ha la rabbia, loro pubblicano. Se una ex female girl di una band symphonic power decide di cambiar sesso, loro girano subito l’articolo.
Ma il pubblico metallaro non le capisce ‘ste cose. I metallari vogliono che voli basso, come loro. Se ti sputtani per venderti un po’ di più, allora ti mollano. Come successe ai Metallica. E non è possibile immaginare che Metalhouse.it o Salsicciametal.com diventino qualcosa come Rolling Stone, anche perché pure lì stanno facendo la fame e cercano di trasformarsi in Vanity Fair con la chitarra; e pure a Vanity Fair sognano di farsi metaforicamente La Repubblica delle donne, che mi pare sia estinta, come testata.