Dopo la pubblicazione dell’articolo sui migliori e peggiori libri Tsunami, ho ricevuto una mail da parte di Eugenio di Tsuanami. Potete vedere l’espressione intensa e un po’ attendista qui sopra. Sembra un interessante incrocio tra Mike Portnoy e Ivano Fossati. Niente male. Insomma, Eugenio mi ha risposto per le rime sulla faccenda degli autori pagati in copie. Io nel mio pezzo, che voi bastardi avete cagato poco e niente, sostenevo, basandomi su una serie di fonti di cui mi fidavo, che Tsunami risarcisse i propri autori (italiani) in copie del libro da loro pubblicato. Gli scrittori poi avrebbero dovuto rivendersi le suddette copie per ricavare un risarcimento del proprio operato.
Eugenio mi ha detto che non è assolutamente così. Vi riporto paro paro cosa mi ha scritto lui: “Diamo delle copie omaggio agli autori, è vero, ma sono copie di cortesia che vanno a sommarsi alle royalties che gli spettano, che vengono regolarmente pagate in soldi, a meno che non siano gli autori stessi a richiedere di convertirle in libri perché per il loro lavoro e/o i loro contatti hanno la possibilità di venderle e conteggiandole al prezzo speciale a loro riservato guadagnerebbero più di quanto non percepirebbero con le royalties. Ogni autore, da contratto, ha infatti la possibilità di acquistare copie del suo libro a un prezzo di favore, pur non avendo assolutamente nessun obbligo di acquisto.
Allora, ecco quanto. Chiedo scusa per la mia pessima versione dei fatti. Faccio i migliori auguri a Eugenio e la Tsunami, e proseguo parlandovi in modo un po’ più approfondito di questa faccenda dei compensi spettanti agli autori. Visto che a dire quello che mi riportano gli altri faccio figure di merda, parlerò della mia esperienza diretta.
Tremate miei piccoli ex editori.
Io ho pubblicato due libri incentrati sul metal presso Crac Editore e il compenso era più o meno stabilito così. Ho ricevuto delle copie, che mi sono fatto convertire in titoli a mia scelta presi dal catalogo di Crac e… ehm, basta così. Non ho ricevuto altro, ma non è che mi aspettassi una pioggia di grano.
Con la NPE andò peggio. Ricevetti copie in omaggio del mio stesso libro, da rivendermi per conto mio. Non altro. Ovviamente quelle copie le ho ancora nell’armadio. Colpa mia, avrei potuto usarle come oggetti contundenti all’uscita di qualche linea metro, tanto per non ridurli alla muffa tra le magliette di Lita Ford e le copie del disco dei Bolgia di Malacoda.
Per i miei romanzi invece ho ricevuto rispettivamente una decina di copie e, dopo un anno, visto che prendevo, sopra le prime 600 copie vendute il 15 per cento su ogni vendita successiva, mi ritrovai 250 euro in conto.
Credo di aver ricavato su per giù 1800 euro in dieci anni, da quando pubblico libri, articoli su riviste e scrivo discorsi per Don Trump. Ma non dalle vendite dei miei libri.