LA FRUSTRAZIONE NEL METAL E COME FARSENE UNA RAGIONE

E’ interessante come certi vocaboli abbiano un loro specifico significato, ma in realtà ne sottintendano uno più profondo, che, di fatto, spiega il primo. Un esempio? Se penso alla situazione del metal di oggi, più di tutto mi viene in mente un’unica parola: frustrazione.Se scrivo “frustrazione significato” su google (non che io non lo sappia già) questo è ciò che trovo:

1) “Mancato appagamento o soddisfacimento.” Poi trovo un significato di questa parola in psicologia: 2) “Stato psichico di profonda depressione o di sconfitta, che insorge di fronte a difficoltà sentite come insormontabili.”. In tutta sincerità, penso che questa sia forse la chiave per capire lo stato d’animo di ogni musicista o appassionato di metal nel 2019.

Certo, è un concetto generalizzabile a qualsiasi cosa e periodo storico. Nasciamo, cresciamo, e arriva un momento in cui siamo abbastanza grandi e maturi da comprendere che tutto ciò che abbiamo, prima o poi, è destinato a cadere.

Ok, i Dream Theater e tanti altri esseri umani dall’animo poetico ci hanno ricordato che The Spirit Carries On, lo spirito continua a vivere, ma la cosa non vale per tutti, anche perché c’è un sacco di gente che vive tutta una vita senza cari o veri amici, e se mi permettete, questa cosa dello spirito sembra un gran bel premio di consolazione.

Prima di uscire dalla generalizzazione, dalla considerazione che la frustrazione può essere con noi per qualsiasi motivo, ricordiamo alcune delle sue principali cause:

A) il lavoro non ti soddisfa o non riesci ad averne uno;
B) la tua relazione non funziona come dovrebbe o non riesci ad averne una;
C) il tuo aspetto non ti piace per niente e non riesci ad averne uno decente; e il più importante…
D) la salute non ti arride e non riesci ad averne.

Tutto può essere, legittimamente, fonte di frustrazione, ma nella tua vita, fortunatamente,  ci può essere anche un meraviglioso piccolo salvavita, la tua grande passione, il tuo hobby del cuore, il tuo scacciapensieri preferito (uno dei…), il tuo rifugio, la tua isola felice in un mare inquinato e pieno di squali: il buon caro e vecchio METAL.

Sì, il metal può essere tutto questo per te e molto di più, quel che ti fa dimenticare di non avere una ragazza (o non come la vorresti), quel che ti fa dimenticare di non avere un lavoro (o non come lo vorresti), e quel che ti fa dimenticare di non avere un gran fisico e sei pure cagionevole di salute (o ci siamo capiti…). Che figata il metallo, beh, sì, meraviglioso, se non fosse che, per moltissimi, il metal è anche un vero e proprio gigantesco motivo di TOTALE FRUSTRAZIONE.

LA FRUSTRAZIONE DEL MUSICISTA METAL

Purtroppo, nel 2019, fare metal o ascoltarlo avendo a cuore le sorti del suo destino (legato a filo doppio o triplo con quello dei veri metallari) è frustrante come poche altre cose al mondo. Se suonate metal, e non fate parte di una delle pochissime band di successo in questo ambito musicale, probabilmente potreste scrivere un tema toccante, depresso o incazzato sulla frustrazione perché sicuramente la conoscete benissimo.

Ce l’avete dentro. I dischi dei grandi gruppi vendono una frazione di quello che vendevano una volta, figuriamoci quelli dei tantissimi artisti underground che non hanno un’audience, anche perchè ci sono tante uscite discografiche da sentire e tantissimi concerti da vedere che sarebbe dura per tutti anche se le cose andassero bene come una volta.

Se suoni metal, e magari pure bene, al massimo ti possono chiedere informazioni sul tuo nuovo album, per capire come ascoltarlo (gratis), è rarissimo che ti chiedano quanto costa. Perché mai dovrebbero pagare per un album di un gruppo che non conosce quasi nessuno quando non si compra più nemmeno un disco delle big band?

Poi adesso c’è Spotify e le altre piattaforme di streaming. Siamo arrivati a un punto che alla gente ormai tira il culo pure scaricare un disco da quanto si è impigrita. Questo non funziona, ovviamente, per i soliti grandi nomi, giusto perchè i nuovi album delle big band diventano subito trendy argomenti di discussione sui social ma se non li hai ancora sentiti puoi sempre sfoderare il tuo cavallo di battaglia e cioè “tanto quella band è finita nel 1988!”.

Ci sono centinaia di band di un certo nome che ormai consentono lo streaming gratuito del loro disco come estremo strumento promozionale, contando sulla passione e la mania collezionistica di qualche old schooler, una categoria ormai in via di lenta estinzione.

Vogliamo parlare delle possibilità che i gruppi giovani, underground o storici (ma non popolari), hanno di suonare in giro per locali decenti? Beh, ho dedicato un intero editoriale al pay to play, se fosse facile non ci sarebbero migliaia di band in tutto il mondo che poco o tanto pagano di tasca propria, sia per suonare dal vivo prima di gruppi più o meno noti che addirittura per realizzare in toto un disco.

In tal senso, è curioso il ribaltamento avvenuto rispetto al passato. Quando il mercato discografico era florido e i dischi vendevano, le label sostenevano le spese di produzione degli album e ti pagavano pure per pubblicare con loro. Ora, molte piccole etichette discografiche ti possono realisticamente dire che se sei un “Mr. Nessuno” il disco te lo devi pagare tu, vedi un bell’articolo di Marco Grosso per Sdangher intitolato Paga che ti passa.

SOGNI INFRANTI

Come se questo non bastasse, anche se un musicista metal sborsasse dei bei quattrini per fare un signor disco, dopo anni di preparazione, centinaia di ore trascorse a suonare in costose sale prova sempre più rare, con un songwriting affinato nel corso del tempo, arrangiamenti migliorati dopo un duro lavoro di autocritica, un giorno giungerebbe il fatidico momento.

Dopo tanti sforzi arriva finalmente a vedere la luce il disco che hai sempre voluto. Ok, non hai potuto permetterti Andy Sneap, Rick Rubin o un nuovo Martin Birch alla produzione, ma sticazzi, ci hai messo sudore e sangue per partorire il tuo pargoletto e vuoi saperlo coccolato e apprezzato e non solo nel tuo quartiere oltre a vederlo giocare (ascoltare) con i bimbi (dischi) degli altri.

Per immettere il tuo album nel mondo del metal dalla porta principale, ben sapendo quanto sia dura farlo di questi tempi, paghi pure un (altro) botto di soldi per suonare di supporto a gruppi storici. Insomma, sei carico come una molla perché questo è il tuo grande momento, hai pure fatto footing e pilates per mesi per buttare giù quell’inestetica pancetta da birra.

Hai provato così tante volte che quei pezzi riusciresti a suonarli anche nel sonno. Hai sognato questo tour da sempre. Fai un grande respiro e ti prepari a suonare la prima data. Sei emozionato come non sei stato mai, nemmeno la tua prima volta. E’ l’occasione della tua vita. Tutto ti ha portato a vivere questo preciso momento. E quando sali sul palco del club non c’è un cane.

Sì, perché a chi non ti conosce non frega un cazzo di te. Perché NON sei un NOME, perché non parlano di te, perché non sei trendy, perché il metal non va di di moda, perché il grosso della gente non ha la minima curiosità di scoprire musica nuova, e perché mancano sia l’educazione che la cultura che consentano di capire l’importanza di ascoltare i musicisti, che accresce tanto chi suona quanto chi ascolta. Non conta nulla che una o due ore dopo, per l’act principale, ci saranno 200-300 o 500 persone, per te sono una ventina, le stesse di quando suonavi nel pub dei tuoi amici, dove eri voluto bene, dove ti ascoltavano, dove sono cominciati i tuoi sogni di gloria.

BROKEN DREAMS, sogni infranti. Allora ti resta solo la consolazione di scrivere su Facebook che hai suonato prima dei Pincopalla (peraltro quando non se li filano più in molti). Chiariamo anche che, stare all’interno di un club ad ascoltare pure i gruppi spalla NON TRASMETTE MALATTIE e ha un COSTO AGGIUNTIVO PARI A ZERO per chi ha già comprato il biglietto o gode di un accredito stampa e invece di ascoltare il gruppo se ne sta fuori (anche al freddo) a fare due chiacchiere o fumare. Tanto ci sono YouTube, Metal Archives e i report dei colleghi sfigati che si ascoltano tutto (sto alzando la mano) da cui attingere…

ALTRE FRUSTRAZIONI METALLICUS

Potrei continuare a parlare di frustrazione dei musicisti per ore, e lasciate solo che vi accenni anche a quella del giornalista, anche se ho già scritto Lo sfogo del giornalista metal su Loud and Proud, e qui non voglio parlare di me ma in generale di chi si sbatte per ore, tutti i santi giorni, per scrivere di musica e per la musica, per i musicisti, per la scena, e nota sempre con rammarico che, al di là di qualche exploit, basta un meme o una foto di tette e culi per sbaragliare i siti metal più letti d’Italia.

Poi ci sono i metallari, e un’altra fonte di grande frustrazione è la loro incrollabile staticità, certo, con eccezioni, ma è difficile provare stima e considerare VERI METALLARI coloro che snobbano totalmente i piccoli locali a favore dei megaeventi, per poi lamentarsi dei biglietti a 100 euro quando quegli eventi sono visti da 30.000 o 50.000 persone.

Sveglia gente, la legge della domanda e dell’offerta si studiava già alle medie inferiori, prima del compimento dei 14 anni. Se la domanda è ALTISSIMA anche il prezzo lo sarà, smettetela di lamentarvi. Pagate o risparmiate, come se a scrivere post su post sui biglietti troppo cari le cose cambiassero.

E sappiamo già come andrà a finire per la stragrande maggioranza di voi. Sia chiaro, nessuno è obbligato a fare nulla nella propria vita, ogni biglietto di concerto, t-shirt o album comprato è sempre un regalo, ma quanto soffre chi ha a cuore una scena così, con metallari che si lamentano dei biglietti a prezzi esorbitanti e poi si fanno mezzo tour in giro per l’europa con i Maiden a rivedere/risentire dal vivo le stesse identiche canzoni suonate da questi ricchi sessantenni?

E il sottoscritto adora i Maiden, e li rivedrà ancora, ma vorrebbe vedere anche dei piccoli nuovi Steve Harris e Bruce Dickinson nel futuro della nostra musica preferita. Io vorrei che questa musica avesse un domani, non mi sembra che sia così ergo sono frustrato. Senza parlare di un’altra piaga assoluta, la trasformazione del metallaro, da attivo partecipante alla scena metal a pantofolaio lamentoso, spesso inacidito come una vecchia zitella dal carattere orribile, che in molti casi passa solo il tempo a ricordare come in passato fosse tanto meglio e a schernire i nuovi artisti.

In passato c’era anche un’audience diversa e non c’erano i social che oggi assorbono tantissimo tempo ai metallari. Ora ci sono fruitori di musica heavy che passano buona parte della giornata mettendo qualche like, scrivendo qualche commento e facendo capire chiaramente come non abbiano neppure letto/ascoltato certi articoli/dischi di cui parlano. Ma chi li legge più certi articoli?

E chi li ascolta più i dischi nuovi per intero senza limitarsi a sentire un poco rappresentativo singolo? Ergo monta la frustrazione di quelli come il sottoscritto. Anche perché molta di questa gente parla, straparla, critica, si lamenta ma non ascolta mai nemmeno una nota perchè ha già tutte le sentenze scritte nella propria testa.

COME FARSENE UNA RAGIONE

Non è facile farsi scivolare sulla pelle le frustrazioni di cui sopra, e le tante altre forme di insoddisfazioni più o meno croniche che dobbiamo soffrire amando qualcosa che non va più di moda da anni e che viene ormai vissuto in modo tanto superficiale e distaccato da molti metallari di oggi  A tutto il profondo malessere testè descritto c’è una soluzione ma questa non è fottersene, quello è il modus vivendi dell’essere umano “medio” in questo periodo storico.

No, io propongo una cosa tanto semplice (a parole) quanto difficile nei fatti. Questa cosa in realtà è composta da due distinte ma fondamentali azioni:

1) Anche se le difficoltà per ottenere quello che si ama a volte sembrano insormontabili (lavoro, relazione, condizione fisica, lo stato di salute del metal) non siate passivi, realizzate qualcosa di concreto (fuori dai social) nel metal, qualunque ruolo abbiate scelto di ricoprire nella scena (musicisti, ascoltatori, addetti ai lavori), fate del vostro meglio ma fate qualcosa, vi sentirete in pace con voi stessi a godere del metal fuori dai ricordi del passato e dalle stanze digitali all’interno dei vostri device elettronici;

2) Ri-scoprite la gioia di ASCOLTARE la musica e FATENE ENTRARE DELLA NUOVA nella vostra testa, non tenete dentro di voi solo quella vecchia. Pensate a voi stessi come a una casa chiusa per anni. Aprite quelle dannate finestre. Ricordate la frase: “Aerare il locale prima di soggiornarvi?”. Può pure piovere per qualche giorno, essere tutto malinconicamente grigio, nevicare o venire una nebbia pazzesca (rara negli ultimi anni) ma prima o poi tornerà il sole. Anche per il metal. E’ non è una frase consolatoria come “hai pestato una cacca, che fortuna!”. Prima o poi la luce tornerà a irradiare la vostra passione. Non vivete nella speranza, enjoy the moment. Capitano, mio capitano! Frustrazione vattene via.  Io sono un metallaro. Io voglio stare bene.