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Gli Avenged Sevenfold odiati all’unanimità e la scissione del gruppo facebook di HM

Tutti quelli che scrivono di metal, come facciamo qui a Sdangher sono impossibilitati a svolgere un lavoro giornalistico. Non possiamo basarci su dei dati precisi e allora andiamo a sensazioni. Giorni fa ho scritto un post, in cui dicevo, tra le altre cose, che gli Avenged Sevenfold sono “odiati all’unanimità”. Il caporedattore di Rock Hard, Maurizio De Paola, grande fan della band, mi ha ripreso dicendo che ai due concerti in Italia lui era presente e anche un pubblico nutrito a sostenerli, quindi di che parlo?

Giusto. Difficile dire per certo le cifre di quanti odiano gli Avenged Sevenfold. Di sicuro sono quelli che ci tengono di più a farlo sapere, rispetto a quelli che li adorano. Un po’ come i Berlusconiani e i Salviniani. Troppi ne sparlano male e non vanno a votare, ed evidentemente parecchi ne tacciono ma li votano. Io stesso, che stimo il gruppo (e che stravedevo per esso fino a Nightmare), ho avuto qualche piccola resistenza a dire, davanti ad altri metallari, che rispetto e ammiro la band americana.

La sensazione, l’impressione, il sentire…

…che percepisco è che stanno sul culo a tanti. E chi li ama si sente intimidito, al punto da non confessarlo neanche agli altri metallari.

Magari non sono odiati da tutti, ma di certo non rappresentano quel gruppo in grado di unire le diverse fazioni, trash e glam, come veniva facile magari ai Twisted Sister nel 1985.

La sensazione, appunto. Non ho dati per quello che sto dicendo. Mi regolo con quanto mi capita di leggere su facebook, ma non solo. La gente che ho tra i contatti, oltre 4000, non mi pare amarli. Aleggia sulla loro testa l’accusa di essere dei poser. Il “poserismo” sembra una puttanata di questi tempi, ma sebbene i metallari non usino quasi più una parola così old school, ne subiscono e infliggono ancora le conseguenze discriminatorie.

So cosa state pensando: i miei amici social la pensano come me ma non come il mondo fuori. Facebook ci ha permesso di costruire un universo su misura per i nostri principi e ideali. Se non siamo fascisti, via i fascisti. Se amiamo il metal, avanti ai metallari. Finiamo per confonderci che là fuori tutti la vedano più o meno come noi, che sostengono le nostre ragioni e che certe cose non interessano affatto o interessano moltissimo in base ai riscontri che notiamo dal nostro diario.

Avenged Sevenfold e il poserismo praticato e taciuto

Sugli Avenged Sevenfold io non mi sono limitato a vedere cosa capitava sul mio facebook, dove lascio pascolare sia i fascisti che i comunisti, sia gli animalisti che i carnivoristi, proprio per il bisogno che ho di usare il social come una finestra attendibile e non un paio di mutande su misura per le mie palle. Sui Sevenfold mi interesso da tempo e leggo ogni cosa che trovo in giro. E ho riscontrato parecchio odio e sarcasmo, anche nei commenti sotto le recensioni di webzines, i portali, nei forum. Avrei potuto cercare in strada, ma non vedo un metallaro vero da dieci anni e fatico a confrontarmi su una band che nessuno dei miei compaesani o quasi conosce. Insomma, io penso che nessuno li sopporti, poi De Paola va a vederli ed è pieno.

Questo cosa significa? Beh, per prima cosa che i social ingannano. A chiacchiere ci sono band che dovrebbero fare sold-out ogni volta che suonano nel nostro paese, se ci basiamo sui like che hanno ricevuto alla pagina. E viceversa, dovremmo trovare un rogo del locale che ha ospitato i Greta Van Fleet, sempre stando al disprezzo che cola dalle bacheche, mentre invece i biglietti sono andati esauriti e il loro live è stato un successo.

E poi vuol dire che purtroppo ogni cosa che scriviamo potrebbe essere smentita dai dati. Se ci fossero, i dati ufficiali e non le dicerie. Non esiste un sito che pubblichi i risultati delle vendite dei dischi e tantomeno dei biglietti venduti a un concerto dei Marduk, per dire. A cosa dovremmo appellarci? Le info ufficiali delle band? Non diranno mai la verità sui riscontri.

Quindi tutto quello che abbiamo noi che scriviamo sul metal, sono le nostre dannate antenne e l’esperienza spicciola. Non potremmo scrivere della crisi dei concerti se non fossimo andati sul campo e avessimo riscontrato una penuria desolante di gente. E non potremmo dire un cazzo sull’incapacità delle band di oggi di unificare il pubblico, se non assistessimo ogni giorno alle discussioni sotto un clip o una news.

Prima certe cose non succedevano (ma come no?)

In realtà ci sono dei motivi che hanno portato a questa degenerazione nelle divergenze. Si tratta di una cosa ben più grossa degli Avenged Sevenfold o del metal in generale. Le distanze di gusti e di pensiero però sono sempre esistite.

Ricordo che negli anni in cui i Queensryche di Empire entravano nella leggenda, c’era chi scriveva a Metal Shock di non capirne la grandezza e trovarli noiosi e tronfi.

L’unanimità era determinata dalla mancanza di un mezzo che potesse diffondere le idee del grande pubblico. Ci si riduceva alle poche lettere che arrivavano nelle redazioni delle riviste specializzate, filtrate da una redazione. E guarda caso, nella rubrica delle mail, i metallari si scornavano già su tutto. I Metallica del Black Album nel 1990 erano già detestati da tanti, ma sulle riviste sembravano dei in terra. Nei referendum vinceva Lars Ulrich come miglior batterista e le copertine, ogni due mesi erano tutte per loro.

Le vendite, allora desunte da una telefonata che le riviste facevano a qualche negozio ben fornito di Roma o Milano, confermavano il plauso generale e i concerti erano sempre stragonfi di sostenitori. Gli sfoghi sulle riviste, sia dei lettori che gli scrittori, non avevano grande riscontro nella realtà. Ricordo infatti che al tempo di Loud, i Metallica tornarono in Italia e trovarono un boato di gente ad accoglierli. E se escludiamo il fan che andò lì per insultare James (e beccarsi un pugno) e un report amarissimo di Grazioli su Metal Shock di Borchi, il resto fu un trionfo. Nessuno osò dire ai Metallica nulla delle interviste spocchiose e le dichiarazioni offensive verso i vecchi fan. Nessuno osò dire al gruppo che Load era una cagata. Pensate a come è andata negli ultimi anni con St.Anger e Lulu, sui social.

Nel 1990-92 conoscevo persone che non li ammiravano, ma la sensazione era che non avessero rivali e dovessero piacere per forza a tutti. Oggi su internet chi può vantare una simile e illusoria unanimità? Persino Padre Pio è odiato e vittima dei meme, figurarsi un gruppo metal.

Il gruppo di HM e il segno dei tempi

Del resto, come ha detto Chamath Palihapitiya, uno dei creatori di facebook ormai pentito, il social sta distruggendo la società. La dipendenza dopaminica data dai like e dai cuoricini, spinge le persone allo scontro, alle falsità e il facile livore. Quindi che oggi non esistano più band come Priest e Maiden (a parte gli originali) è la conseguenza di una divisione sempre più esasperata che la società sta subendo, sospinta dalla logica dei follower e dei mi piace a una continua scissione.

Ma non solo dagli altri, persino da se stessi, che è più grave. Si scrivono pensieri che non corrispondono alla verità al solo fine di vedere qualche cuoricino in più sotto il post.

Di recente mi ha colpito la polemica nata sul gruppo di HM, la storica rivista. Questo gruppo facebook, fondato anni fa da uno che non ha mai scritto su HM e né ci ha avuto a che fare direttamente, è diventato presto, la seconda casa di Vinz Barone, redattore capo del magazine.

I lettori l’hanno accolto a braccia aperte, ci mancherebbe. Anche l’amministratore del gruppo deve essersi sentito onorato di avere coinvolto il responsabile e ideatore di quei numeri che hanno voluto dire così tanto per la sua adolescenza e formazione di metallaro.

Purtroppo tra il boss e il fondatore del gruppo, le cose hanno finito per degenerare. Le ragioni non le conosco e nemmeno ci tengo ad approfondirle. Hanno litigato. E Vinz è stato cacciato dal gruppo del SUO magazine! Per reazione l’ex redattore ha denunciato l’affronto dalla sua pagina facebook e in occasione di una trasmissione radiofonica, chiamando via con se tutti i fedeli seguaci della rivista e dicendo pessime cose dell’amministratore del gruppo che lo ha mandato via.

Poco dopo ha aperto un nuovo gruppo facebook: HM Il primo nell’heavy metal – HM Official. Al momento vanta millecinquecento iscritti. La cosa curiosa e paradossale è che oltre novemila restano a far numero sul gruppo che Barone ha disconosciuto: ovvero HM il primo nell’heavy metal – The Original since 2009.

Probabilmente tutti quei membri sono lì senza neanche ricordarsi più di aver chiesto l’iscrizione al gruppo del 2009. Nemmeno sanno di ciò che è successo e ci mancherebbe; ne parlo io qui perché sono folle. I più attivi invece hanno dato subito retta al “Grande Vinz!” riconoscendogli ragione a prescindere, seguendolo nel nuovo gruppo. Ma la cosa bella è che non ci sono stati cali negli iscritti dell’altro gruppo. Anzi c’è stato un aumento!

Non entro nel merito ma faccio una riflessione che si ricollega a quanto scritto sopra. Curioso che un posto creato per unire gente (che ha condiviso la passione per una rivista) sia finito con una scissione. Questa ormai è una tendenza normale. E se c’è qualcosa che unisce oggi il mondo è proprio il contrasto e la frattura. Anche noi di Sdangher riceviamo più visite se pubblichiamo articoli che stimolano la discussione e non quelli che coinvolgano altri sentimenti e l’armonia. Il contrasto e lo sfanculamento è la moneta spendibile di un mondo che, persino in ciò che ama si ritrova inesorabilmente diviso.