ade

Ade – Il nuovo disco è un po’ una palla!

Se quello che cercate è l’ennesima saga delle malefatte di Loki o magari le escursioni tra i boschi di Pan, allora avete sbagliato disco scegliendo Rise Of The Empire degli Ade visto che qui si parla della Roma caput mundi e basta!
Archiviata la collaborazione con l’etichetta spagnola Xtreem, la band capitolina capitanata da Fabio Palazzola, valica le Alpi ed espugna la fortezza torinese della Extreme Metal Music dando in pasto al proprio pubblico la sua quarta fatica.
Registrato, mixato e masterizzato dalla 16th Cellar Studios di Roma da Stefano Morabito, con le matite di Fabio Timpanaro per la copertina e una line-up sconvolta per l’ennesima volta, esce finalmente un disco tanto atteso. I legionari Ade lasciavano ben sperare dopo Cartago delenda est. Quell’album aveva infatti riscosso meritatamente onore e gloria.

La cosa pregevole riguardo l’estremismo degli degli Ade è che, finalmente, non si parla dei soliti Odino e compagnia Valhallica, temi interessanti per carità, ma dopo anni di gruppi e concepit incentrati sugli dei del nord, iniziamo un tantino a fracassarci gli attributi. No, con la band romana si parla di Storia, la nostra Storia, quella con la S maiuscola della Roma antica. Nello specifico di questo disco la vita, gli onori e le disgrazie di Giulio Cesare, personaggio che non ha certo bisogno di presentazioni.

E senza dubbio sia Veni vidi vici che The Blithe Ignorance, sono due tracce all’altezza del soggetto trattato. La seconda poi ha quegli inserimenti folk con cui gli Ade hanno una buona dimestichezza. Il resto del disco però, risulta un po’ farraginoso, di difficile assimilazione e a tratti, ahimè, un attimino… ehm, palloso.

Gran peccato visto che con i precedenti lavori gli Ade ci avevano regalato delle emozioni forti e dirette come una randellata sulle gengive.
Prendete il terzo, Cartago…, un album con cui l’ascoltatore veniva preso di forza e catapultato nelle più asfittiche e spietate battaglie che segnarono le cosiddette guerre puniche. Gli Ade con quel lavoro sono riusciti a farci sentire le urla, la disperazione e la paura dei legionari, e persino il puzzo delle scorregge degli elefanti. Qui invece non si cavalca furiosi al fianco di Cesare. Onestamente sono rimasto molto deluso perché questo lavoro, a tratti perde di mira il fine riducendo il tutto a una sterile gara, tra i musicisti chiamati in causa, a chi ce l’ha più duro.

Cazzo, gli album precedenti avevano conquistato l’anima di un metallaro affezionato al death fin dai primi passi floridiani, richiamando certe sonorità tipiche di vecchie glorie del genere, facendomi personalmente gongolare di fronte a similitudini degne dei grandi Obituary, giusto per citare un gruppetto così. E invece Rise Of The Empire sembra proprio un passo falso. Il primo per la carriera degli Ade.

Ho paura che i continui cambi di formazione abbiano influito in maniera negativa sugli sforzi coesivi di una band che ha tutte le carte in regola per diventare importante nel metal del Bel paese.
Auguro di vero cuore al buon Fabius, unico membro rimasto della line-up originale, di trovare finalmente i giusti elementi per regalarci di nuovo le emozioni che gli Ade sono stati in grado di suscitare in passato.