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Il metallaro prima dei social – Come si restava aggiornati nel “vecchio mondo”

C’era una volta il metallaro senza social quello che non era bombardato da news metal tutti i santi giorni, quello che al posto dei social aveva altri modi per tenersi anche solo un po’ aggiornato sulle notizie specializzate riguardanti artisti, dischi, etichette e concerti metal nel proprio paese. E vediamoli questi modi, ma prima di descriverli, è importante che, chi non c’era, capisca un punto fondamentale: una volta il metallaro non aveva l’heavy metal alla portata di un solo clic, a volte, anche solo per avere un’informazione, arrivare all’edicola giusta, o all’amato negozio di dischi che trattava pure quelli di musica heavy, chi viveva fuori mano doveva fare un lungo viaggio, quasi come una di quelle trasferte per andarsi a vedere uno dei gruppi preferiti. Credetemi, non ho ma avuto questo problema, ma conosco ragazzi che hanno fatto i salti mortali per restare aggiornati e comprarsi i dischi senza spendere a scatola chiusa, cosa che comunque si faceva a prescindere per i gruppi preferiti.

Ma dicevamo dei modi di restare aggiornati prima dei sociali, e allora vediamoli:

1) I negozi di dischi, dove molti metallari andavano non solo quando avevano la voglia di comprare uno o più dischi (in cd, vinile o cassetta c’è stato un tempo in cui la parola digitale non si pronunciava ancora in ambito musicale, e nemmeno MP3 o streaming), ma anche solo per sentire cosa stesse bollendo in pentola nella scena. Questi luoghi, ormai vicini all’estinzione, erano autentici “Templi del metal”, di culto tanto quanto certi piccoli artisti, una sorta di “Bar del Sport” in versione metal che erano il ritrovo abituale di capelloni, musicisti e appassionati di ogni genere, ognuno conciato a seconda dei propri gusti musicali, e dove avresti potuto sentire questa conversazione:

“Avete sentito il nuovo Fear Factory Demanufacture?”

“Blasfemo! Quella roba moderna l’ascolterai tu, per me quest’anno c’è solo il nuovo Blind Guardian!”.

“Ehm, scusate se m’intrometto, ma l’avete ascoltato Symbolic dei Death?”

“No, perché Draconian Times dei Paradise Lost dove lo mettete? E poi ai concerti gothic c’è pure la gnocca!”

“Sì, ma non quanta ne trovi a vedere i Cradle Of Filth“.

Chiacchierate così ti facevano capire quanto il metal, dopo la scorpacciata di band di classic hard & heavy degli anni ’80, negli anni ’90 fosse diventato un crocevia di tante diverse sonorità, con sperimentazioni e innovazioni non a tutti gradite. Poi però arrivava l’amico che metteva d’accordo quasi tutti: “Ragazzi, questa tenetela solo per voi mi raccomando (dopo pochi minuti la sapevano tutti…), ma gira voce che venga in Italia a suonare King Diamond!

“Evvai!!! Ma chi te l’ha detto?”

“È una voce che gira che un nostro distributore di dischi avrebbe sentito da un suo collega tedesco con cui fa tape trading di bootleg”.

Quello era un altro mondo…

2) Le riviste specializzate, quando andavano forte, erano molte e dentro ci trovavi tutto l’essenziale: le date di uscita dei dischi, spesso posticipate più volte, le anteprime dallo studio, le esclusive track by track, le interviste promozionali, le recensioni con i top album e le grandi delusioni, i report, i poster, gli speciali retrospettivi, le notizie più importanti. In alcune c’erano addirittura la rubrica della posta e gli annunci. I nomi di queste riviste li sappiamo in molti: H.M., Rockerilla (che prima di prendere une piega indy trattava un bel po’ di hard & heavy insieme con tutto il resto), Metal Shock, Metal Hammer, Flash, Metal Maniac, Psycho, Classix Metal, Grind Zone, Thunder, Hard, Power Zone ecc. Delle riviste specializzate riparleremo in futuro ma se n’è già occupato con dovizia di particolari il nostro Francesco Ceccamea nella prima pubblicazione editoriale in materia, il suo Shocking Metal. La storia del giornalismo metallaro in Italia. Dateci una letta. Merita.

3) La TV ha sempre piuttosto snobbato il metal, salvo trasmettere però storici concerti metal ai tempi di Videomusic quando ricordiamo di aver visto Iron Maiden, The Almighty e un sacco di altra bella roba senza dimenticare tanti videoclip di artisti hard & heavy anche durante la programmazione generalista. Ci sono stati anche show dedicati alle sonorità heavy, come Headbanger’s Ball e Superrock su MTV, nella versione italiana del canale era competente Enrico Silvestrin, o Sgrang e Indies sulla vecchia Videomusic di cui ricordiamo Attilio Grilloni e Paula Maugeri)

4) La radio italiana ha quasi sempre trascurato il metal nella sua programmazione, specialmente nei canali nazionali, fatta eccezione per i gruppi più mainstream come Metallica, Guns’N’Roses, AC/DC ecc. che hanno i loro pezzi più commerciali ancora in programmazione. Altra cosa sono alcune notevoli eccezioni, come la milanese Radio Peter Flowers con il dj Marco Garavelli (l’amico Marco Grosso ci si è fatto una cultura). Fondamentali, e stoici, anche gli show radiofonici locali come lo storico Loud n’Proud, condotto da moltissimi anni dalla coppia di “bischeri” toscani Luca Guiotto e Claudio Pino, che hanno ormai intervistato quasi tutti i grandi artisti italiani, negli ultimi anni grazie a Radio Diffusione Pistoia e in collaborazione con la radio digitale Maximum Radio di Michele Bertoli, partita dal nulla pochi anni fa e con un riscontro crescente. Nel modenese, parte della mia formazione musicale, la devo anche un certo dj Enzo, che oltre a far ballare i metallari del posto in una discoteca di Sassuolo che si chiamava Oasis, aveva un programma hard & heavy, High Voltage, diventato poi Creep Radio, uno di quei programmi da ascoltare in religioso silenzio registrandolo con una cassettina per carpire tutte le sonorità sempre nuove che arrivavano dalle metal band di ogni parte del mondo. Se oltre al metal vi piace anche il rock, anche quello un po’ duro, di certo il lavoro di Virgin Radio è da salvaguardare, anche perché il resto della programmazione nazionale ghettizza pure il classic rock tranne Hotel California e pochi altri classici.

5) Il modo più affascinante per restare aggiornato sulle novità legate al mondo del metal era forse il tape trading, ricevere per posta dei pacchetti da altri metallari, attraverso scambi oppure ordini veri e propri fatti direttamente agli artisti. Questi pacchetti potevano contenere preziosissimi demo, cd, vinili o audiocassette con bootleg di concerti non ufficiali registrati in qualche modo. Oltre al contenuto musicale, di solito c’era pure una letterina o un messaggio che a volte arrivava addirittura dagli artisti stessi che ti ragguagliavano sui loro progressi e le loro successive mosse discografiche.

6) Un’altra componente importante per i veri appassionati erano le fanzine cartacee, ben più brevi e artigianali delle riviste specializzate ovviamente, ma di certo realizzate con una passione contagiosa, anche queste foriere di informazioni preziosissime e a volte di vere chicche. Chi all’epoca le collezionava, probabilmente ogni tanto ci butta un occhio sopra ancora con affetto e nostalgia, e non senza una ragione.

7) Gli amici, quelli che spesso erano solo dei fruitori dei quattro precedenti canali e poi ti raccontavano la loro versione della storia del metal, con storie che a volte finivano pure per essere false o solo parzialmente vere ma che finivi per berti perché allora non c’era altro. Tutto questo è diventato tutto sommato superfluo quando è arrivato:

8) L’Internet pre – social, che era un po’ come un far west, con contenuti ancora da verificare, non sempre attendibili e poi sempre migliori con la creazione di tutti i siti ufficiali, uno per ogni gruppo di un certo livello. Oltre ai siti ufficiali, hanno cominciato a spuntare nella rete anche i primi siti italiani specializzati nel metal. Nel “Bel Paese”, tra i primi a cimentarsi con la musica heavy, di base imitando la struttura delle riviste e aggiungendo solo i forum/messageboard, diventati i nuovi bar/salotti per i primi metallari digitali, ricordiamo Metallus, Truemetal e Metal.it. Le risse verbali dopo certe edizioni del Gods of Metal, sull’organizzazione e non solo, molti se le ricorderanno ancora…

LA PIRATERIA DIGITALE

Parallelamente, venivano fuori i primi programmi di file sharing di massa, come Napster, quello preso di mira dai Metallica con un’azione legale, quando la band di San Francisco si rese conto che tramite il programma, nato a metà del 1999 e durato un paio d’anni, erano stati condivisi online dei brani del gruppo di Lars Ulrich e James Hetfield. Dopo e durante Napster si svilupparono anche altri nuovi software per ila condivisione dei file audio e video, con l’esplosione dei torrent, un metodo di condivisione di materiale audiovisivo che ha preso piede al punto da essere ancora utilizzato, anche se molti siti alla Piratebay sono spesso stati bloccati per l’evidente violazione delle norme antipirateria. Una volta sviluppatasi in modo capillare la pirateria digitale, niente è mai stato più come prima, con una riduzione drastica delle vendite di dischi e singoli solo minimamente compensata negli ultimi anni dalle briciole guadagnate dagli artisti grazie alle piattaforme di streaming.

LA SCELTA: IL BUONO, IL BRUTTO, IL CATTIVO
Ora, un appassionato di musica può: 1) scegliere se acquistare ancora il supporto fisico di un disco (con una certa ripresa del vinile ma si parla sempre di dati di vendita molto limitati); 2) ascoltare moltissima musica e vedere video di ogni tipo su youtube, assolutamente gratis; 3) ascoltare quasi di tutto grazie allo Streaming conveniente di Spotify o altre piattaforme; 4) scaricarsi illegalmente un po’ di tutto, magari per mettersi un disco o la discografia di un gruppo sulla chiavetta usb e ascoltarla nello stereo dell’auto.

COMING SOON
In futuro ci occuperemo anche della figura del metallaro da Facebook, quello dell’ascolto della musica e della lettura “fast food”, quello che ha tutto a disposizione o quasi ma che in realtà di rado si assapora qualcosa fino in fondo come chi è nato nei tempi in cui si bramava ancora l’uscita di un album per tantissimo tempo. Erano gli anni in cui io leggevo l’anticipazione sulla tracklist del nuovo album di King Diamond di prossima pubblicazione e me la scrivevo sopra un pezzo di carta, immaginandomi un ipotetico track by track nella mia mente, quasi già scrivendo un’anteprima di un album di cui non avevo ancora ascoltato nulla. E sapete una cosa, io lo farò ancora, e molto presto…