Cari sdangheri, oggi mi è capitato tra le mani uno di quei dischi di cui è sempre difficile parlare, ossia un lavoro anche interessante, ma che a mio avviso poteva essere migliore, oltretutto inciso da uno dei più iconici musicisti italiani, che io rispetto molto. Claudio Simonetti.
Mi spiego meglio, un mostro sacro della musica, scrittore di meravigliose colonne sonore di film che hanno fatto la storia del cinema del nostro Paese (in tempi in cui ancora il fare film richiedeva una certa dedizione e attenzione) decide di fare un nuovo disco, usando il moniker della band che lo ha reso famoso (modificato di poco aggiungendogli il proprio nome, a scanso di equivoci e onde evitare confusione con gli altri membri della band degli anni settanta, Fabio Pignatelli e Agostino Marangolo, i quali fondarono i Goblin Re-birth prima e i Back To The Goblin in seguito, se non erro).
Questo artista non può che essere fonte di stima e rispetto, e si circonda di artisti più o meno conosciuti del panorama nazionale (Cecilia Nappo e Federico Maragoni provenienti dal progetto Black Mamba e Bruno Previtali, già con Simonetti nei Daemonia, poi nei New Goblin, poi divenuti Goblin Re-loaded ed infine Claudio Simonetti’s Goblin, spero di non aver saltato altri passaggi, non me ne vogliate) e da alle stampe questo pregiato disco strumentale e una raccolta di pezzi famosi (The Very Best Of- Vol.1), che sono sì ben prodotti, arrangiati e attentamente curati, ma sanno un po’ (appena appena) di mossa commerciale.
Andiamo a esaminare questo The Devil Is Back per capire.
Dieci canzoni, delle quali due sono prima e seconda parte della sigla di una trasmissione televisiva della RAI degli anni 1976-77 condotta da Pippo Baudo (scelta che mi ha lasciato perplesso, devo dirlo).
Si va dalle canzoni perfette per una ennesima colonna sonora come Revenge a pezzi che poco hanno a che fare col resto del disco (se non per evidenziare il superiore talento del maestro Simonetti) come Agnus Dei, dove la tastiera raggiunge livelli impareggiabili, alla succitata sigla (bella, come sigla, ma non ci vedo grandi collegamenti con il ritornante diavolo del titolo del disco, il quale ci guarda stravaccato e sviolinante dalla copertina curatissima di questo disco dei Claudio Simonetti’s Goblin).
In pratica, con grande imbarazzo, mi trovo a dover dire che, a mio modesto parere, The Devil Is Back risulta un ottimo esercizio di stile che nulla aggiunge e nulla toglie a quanto proposto in passato dal maestro Simonetti, dal quale, devo dirlo, mi sarei aspettato un lavoro più lontano dagli schemi che lo contraddistinguono, magari proiettato verso sonorità meno scontate.
Lungi da me il volermi permettere di esprimere un parere negativo sul lavoro, che resta un prodotto di pregio, spero di avere in futuro il piacere di sentire Simonetti alle prese con qualcosa di un po’ più sperimentale e moderno.