Nella Lombardia di noi sbarbati nei primissimi anni 80, se volevi farti una cultura e scoprire i nuovi gruppi metal dovevi avere due “armi”. Una radio decente che poteva registrare e una bella scorta di cassette audio vuote. L’appuntamento fisso era dopo cena, per me una volta alla settimana (anche se andava in onda tutti i giorni) con Radio Peter Flowers e il programma Linea Rock condotto da Marco Garavelli.
Parlo del 1982 e poi per gli anni a seguire, quando quindicenne con frenetica apprensione accendevo la mia sgangherata radiolina mono (il convento passava quella), e ci ficcavo dentro una bella C 60, marca TDK o Sony o se capitava anche semi sconosciute, comprate ai mercatoni in pile da 10 o 20, a meno di 900 lire l’una.
Nel 1982 non esisteva nulla che poteva parlare di metal, se non qualche articoletto sparso su Rockerilla o se avevi culo, qualche numero di Kerrang in inglese che qualche amico ti portava se faceva una vacanza a Londra. Poi il nulla.
Ebbene, dopo cena, partiva la trasmissione e tu schiacciando “rec” ti registravi tutto quello che passava per quella mezz’ora o poco più (la memoria traballa) sperando che le canzoni ti piacessero. A volte veniva trasmesso anche qualche demo tape, tipo Adramelch o Touch Of Evil, se no i vari gruppi di allora, oggi famosi, allora belle promesse e poco più.
Se poi c’era l’intervista al personaggione metal c’era da incazzarsi, perché quella sera poche canzoni e troppe chiacchiere. Dio, Lemmy, Roger Glover, Cronos, Bruce Dickinson, da Linea Rock ci sono passati tutti. Il giorno dopo scattava il “travaso”: altra cassetta vuota, radiolone con la doppia piastra (a volte fattosi prestare da un amico) e si copiavano solo le canzoni che ti piacevano di più. Qualità schifosissima, ma per noi era oro puro. Poi ti facevi la compilation, con la copertina fatta a mano o coi trasferelli (lettere e numeri, anche gotici, che si compravano in cartoleria).
Fotocopie a go go per gli amici, da portare a scuola e lo scambio di cassette in classe era un vero e proprio mercato nero. Mi ricordo che Marco Garavelli dava l’indirizzo per ordinare i demo e infatti, risparmiate le poche migliaia di lire necessarie, ne avevo ordinati tre o quattro. Necrodeath, Adramelch e altri sconosciuti che poi sparirono nel nulla.
Così e avanti per almeno quattro o cinque anni, finché nel 1987, già abbondantemente maggiorenne, comprai un bel giradischi e mi diedi al vinile. Scuola finita, lavoro che galoppava, riviste metal in edicola, non ascoltai più Linea Rock, perché nel frattempo frequentando un negozio di dischi a Milano, molto fornito, trovavo e ascoltavo tutto lì.
Le cassette che avevo registrato, tante da riempire uno scatolone, si persero in un trasloco da Sesto a Milano, ma il ricordo è indelebile. Spiegare a un ragazzino di 14 anni di oggi cosa volesse dire recuperare un album da una canzone di una radio locale, con fatica, sudore e soldi risparmiati sulle misere paghette, sembra impossibile, forse manco capirebbe, lui con un click di un secondo si scarica la discografia di 20 gruppi.
Semmai Garavelli leggesse sto pezzo, gli direi “grazie”, perché se ho potuto appassionarmi al metal è grazie a lui. Oggi le audiocassette sono mezze tornate di moda, costano un casino e nessuno usa quelle vuote, ma noi ci abbiamo speso un sacco di soldi, tolti ad altre cose.
La biografia dice che Radio Peter Flowers fu fondata a Milano il 3 settembre 1979 per iniziativa Pietro Fioravanti, un negoziante di calzature che commercializzava scarpe e borse col marchio Peter Flowers (nome inglese di Pietro Fioravanti) ai tempi molto noto.
La prima sede fu in piazza delle Bande Nere a Milano in casa dello stesso Fioravanti, Salvi Casucci ci ricorda che il primo nome dell’emittente fu Radio Giungla. Pochi mesi dopo con un trasmettitore da un kilowatt Itelco in via San Michele del Carso 2, nel retro del negozio di Fioravanti, nasce Radio Peter Flowers. Successivamente la sede della radio sarà trasferita dapprima al primo piano di via San Michele del Carso 2, poi in via San Galdino 5 sempre a Milano. Radio Peter Flowers trasmetteva dagli fm.104,500 e 96,900 e, successivamente, 104,800 e 100,600.
Nel corso degli anni ’80 l’emittente vivacchia per entrare in crisi negli anni 90, a nulla servì il cambio di denominazione in Peter Flowers Fm e il cambio di musica: toccherà a Ezio Costa l’ingrato compito di chiudere l’ultima diretta il 30 maggio 1993. Dalle sue ceneri nasce Radio Italia Vera, poi diventata, a sua volta, Station One. Le frequenze di quella che fu Radio Peter Flowers sono oggi occupate da Radio Italia Network (99,600) e Radio 24 (104,80).
Chi non è milanese come me, avrà vissuto, se ragazzino in quei primi anni 80, le stesse emozioni con altre radio locali, che magari avevano la stessa modalità di trasmissione di pezzi rock e metal.
Mi manca, tanto, quel periodo ribelle e spensierato, che non tornerà mai più. Viva Radio Peter Flowers !!!