Olve Eikemo o grumpy cat? Abbath o grottesco gnomo dei boschi norvegesi? La differenza è sottile ma per questa volta forse è meglio lasciar parlare le immagini.
Inutile introdurre Abbath. Non si sa sei sia nato in contemporanea all’uscita di Kiss dei Kiss del 1974 o che il disco sia una evocazione generante di Abbath stesso. E non si conosce nemmeno se da pargolo avesse già il viso imbrattato di bianco e nero; di certo c’è solo che ha una faccia da schiaffi, sottolineata da un corpse paint fatto col culo.
La cosa potrebbe essere stata non voluta ma le pose che gli Immortal assumevano nei loro video erano così dementi che strappavano un sorriso pure al più serio dei metallari e hanno fatto sì che un intero genere si riassumesse in un solo frame di video che immortala la celebre “posa del granchio”.
Metallari persi nella foresta? Ce li abbiamo. Che, incattiviti, suonano nella neve? Ce li abbiamo. Asce, accette e mazze chiodate? Abbiamo anche quelle.
E niente, gli Immortal sono così lo stereotipo del black metal e fanno ridere già di loro senza l’ausilio di nessuna
didascalia.
Forse solo i boomer (data la natura dell’articolo permettemi i termini più cringe del momento) ricorderanno che dietro al suddetto Abbath, buffo metallaro ubriaco truccato male, c’è il frontman e fondatore di una delle più note band nella storia del black metal norvegese.
Schierato dalla parte “buona” del black metal (quindi fanculo la religione, la politica e altre frociate che i metalloni tanto adorano disprezzare) e restando in una gelida confort-zone fatta di tanto inverno, neve, foreste ghiacciate, bufere, demoni e fatine del nord è quasi impossibile non amare Abbath. Persino il Führer apprezza.
Ma come può un musicista di tale spessore, amico di personaggi che hanno reso turbolenta la scena metal norvegese (rispettivamente vittima e carnefice) e anche membro fondatore di una delle band più solide del black stesso, passare per fenomeno da baraccone?
Boh, non lo so. Qualcuno avrà pensato che sarebbe stato divertente – e in internet le cose divertenti sono le più importanti, nascono improvvisamente e nel giro di poche ore tra click e condivisioni sono già virali.
L’importante è che qualcosa faccia ridere. Soprattutto se si associa il tutto a gattini più o meno coccolosi.
Chi non ama i gattini?
E per citare la regola 39 del web: un gatto conduce a un altro gatto.
Tutto ebbe più o meno inizio così, poi la cosa sfuggì di mano un po’ a chiunque. Dopo le prime memes è stato più che naturale finire in questo modo. Abbiamo, ad esempio, un Abbath per ogni momento e occasione di vita.
E celebrazione.
E Abbath ha pensato bene di farsi un intero tour in corpse-paint togliendoci anche il piacere di usare photoshop o di sprecare neuroni per trovargli la didascalia più adatta.
E come dimenticare poi la simpatica occasione di vincere del merchandising partecipando al contest di “Imita Abbath”? I fan più devoti hanno finalmente potuto far fruttare le loro abilità da make-up artist acquisite guardando i video tutorial di Clio make-up riproducendo niente altro che il face-paint del chitarrista del loro cuore.
In tale occasione Season of Mist decise anche di caricare un video tutorial per aiutare i metallini in difficoltà.
Inutile misurare quanto i black metallari siano adirati nei confronti di Abbath, il suo attegiamento è profondamente intollerabile. Sono incazzati neri quanto il loro metal: Abbath sta mettendo in ridicolo il black.
Come fosse mai stato l’opposto.
Ma ad Abbath la serietà, come tante altre cose, tipo la salute, interessa poco. Della “buona immagine” del black metal, anche, se ne infischia completamente. Da uomo adulto ha invece tratto del buono dall’immagine buffa di se stesso che gli hanno appioppato sfruttando l’occasione a suo vantaggio.
E questo suo attegiamento ha riscosso così tanto successo che ormai i fan lo acclamano anche quando sale sul palco completamente ubriaco, o fatto, o ambedue. L’importante è che suoni, male, ma che suoni comunque e che, ovviamente, sul palco ci resti.