Da quando in qua la scuola, vecchia o nuova che sia, è una roba di cui fidarsi? Possibile che i metallari siano tutti così diligenti e secchioni, in questi ultimi anni? Che fine ha fatto lo spirito di ribellione che spingeva i Mayhem a cagare in testa ai Metallica e agli Entombed? La mia domanda però è un’altra. Se si vuole mettere su un gruppo per non cambiare assolutamente il mondo (per quanto piccolo e rassicurante sia quello che si è scelto di abitare) che senso ha mettere su un gruppo? Perché affrontare incazzature, squilibri mentali, esaurimenti e depressioni al fine di non cambiare assolutamente nulla di nulla?L’arte è sempre in guerra con ciò che è stato fatto prima. Ok, si devono studiare i classici, conoscere le regole e poi però trasgredirle, perché non c’è altro modo per riuscire a trovare se stessi. L’individuo non può davvero raggiungere la propria verità restando entro confini stabiliti da altri. Deve fissare i propri, superando quelli degli altri. Si tratta di un passaggio fisiologico e salutare. Nel metal questo non avviene. E gli Annata nera, che sono un trio all’erta e pieni di esoterico brio, fanno bene il loro compito. Prendete il minuto quattro della title-track, così struggente. Vacuna Mater Sabinae poi ha una partenza davvero dolente. Scrivono ottimi riff, infilano sovente suggestive stanze piene di smog esistenziale, ma sono l’ennesima band black metal italiana che sprofonda nei solchi abusati di antichi sentieri ormai consumati allo sfintere… ops, volevo dire lo sfinimento.
Si mettono il face-paint, usano pseudonimi evocativi e scelgono l’inintelligibilità. Vale a dire che urlano in dialetto, credo sabino, cose che a stento si riesce a capire. Ed è un peccato perché io speravo davvero di capire le loro parole, così da beccare qualche frase ispirata che potesse elevare dei buoni passaggi di musica estrema, a parentesi più dolorosa e stimolante. Purtroppo non mi è possibile accedere alle liriche. Peccato.
E non vorrei mi fraintendeste. Gli Annata nera sono una buona band. Probabilmente se non avessi voglia di rompere i coglioni al mondo, potrei cavarmela con una rece gregaria di questo tipo: Il trio di Rieti esordisce con questo lavoro che non teme di strappare i peli nel culo di Satana. Grande equilibrio tra slancio carnivoro e brecce emotive a metà tra Darkthrone e Cradle Of Filth. Un black metal e ultra-convinto che onora i dettami di madre tenebra e regala momenti di grande enfasi ossianica.
Ecco, tutti contenti. Lo so, capisco benissimo, è difficile trovare qualcosa di nuovo da dire, ma non tollero che vi si rinunci in partenza. La vecchia scuola è male. Ogni scuola va bruciata. E chi parla di Satana e lo fa in modo così cruento, dovrebbe mangiarsi a colazione professori come Abbath e Fenriz, non seguire in modo pedantesco le loro vetuste direttive.