John Cyriis lo preferivo quando era rapito dagli alieni o ritornato nel suo pianeta dopo una piccola vacanza sulla terra passata a far metal. E invece rieccolo, scorbutico e con un gruppo di sgherri a sua disposizione che non invidio proprio. Al di là dei casini che sta combinando a livello di concerti, una roba alla Axl Rose, ma senza i miliardi di contorno, la questione album non è che vada tanto meglio. Non mi riferisco ai rinvii ma al risultato. Davvero vi aspettate qualcosa di valido? Io no. E infatti l’ascolto di The Way Of The Mechanism mette in luce una produzione al limite dell’amatorio; di questi tempi può anche passare, per carità. Già mi immagino chi griderà alla beata ortodossia alzando le cornine e la birra. Il brano del resto non è malaccio. Power metal anni 80 piattone e noiosetto come si conviene al genere, ma che non la tira troppo per le lunghe. Il piglio c’è e le capacità dei musici sono indiscutibili.
L’interpretazione di John Cyriis è pure discreta, tolto quando prova ad alzarsi verso il minuto e cinquantacinque. Lì giunge un acuto falsettone che una volta in cima regge, ma sdrucciola un po’ nella salita. Ci fosse stato un produttore gliel’avrebbe fatto rifare. Siccome John è solo e comanda tutto lui, condizione ottimale per il suo precario equilibrio nervoso, ecco il risultato.