battaglie

The Heavy Battles – Le grandi battaglie del metal!

Ogni giorni le webzines e i blog riportano i botta e risposta di Kerry King a Mustaine o di Robb Flynn al fantasma di Mario Brega, ma in fondo queste piccole schermaglie gossippare sono robetta in confronto alle grandi battaglie che abbiamo visto consumarsi durante il dipanarsi epico del nostro genere di riferimento. Contese lunghe decenni, combattute a colpi di insulti, cazzotti, denunce, pedate nelle palle e persino omicidi. Concediamo alla nostra vacillante memoria di rivivere alcune delle più suggestive battaglie del metal, roba che solo i Manowar d’annata potrebbero musicare adeguatamente i poderosi e letali cozzi!

Ogni band ha nella propria storia una piccola guerra intestina. Ricordate per esempio i Saxon di Biff Byford e Paul Quinn vs Graham Oliver e Steve Dawson, la più recente menata di rimbrotti tra KK Downing e il resto dei Judas Priest che non dimentichiamolo, fino a un decennio fa erano in guerra nera con Rob Halford; Paul Di’Anno contro gli Iron Maiden che per un po’ hanno lottato anche contro Bruce Dickinson; Van Halen d’attrito con David Lee Roth, Kai Hansen e gli Helloween, Sebastian Bach e gli Skid Row… potremmo continuare ancora e ancora. Impossibile in questa sede esaminare tutte le grandi e piccole battaglie che ci hanno tenuto occupato le chiacchiere in birreria per infinite serate, ma vorremmo concentrarci su una serie di scontri esemplari e forse mai conclusisi davvero, checché ne dicano i manager.

Duello all’ultimo greatest hits per i L.A. Guns – Oggi sono tornati assieme e a vederli suonare o rilasciare interviste quasi non ci si crederebbe, ma Phil Lewis e Tracii Guns, rispettivamente frontman e chitarra/anima/ mente dei L.A. Guns, hanno fatto patire ai fan in dieci lunghi anni (dal 2005 al 2015) una disputa sul nome che per un certo periodo ha portato sul mercato due distinte entità della band. Da una parte c’era quella di Tracii, che possedeva il 50 per cento dei diritti sul monicker e dall’altra i L.A. Guns di Phil Lewis e il batterista Steve Riley, che era il detentore dell’altro cinquanta per cento dei diritti sul nome. In questo periodo, a parte le fuffose raccolte e dischi di cover venuti fuori da entrambe le parti, sono usciti un paio di album dei L.A. di Phil Lewis, entrambi abbastanza ignobili. Tracii di contro, tolta la parentesi Brides Of Destruction, la superband in cui era coinvolto e che aveva causato la sua cacciata dal gruppo, dopo il 2005 non ha combinato granché, a parte cercare di rovinare l’umore ai suoi ex compagni. Dal 2016 i L.A. Guns sono tornati assieme e hanno realizzato due lavori per Frontiers, anche se Steve Riley non è più della partita e potrebbe, se gli rodesse il culo, mettere in giro una nuova versione dei L.A. Guns e ripartire da dove Tracii aveva interrotto la commedia.

La lunga marcia di riavvicinamento tra Tony Iommi e Ozzy Osbourne. Quando il vero e unico vocalist (pfui!) dei Sabs si ritrovò fuori dalla band, non la prese molto bene e nel tempo riconobbe come responsabile di una simile decisione il baffuto e gigantesco ex-bullo che al tempo di scuola lo lanciava fuori dalla finestra solo perché Oz era strano. E anche nel 1979, la stranezza resa ingestibile dalle droghe, convinse Iommi a “spingere” Oz fuori dalle scatole. Stavolta il cantante non era più un povero skinhead scalzo perduto per le strade di Birmingham. Stava messo anche peggio, ma c’era Sharon con lui. E presto cominciò l’ascesa solista che tutti conosciamo. Il risultato di quello che Ozzy riuscì a fare in quei primi anni 80, a parte restare vivo e mordere animali, era inevitabilmente rapportato a quello che la sua ex band non riusciva più a fare, vale a dire dei grandi album. E in effetti, escludendo la ripartenza sprint con Ronnie Dio, i Black Sabbath, dal 1983 persero la lucidità e poi la credibilità. L’esibizione al Live Aid del 1985 lasciò il pubblico con la speranza di rivedere ancora insieme la formazione storica ma i tempi non erano per niente maturi. Anche se negli anni successivi Ozzy ha giurato che, non fosse stato per delle pesanti clausole contrattuali che li tenevano separati, lui si sarebbe di nuovo fiondato nei Black Sabbath già allora. La cosa non avvenne e col tempo, le battute, i motti e le dicerie tra Osbourne e Iommi, che non ha mai amato le piazzate e le discussioni a distanza, sono continuati. Fino alla possibile reunion del 1992 che alla fine non si fece ma costò comunque una nuova separazione da Ronnie Dio. Tra l’altro Ozzy sembra aver sempre nutrito un forte complesso d’inferiorità (e c’è da capirlo, poveretto) nei confronti dell’homo elficus. In ogni caso, alla fine degli anni 90, la rimpatriata avvenne davvero, con un paio di inediti dimenticabili a far da ciliegina su una torta live. Ogni serata del tour prevedeva un abbraccio tra Ozzy e Tony, che a vederlo eseguire sembrava una specie di danza sessuale tra un caimano e un maiale, ma al pubblico sembrava un finale struggente degno di Love Story e tributava lacrime festose scuoiandosi le mani in applausi violentissimi. Da lì in poi è cominciata fino a oggi la definitiva deizzazione dei Sabs Mark I.

L’omertosa rottura tra Slash e Axl Rose. I Guns N Roses, la speranza del vero rock and roll negli anni 90 in balia del grunge, si imbalsamarono dopo l’incidente degli spaghetti. La cosa avvenne con l’uscita di Slash dalla band. Axl aveva i diritti sul nome e una sempre più grave confusione mentale. Poteva quindi usare la band come scusa per prendere psicofarmaci. Il gruppo di fatto non fu più tale, nonostante per circa dieci anni si sia trasformato in un porto di mare fatto di turnisti di lusso e terapisti superpagati. Quando ormai nemmeno Rose credeva più all’uscita del nuovo disco Chinise Democracy, l’album uscì davvero e vendette anche bene. A livello di critica fu un mezzo disastro (anche se a Dj Ringo piacque abbastanza). Slash intanto si divertiva con i Velvet Revolver insieme a Duff e Matt Sorun. Alla fine il denaro comprò la pace tra il chitarrista e Mr. Rose, definitivamente arreso a fare qualsiasi cosa che non fosse una reunion. A oggi i due sono “amici” nella stessa band. In realtà non ci sono prove che tra loro vi sia mai stato un reale chiarimento o anche solo uno scambio di convenevoli.

Robb Flynn vs The World. A oggi il leader dei Machine Head è la persona più odiata dai metallari dopo Phil Anselmo. Che si tratti di vecchie band nu metal dimenticate o qualche ministro del metallo che conta, la vicina di casa o una capra grindcore, il chitarrista e urlatore americano ha sempre pronto un fuckkkk! nei confronti di chiunque gli passi davanti. La capacità di irritare e la perdita di credibilità di Flynn sono inversamente proporzionali alle qualità e il tiro della sua band, che nonostante i frequenti cambi di rotta stilistici, ha sempre mantenuto un livello creativo alto e una botta dal vivo che è difficile dimenticare.

Ronnie James Dio vs Vivian Campbell. Il chitarrista della prima formazione dei Dio ha fatto onore alla vecchia storia sulla scarsa riconoscenza di Adamo. Ne ha parlato anche Max Stefani nell’intervista a Sdangher: “Più certe persone ti devono la loro carriera e meno te lo perdonano”. E Campbell, che oggi omaggia con i Last In Line i Dio, ha deciso di passare dalla celebrazione a un nuovo percorso discografico fatto di album originali e inscenando una ritrovata attitudine metal, dismessa dopo anni trascorsi a fare da impiegato dei Def Leppard. Curioso questo cambio di rotta considerando che Vivian è lo stesso che fece così incazzare Ronnie, da spingere quell’ometto pepato ma tendenzialmente mite, ad augurargli la morte in videoconferenza. Tutti e due, Vivian e Dio, se la sono dovuta vedere con un male incurabile. Il primo si è salvato e il secondo è andato dove il nome più gli compete.

Dave Lombardo e gli avvocati degli Slayer. E a proposito di paci commerciali, ricordiamo la telenovelas tra Dave Lombardo e gli Slayer. Il prodigioso batterista iniziò a farsi venire il mal di pancia già alla fine degli anni 80 e lasciò definitivamente il gruppo dopo il live Decade Of Aggression. Per lui iniziò un decennio controverso, fatto di sperimentalismi (Grip Inc. Fantômas, PHILM) e inaspettati ritorni alle origini (Testament). La ricongiunzione con gli Slayer nel 2001, passò inspiegabilmente in sordina e, nonostante due uscite discografiche piuttosto convincenti si concluse dodici anni dopo in modo ancor più squallido e rumoroso che nel 1994, con Dave che batteva cassa per problemi economici e gli avvocati della band che invece gli comunicarono di essere pregato di lasciare il posto e andarsene via. Licenziato.  Oggi che King ha ufficializzato la fine degli Slayer viene il rammarico. Non tanto per il fatto di non poter più rivedere Lombardo con Araya e Kerry ma per la triste e squallida conclusione di carriera di una delle più grandi metal band di sempre. Tra la morte di Hanneman e le parole poco rispettose di King sui vermi che se lo stavano mangiando, l’espulsione così formale di Dave e un ultimo disco che probabilmente è anche il più brutto, gli Slayer scendono dal palco per sempre, ammaccati e spompi.

Satanisti e libertini mannari vs La Chiesa. Cradle Of Filth e Deicide hanno portato avanti le loro crociate al contrario in difesa della libertà d’espressione e del libero mercato. Questa battaglia dopo tanti anni fa ridere, riducendosi a una serie di marachelle sacrileghe create ad hoc per suscitare scalpore e vendere qualche disco o maglietta in più, anche solo a gente che poi avrebbe bruciato il tutto. Glenn Benton e Dani Filth hanno mostrato indiscutibili qualità istrioniche e provocatorie, ma la loro ficcante protesta contro i benpensanti cristiani ha prodotto giusto qualche pavido e ignorante articolo sullo “scandalo heavy metal”, aumentando a dismisura la cattiva fama delinquienziale e perversa del popolo ‘tallico, invero malavitoso e maniacale quanto il Gabibbo, ma vallo a raccontare ai fans delle Bestie di Satana.

Megadeth Vs. Metallica Vs. Napster. Storia antica e stranota. Dave Mustaine nel 1982 era felice e alcolizzato nei Metallica. Hetfield e Ulrich conclusero però che due ubriaconi in una band erano gestibili ma tre no e così sbatterono fuori il rosso terribile che, riavutosi dalla delusione, giurò guerra ai Metallica per il resto della sua vita e organizzò la sua vendetta sotto forma di una band. I Megadeth sono stati fino al 1987 alimentati dall’odio per i Metallica e altre droghe. Dopo che Dave si disintossicò non smise di parlar male dei suoi ex-comprimari, ma intanto stabilizzò una nuova formazione che conquistò risultati di critica e di vendite considerevoli. Il successo placò parzialmente il risentimento di Mustaine, ma ci sarebbero voluti altri undici anni e un doloroso confronto “documentato” tra lui e Lars, prima di “riappacificare” davvero il Dave con il resto della band, purtroppo senza una reunion. Intanto Lars Ulrich e James Hetfield, risolta la questione Mustaine, decisero diedero il via a una guerra senza prigionieri nei confronti del sistema di filesharing Napster. Vedere quei poveri nerd in tribunale suscitò l’indignazione di milioni di altri nerd. I Metallica dovettero riconoscere che il loro pubblico era composto interamente da nerd e che dovevano arrendersi all’evidenza di stare trasformando una crociata contro un sistema teoricamente illegale e dannoso per la loro industria, in un enorme razzo nerd superaccessoriato Apollo Saturn V su scala 1/1110101 verso il proprio stesso culo. Le cose finirono con la morte del sistema discografico, battuto a tavolino… dai nerd. Gli stessi nerd che oggi comprano i vinili traversiti da Metallica del 1983 e fanno le cornine sui social sparlando di quanto suoni di merda Lars Ulrich e di come il vero metal sia quello dei Trivium e degli Avenged Sevenfold.

Guns N Roses Vs. Vince Neil Vs. The Crue. Spesso le battaglie cominciano molto prima di scendere in campo e darsele sode fisicamente. Il frontman dei Motley Crue aveva iniziato a sentirsi emarginato e poco rispettato dal resto del gruppo già all’indomani del suo rilascio dalla prigione, in seguito all’incidente che finito con la tragica morte del batterista Razzle degli Hanoi Rocks. Neil era alla guida, esatto. Da lì le difficoltà di comprensione tra lui e il resto dei Crue crebbero con la dipendenza spericolata di Nikki e Tommy e laforzata sobrietà di Neil. Le cose migliorarono quando, a seguito di una picchiata sul fondo del barile, Sixx e Lee si ripulirono e passarono dalla bamba alle bombe sexy di Baywatch. Il ritorno alla lucidità coincise con le supervendite di Dr.Feelgood e il successo mondiale definitivo consacrato da un megatour con i controcazzi. Troppe cose belle per farsi girare i coglioni. Vince quindi indirizzò la propria maretta verso altri bersagli fuori dalla band: i Guns N Roses. Per cominciare aumentò le occasioni in cui poter rilasciare frasi offensive nei confronti di Axl, che esasperato da tanto sarcasmo finì per sfidare ufficialmente a duello Vince Neil con l’intenzione, confermata anni dopo dal suo ex manager McGee, di uccidere il frontman dei Crue. Per fortuna il cantante non accettò mai di scontrarsi con Rose ma non trovò il modo di colpire i Guns in qualche altro modo. Izzy Stradlin, reo di averci provato con la moglie di Neil e, dopo essere stato respinto, averla colpita signorilmente con un calcio allo stomaco, dovette vedersela con la furia del singer dei Motley, che durante una qualche cacchio di cerimonia mediatica lo stese con un pugno in faccia. Finita la faida con i Guns, Vince Neil rivolse di nuovo la sua frustrazione all’interno dei Crue. Dopo un 1991 favoloso, la band si ritrovò in un 1992 di grandissima merda. I contrasti tra il singer e gli altri del gruppo raggiunsero il culmine in sincrono con le vendite milionarie di Nirvana e Pearl Jam. Neil perse il posto nella band (o se ne andò, come dice lui). E poi perse anche la figlia per un male incurabile. Da lì collassò in una carriera solista votata all’autocompiacimento e un attitudine da Prospero (la peste è fuori e io festeggio nel mio palazzo). I Crue ricominciarono con un nuovo cantante, Corabi, ma le vendite li ridussero in ginocchio nel giro di un paio di anni. Il rientro di Neil non fu amichevole. Loro avevano bisogno di lui e lui era lì, ma che gli succhiassero le palle se avrebbe chiesto mai scusa a qualcuno. La band fece un album controverso come Generation Swine e vivacchiò di raccolte e scandal-tapes fino agli inizi degli anni 2000, quando il mondo si ricordò dei Crue (e chissò perché anche dei Duran Duran). Il mese prima erano dinosauri imbarazzanti su VH1 e il mese dopo riempivano i locali e poi gli stadi. Come negli anni 80, i soldi hanno finito per ricordare a Nikki e Vince che in fondo si sono sempre voluti bene. Soprassediamo sui balletti tra scioglimenti e reunion degli ultimi anni e le cure dimagranti poste in clausola per qualcuno che ha esagerato col burro d’arachidi.

Phil Anselmo e i Pantera. L’ultima faida in ordine cronologico è stata quella tra Phil Anselmo e i fratelli Abbott. Il primo aveva praticamente costretto la band a fermarsi per sfinimento dovuto alle sue bizze, le dipendenze e i continui progetti paralleli con cui toglieva tempo ed energie a quella che avrebbe dovuto essere la sua unica vera missione, cantare nei cazzo di Pantera. Oggi è ritenuto da moltissimi fan come il responsabile morale della morte di Dimebag, ucciso mentre si esibiva con i Damageplan, per mano di un esaltato stalker dei Pantera. Anselmo pianse su you tube per la morte del “fratello” Dime. Il fratello vero di Dime, Vinnie Paul però non si lasciò impietosire, dicendo al cantante di non presentarsi al funerale, di non farsi vedere mai nei paraggi della tomba di Darrell e ancor meno intorno al culo dell’Abbott ancora vivo. A poco sono valsi i proclami di riconciliazione tra Anselmo e ciò che restava della band, e di una possibile reunion tra Rex, Paul e Phil con Zakk Wylde a fare da jolly per sostituire” l’insostituibile”. La morte di Vinnie Paul ha definitivamente messo un punto ai sogni di quei fan più incoerenti e impenitenti… ma non ai vaneggiamenti di Anselmo. Nonostante i Pantera siano ormai Storia, Phil sta assicurando che presto o tardi, una band tributo, con Rex, Zakk e qualche altro amico, sarà in giro a omaggiare chi non voleva proprio avere più nulla a che fare con lui.

Euronymous vs. Varg vs the World. Che palle. Sì, ne abbiamo parlato e riparlato per anni ma anche in questo articolo bisogna che ci infiliamo la più sanguinosa e “credibile” di tutte le battaglie, quella tra Varg ed Euronymous uniti e poi divisi contro il mondo intero. Alla fine Vikernes, sociopatico con accidentale talento compositivo, finì per risolvere a pugnalate una serie di blande dicerie in merito a un potenziale desiderio espresso da Euro di ucciderlo. Dopo l’uccisione del leader dei Mayhem, tutto il calderone del black metal norvegese finì per diventare davvero quel fenomeno raccapricciante che l’articolo di Kerrang! profetizzava senza esserne troppo convinto. Uccisioni, chiese bruciate, arresti, nazismi e infine, una sfilza di album registrati di merda ma con una indefibile sensazione di purezza, che è l’essenza della vera imbecillità.