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Quando il Trueismo si sposa con l’Ideologia – 10 casi di metallo politico!

La cosa che mi ha più appassionato dell’universo metallico è sempre stata la totale assenza di tabù a livello tematico. Nel corso degli anni le nostre orecchie hanno potuto godere di una sterminata varietà di adorabili nefandezze che nessun appassionato di ogni altro genere musicale può vantarsi di frequentare. Si va infatti dagli episodi talmente splatter da divenire comici, agli assalti all’arma bianca verso le religioni, passando per droghe, guerre, violenze e depressione, in un gioco che spesso va al rialzo nel cercare lo shock e l’effetto (anche sgradevole) sorpresa. Tutto è ben accetto dagli adepti del sacro verbo metallico e niente può essere escluso. Proprio niente?
No, in realtà qualcosa che ancora non è stato sdoganato del tutto c’è: la politica. È opinione diffusa che sia meglio tenere separate musica e politica. Nei forum e nei siti specializzati a volte si troncano sul nascere discussioni di carattere politico, si cancellano commenti quasi come se fosse pericoloso parlarne. E chi fa così non ha tutti i torti, perché spesso non si riesce a parlare di politica in modo sereno.

La politica nel metal è argomento scomodo, mette inevitabilmente sotto una luce diversa chiunque ne parli e a volte fa riferimento a una storia recente, dove spesso i crimini contro l’umanità sono ancora tangibili e percepiti terribilmente vicino. In realtà, in modo più o meno velato, a volte i nostri beniamini hanno eccome dato risvolti
ideologici ai loro pezzi e se andrete a leggere i testi delle canzoni troverete più messaggi politici di quelli che pensate. Anche in questo ambito alcuni gruppi hanno fatto da precursori.

Ecco i 10 casi e relative canzoni più chiacchierati del politicamente impegnato (o se preferite scorretto) del metal.

Slayer – Angel of Death

Auschwitz, the meaning of pain
The way that I want you to die

Gli Slayer sono il classico caso in cui una band riesce a flirtrare con tematiche scomode come il nazismo senza essere per questo essere messi alla gogna. Gli Slayer sono gli Slayer, sono fighi e cattivi. Possono dire quello che vogliono e non si discutono. E poi loro hanno sempre negato ogni risvolto politico nella loro musica, quindi che problema c’è?

Sepultura-Refuse/Resist

Army In Siege
Total Alarm
I’m Sick Of This

I Sepultura (soprattutto quelli di Chaos AD) per un lungo periodo hanno urlato al mondo il loro anti-capitalismo e incitato la rivolta dei ceti sociali più bassi. Il vecchio Max Cavalera poi ha proseguito il percorso politico spostando la mira della band su tematiche più tribali ma il messaggio di fondo è rimasto lo stesso. Se già erano passati i tempi primordiali della furia death metal, con Refuse/Resist e pezzi simili, i Sep hanno trovato il perfetto stile per esprimere la loro protesta.

Brujeria-Raza odiada

Hermanos mexicanos – no séan huevónes
Holocausto de la raza – Ya empezó

Band formata da ex-membri di Fear Factory, Napalm Death e Faith No More che hanno adottato pseudonimi messicani e atteggiamenti da Narcos. Fortemente anti-americani, sono tra i gruppi più politicamente espliciti nel mondo metal e il loro death-grind calza a pennello la denuncia in musica. Per non farsi mancare nulla ci infilano dentro anche un po’ di satanismo, comunismo, incitamenti alla rivoluzione e storie di traffico di droga. Insomma una piacevolissima accozzaglia.

Impaled Nazarene-Ghettoblaster

Ghettoblaster, nervegas, kill!

Se si parla di politicamente scorretto impossibile non menzionare la combriccola capitanata da quel mattacchione di Mika Luttinen. La miscela esplosiva di black metal e punk di Suomi Finland Perkele è intrisa di nazionalismo, sessismo e ovviamente il satanismo più becero e dozzinale. Ghettoblaster lascia spazio a poche interpretazioni e ricalca perfettamente lo spirito della band.

S.O.D.-Fuck The Middle East

Fuck the middle east
There’s too many problems

Questa specie di all-star band (membri di Anthrax e Nuclear Assault + un tizio di nome Billy Milano) nata quasi per gioco entra direttamente con il primo album nel firmamento del thrashcore. Caratteristica principale degli americani oltre alla velocità folle e i brani brevissimi, una generale demenzialità talmente offensiva e no sense a cui è difficile trovare una chiave di lettura. Non si possono prendere sul serio, ma c’è chi l’ha sempre fatto e Fuck The Middle East è forse il pezzo che ha generato più polemiche.

Carnivore-Male Supremacy

Testosterone mates with adrenaline
Bearing a son of insane aggression
Woman will never know or understand
The power men feel to kill with their hands

Altri fuoriclasse del politicamente scorretto, altro mix di nefandezze ciniche e violente in salsa hardcore e metal. Nichilismo e soprattutto sessismo la fanno da padrone nel loro primo album omonimo. Con Male Supremacy quel figaccione di Peter Steele (che manterrà la sua voglia di irritare i benpensanti con i Type 0 Negative) come si suol dire,”la tocca piano”. Il brano non potrà non essere apprezzato anche dalle nostre metallare in gonnella che
sapranno farsi una risata leggendo il testo. O almeno mi auguro.

Napalm Death-Siege Of Power

Siege of power
They made you a tool
While others were ruling
You were being ruled

Forse il gruppo che più di tutti spinge sugli ideali politici senza remore. Shane Embury e gli altri “protestoni” che si sono avvicendati in oltre 30 anni, a partire dalla copertina del primordiale Scum del 1987 fino al disco che sta per uscire (ehm, quando sarà pronto, ovviamente) ci scaricano addosso un concentrato di nichilismo e anarchismo che va a braccetto con una produzione a dir poco cacofonica. Fortemente anti-fascisti e anti-capitalisti, i Napalm hanno anche il non trascurabile merito di essere stati tra i pionieri del genere. Siege Of Power è solo uno dei tasselli del loro marcio mosaico.

Spite Extreme Wing-Non ducor duco

Ora, uniti, l’ordine diventa:
“Avanti si vada!”
Spiriti arditi coesi dal miracolo
d’un sogno leso.

C’è anche spazio per un po’ di Italia. Spesso criticati non solo per le presunte ideologie ma anche per gli atteggiamenti un po’ da prime donne, gli Spite prediligono un approccio politico più filosofico e non troppo diretto. Black metal in lingua madre dai forti connotati nazionalisti e storici. Non ducor duco è un inno all’individualismo, all’azione guidata dall’amor di patria e ai sogni nati dalla disobbedienza.

Sacred Reich-Surf Nicaragua

I know a place
Where you’re all going to go
They’ll pay you to kill
If you’re eighteen years old

Altra formazione thrash U.S.A. che ha come propria bandiera la forte critica verso il sistema interventistico americano. Spicca rispetto agli altri gruppi un forte messaggio pacifista e di uguaglianza tra i popoli. Non è un caso che nello stesso EP Surf Nicaragua venga proposta la cover di War Pigs, altro brano di denuncia verso la guerra ed i suoi architetti. Il brano specifico poi riesce a combinare efficacemente denuncia sociale, ironia e un ottimo thrash.

Taake-Orkan

Til Helvete med Muhammed og Muhammedanerne

Quello dei blackster norvegesi Taake, è forse il caso più chiacchierato degli ultimi anni. Hoest, la mente compositiva del gruppo, forse guardando alla lezione degli Slayer (ritrattamenti compresi) dopo alcune provocazioni razziste ha visto infoltirsi lo schieramento degli indignati che dalle parole sono passate ai fatti. In realtà da questo punto di vista non è che ci sia stato nulla che non si fosse già sentito nel black metal. Orkan resta uno dei brani dove il messaggio di razzismo e nazionalismo è più esplicito.

Ovviamente questi sono solo i casi più noti al grande pubblico. In verità nel sottobosco underground si trova ben di peggio e in molti si sono divertiti a estremizzare sempre più un messaggio politico disturbante e scorretto. Un attimo però… si sta parlando sempre e solo di musica. Non è detto che la si possa apprezzare solo se condividiamo il messaggio che trasmette. Del resto se così fosse il popolo metallico sarebbe pieno di adoratori di satana e serial killer. Perché non può essere altrettanto per la politica? Se la proposta musicale e lirica fosse di qualità sarebbe così strano apprezzare sia Marduk che Stryper, sia Forgotten tomb che Gamma Ray, sia Absurd che Ratos de porao… giusto per citare 3 categorie con messaggi agli antipodi?

Quale è il limite stabilito oltre il quale il politicamente scorretto è veramente troppo? Esiste veramente questo limite? Personalmente quello che trovo fastidioso è quando la musica viene relegata ai margini della proposta.
Questo limite è labile ma perfettamente percepibile nel caso, per esempio in cui durante i concerti vengono intonati slogan politici tra un pezzo e l’altro. La sensazione in quei casi è che della musica non importi più niente a nessuno e che faccia da scudo per le vere intenzioni degli attivisti. Ovviamente poi ci sono personaggi, artisti o presunti tali che non fanno politica con la musica ma il cui pensiero e le cui dichiarazioni sono ben note (Varg Vikernes è il caso più lampante). Ma questo non vale forse per ognuno di noi?

Oggi più che mai la censura può avere effetti opposti a quelli voluti dai censori. È allora giusto continuare a combattere contro chi vuole strumentalizzare la musica? Il fatto di non schierarsi né pro né contro significa giustificare ogni oltraggio? La risposta in tasca non ce l’ho. Per il momento preferisco seguire l’istinto e dare al metal carta bianca. Se io stesso non lo avessi fatto 20 anni fa, durante i primi timidi approcci alla musica pesante, mi sarei perso un sacco di bella roba.

Su metal e politica abbiamo già avviato il discorso con un altro articolo. Cliccate qui, se volete leggerlo.