Ultime notizie: L’ondata di thrash metal che da mesi imperversa con rinnovato furore sull’Europa, ha recentemente investito in pieno la penisola iberica. La testimonianza del nostro inviato passa attraverso l’uscita di un album che dimostra l’incredibile progresso di una band, spagnola per l’appunto, che arriva sugli scaffali dei negozi (si fa per dire, ndr) in questo inizio 2020, tanto prodigo di nuove uscite nell’orbita del metallo estremo.
I Demonik, band madrilena all’attivo dal 2007 (prima con il moniker Demon, cambiato in Demonik nel 2012) ha abbandonato il cantato in spagnolo che contraddistingueva il precedente Las Cenizas De La Tierra del 2013, scegliendo una virata verso l’inglese, più consono a una band di levatura internazionale e perfetto per il genere proposto. La loro musica, altrettanto evolutasi dal passato, è oggi un ottimo thrash metal in stile Bay Area, con momenti death che emergono in diversi passaggi e influenze power che aleggiano appena sotto la superficie, soprattutto grazie al violino di Roberto Jabonero che fa capolino qua e la.
A dispetto di una copertina abbastanza minimale, a mio parere decisamente migliorabile (daje ragazzi, un po’ di cura anche nella grafica non avrebbe guastato) ne è venuto fuori un disco dalla produzione professionale, che dimostra un’attenta pianificazione dei pezzi e un gran lavoro in fase di scrittura; necessario vista la predilezione dei nostri amici spagnoli per le canzoni lunghe (ma molto lunghe, Voices From Hell dura ventiquattro minuti e passa!)
Se c’è una critica che posso muovere a questa band spagnola è di aver davvero messo molte differenti sonorità in questo Rise From Chaos, forse anche troppe, al punto che ascoltando certi passaggi più powa oriented e i pezzi più thrash (come Burning My Soul, ad esempio, violentissima in apertura del disco) sembra di aver a che fare con gruppi diversi tra loro che si sono subaffittati l’album. Una maggior chiarezza nella direzione scelta dalla band avrebbe certo giovato, evitando confusioni superflue.
I pezzi di ottimo livello non mancano, si prenda la buona prova data con Chaos o con Monster, tracce dall’andamento deciso e sostenuto che dimostrano le indubbie doti della band. A mio avviso riescono meno le composizioni più lunghe e melodiche, come la già citata Voices From Hell o To Live (altro malloppone da tredici minuti) che alla fine risentono di una sensazione di deja vu nelle parti meno grintose, appesantendo un lavoro che, se fosse stato più scarno e breve ne avrebbe, credo, giovato.
In attesa di una scelta stilistica più chiara, però, ci resta un album godibilissimo, con momenti davvero notevoli, che rappresenta la testimonianza di una realtà come quella dei Demonik, alfieri di un thrash diverso e progressivo proiettato verso il futuro.
Anche in Spagna, dunque, il metallo massiccio gode di ottima salute.