Sono un appassionato di cinema e negli anni ho collaborato con alcuni siti e riviste specializzati nel genere. Uno dei siti che seguo con più interesse è Cinema Estremo , per i film che mi segnalano e il buon lavoro critico praticato con una certa frequenza. Ho voluto fare una chiacchierata con il diretto responsabile e scoprire che si tratta di Paolo Chemnitz, nato come critico musicale sulle pagine, ma tu guà ma tu guà, di Metal Shock!
1 – Allora, cominciamo parlando un po’ del sito. Avete scelto di trattare il cinema al limite, quello che disturba e che sbatte in faccia al mondo le sue stesse brutture, deviazioni e schifezze varie. La scelta di una nicchia solo in apparenza, perché l’estremo trascende i generi e può venir fuori da un horror, da un drammatico, da un demenziale o un film tipicamente d’autore. Ma non sono forse un po’ estremi tutti i veri capolavori del cinema?
Il cinema bisogna viverlo in maniera stratificata, è praticamente impossibile dividerlo in film estremi e film non estremi. La linea di demarcazione tra il politicamente corretto e ciò che viene ritenuto offensivo e sconvolgente prima di tutto è soggettiva. In secondo luogo, in un’ottica istituzionale, questa linea non la tracciamo di certo noi cinefili, ma chi detta le regole del gioco, della morale e del costume nel mondo in cui viviamo. Se ci pensi, spesso è la censura che decide cosa è estremo e cosa non lo è! Alcuni film dalle tematiche controverse (spesso legati al cinema drammatico) riescono a bypassare questi paletti attraverso un approccio autoriale di taglio psicologico o simbolico (comunque non didascalico), altri lavori invece, pur mostrando immagini forti, aggirano la forca con intelligenza evitando di scadere nel gratuito. Comunque è vero che c’è dell’estremo in tanti capolavori del cinema, pensiamo ai film di guerra che hanno fatto epoca, alle tante storie con protagonista il Male in tutte le sue forme, ai drammoni con la famiglia disfunzionale di turno al collasso, al cinema d’autore nichilista e/o esistenzialista, la lista è infinita e giustamente non comprende soltanto il versante horror/splatter/gore.
2 – Oggi è sempre più dura scrivere di cinema. Sul cartaceo sembra che non esista più neanche un’editoria specializzata di un certo prestigio. Ricordo un fermento tra Lindau e Falsopiano verso la seconda metà degli anni 90, ai tempi della moda critica diffusasi dopo il successo dei film di Tarantino e gli indipendenti americani e lo sdoganamento del cinema bis predicata da Nocturno in Italia. Il cinema era diventato divertente da leggere e da studiare. Ricordate quegli anni? Oggi vi risulta che escano cose interessanti in libreria, sul cinema estremo?
Gli anni novanta sono stati una decade in cui molti appassionati si sono seduti e hanno avuto il tempo di riflettere su ciò che era accaduto durante i 70s e gli 80s. La televisione da anni aveva preso in mano tutto, al cinema ci andava poca gente, in fin dei conti durante quel decennio era di moda affittarsi una videocassetta per starsene beati e seduti sul divano di casa. Negli anni novanta io andavo al liceo e proprio grazie alle VHS ho avuto modo di conoscere le basi del cinema che apprezzo oggi. In una decade in cui il cinema di genere si era ridotto ai minimi termini, i vecchi sapienti hanno avuto il tempo di pensare al passato: probabilmente sono nate così le famose retrospettive di Nocturno o i vari testi imperniati (anche) su un cinema diverso. Pensa a quello di Hong Kong, di cui finalmente si scrivono libri su libri da ormai due decenni. Oggi l’editoria sul cinema estremo si muove a macchia di leopardo, qualche bel volume sul cinema bis è stato realizzato di recente dalla crew di Bloodbuster, altre cose si possono invece recuperare in inglese grazie alla FAB Press, una casa editrice che non delude mai.
3 – Il web in apparenza tiene viva l’illusione che chiunque possa “giocare” al critico e trovare un suo pubblico. Purtroppo è sempre più dura. Internet ha coperto tutto il divulgabile. Non basta più scrivere di un film. Se prima di scrivere una recensione qualsiasi si guarda su google, se ne trovano già tre o quattro, magari modeste ma ci sono. Tutto quello che si poteva ri-raccontare sul web è stato ri-raccontato e indicizzato, trasportato dai libri, dalle sale, alla rete. Ora restano le opinioni come unica fonte di scambio originale. I social però sono la casa ineludibile delle opinioni e un discorso più argomentato su un blog o in un sito di recensioni finisce per essere ignorato. Come vivete tutto questo voi di Cinema estremo?
Proprio per questo motivo circa tre anni fa ho sentito il bisogno di compiere uno step ulteriore, aprendo il sito e lasciando la pagina Facebook come semplice vetrina diretta per i nostri affezionati lettori. Non abbiamo alcun gruppo social e raramente condividiamo le recensioni al di là della nostra pagina, non ci interessa partecipare a una gara di like come fanno in molti. Preferiamo un approccio low-profile al solito strombazzamento di recensioni cotte e mangiate o ancora peggio scritte con il culo, per fortuna chi segue con passione il cinema sa di chi può fidarsi e ha i suoi saldi punti di riferimento. I social costituiscono il caos che si consuma nel giro di poche ore, ben vengano le opinioni di tutti ma senza motivare il proprio pensiero non è possibile confrontarsi sul cinema. Ecco perché il sito è anche un angolo di paradiso per chi vuole informarsi senza il rischio di incappare nel simpaticone di turno che trolla per noia o per frustrazione.
4 – Mi sorprende la vostra continua alternanza di titoli tra cose recenti e altre meno, chicche rarissime e cult anni 80. L’estremo è ovunque nel tempo, ergo c’è sempre stato, giusto? Ma cosa determina le vostre scelte? Vi svegliate una mattina con un film in testa o prendete le vecchie Guide al Cinema Splatter dei fratelli Castoldi e i libri di Curti e li ripassate in padella sul vostro sito un titolo dopo l’altro?
Mi piace alternare il presente al passato, la recensione di un film appena uscito con la retrospettiva di un’opera di cinquant’anni fa. C’è un filo logico che lega tutto questo, assolutamente, infatti le varie recensioni hanno un approccio storico, dove tengo in considerazione ogni possibile collegamento temporale. Se poi pensi che un capolavoro come Häxan – La Stregoneria Attraverso i Secoli è del 1922 e tra due anni saremo nel 2022, la risposta arriva da sola, il viaggio è lungo e si perde negli albori del secolo scorso. Riguardo la scelta dei titoli, un po’ mi baso sulla mia collezione di DVD (oltre duemila film) un po’ sull’istinto del momento. Chiaro comunque che la curiosità e la passione mi rendono sempre assetato di novità, vivere solo di ricordi sarebbe alquanto avvilente e questo vale per il cinema, per la musica, per la vita stessa. Guardiamo avanti senza dimenticare quello che c’è dietro.
5 – Immagino sia sempre più dura trovare film interessanti da trattare. Inoltre avete un discreto passo. Da quanti elementi è composta la vostra redazione?
Adesso rimarrai stupito dalla risposta ma Cinema Estremo da qualche tempo è gestito interamente dal sottoscritto, dopo che inizialmente siamo stati in tre a farlo nascere e crescere su Facebook fin dal 2011. Attualmente mi occupo del sito e di tutte le recensioni, ne scrivo una al giorno nei ritagli di tempo dopo aver visto (o rivisto) un film, alternando il cinema con l’altro mio grande amore, la musica (al momento scrivo per OndaRock da un paio di anni, storicamente infatti nasco come critico musicale, avendo iniziato nel lontano 1999 sulle gloriose pagine di Metal Shock). Cinema Estremo ha comunque dei partner selezionati con i quali si collabora per rassegne o festival.
7 – Dopo il repulisti degli anni 90 è arrivato il torture porn. Cosa ne pensi? Esiste davvero come scuola e può rivendicare i suoi purulenti frutti nel cinema di oggi o si è trattato solo di una scemenza di una critica allo sbando che non riesce più a spiegarci il cinema, se non raggruppando pochi autori in una cesta e mettendoci sopra una parola composta? E poi, secondo te, ha ancora senso basare il cinema sul discorso della politica degli autori definita dai francesi negli anni 50/60?
Il Torture-Porn è stata la risposta al post undici settembre, alla guerra in Iraq del 2003, alla prigione militare di Guantanamo. Una reazione irruenta alla violenza che filtrava durante quel periodo: mostrare tutto questo non è solo cinema horror, è in parte una denuncia sociale che per alcuni registi ha rappresentato un gioco molto divertente (vedi Eli Roth), a volte gratuito ma a mio avviso capace di svegliare dal torpore un cinema horror al tempo ancora troppo adagiato sui modelli passati. Poi sono arrivati i francesi (Aja, Laugier, Bustillo & Maury ecc ecc) e l’asticella si è alzata ancora di più, seguendo altre vie. Può sembrare azzardato, ma proprio alcuni registi horror francesi del nuovo secolo sembrano aver ereditato quel discorso della politica degli autori degli anni della Nouvelle Vague, poiché in alcuni dei loro film la personalità e il gusto estetico fanno davvero la differenza. In un certo senso, il cinema indipendente ancora salvaguarda la figura del regista, parliamo di cinema non come intrattenimento ma come forma di espressione puramente personale del cineasta di turno.
8 – Difficile sconvolgere il pubblico. Me lo sento ripetere da quando ero piccolo. “Basta vedere cosa mostrano i telegiornali” aggiungono poi i tromboni. A tal proposito ricordo certe foto di omicidi mafiosi che vidi sul TG a dieci anni ma erano poca cosa in confronto alle trasformazioni in La cosa o le molestie unghiute di Freddy Krueger che trasmetteva Italia 1 al martedì, dopo I ragazzi della terza C. Oggi il discorso è ben diverso. Non ho mai fatto un giro nel deep-web ma di sicuro lì c’è roba che farebbe impallidire Buddy Giovinazzo e Jim Van Bebber. Secondo voi qual è la frontiera del tabù che solo il cinema potrebbe sondare producendo qualcosa di costruttivo e non distruttivo?
Bella domanda. Nel 1949 Georges Franju sconvolgeva il pubblico con il breve documentario Le Sang Des Bêtes, incentrato sui mattatoi di Parigi. Parliamo di decenni fa. Ecco, la realtà sconvolge più di ogni altra cosa, quindi sono proprio i documentari il mezzo più efficace per abbattere i tabù in maniera costruttiva. Col tempo abbiamo conosciuto i famigerati Mondo Movies, poi i vari controversi shockumentary, la strada dunque è questa e lentamente l’ultrarealismo sta tornando di moda, anche grazie a registi che girano film shock con piglio documentaristico.
Tipo Ulrich Seidl e il suo ultimo pazzesco Safari. Purtroppo il grande pubblico è privo di sensibilità e si rifiuta di guardare la realtà, la evita a prescindere, quindi ripudia ogni immagine sconvolgente (per poi gustarsela in privato, con atteggiamento ipocrita e voyeuristico). La frontiera dunque è ancora lontana, perché abbattere i tabù significa sensibilizzare al mostruoso, al deforme e accettarlo come tale, come parte integrante del reale. Nessuno è pronto, soprattutto in un periodo storico in cui si tende a demonizzare ciò che può minare anche solo minimamente il proprio orticello borghese. Il deep-web a tal proposito non ci riguarda, anzi in quel mondo deformare o alterare la realtà credo possa essere più facile del previsto. Meglio Combat Shock di Buddy Giovinazzo, non ci sono dubbi!
9 – Tra i titoli che hai citato sul sito, per il meglio del 2019, ho notato Joker, il cui successo ha sorpreso molta gente. E Joker è un film estremo, siamo d’accordo. Ma se l’estremo diventa una moda c’è qualcosa che non funziona, non credete? L’estremo dovrebbe essere capace di far fuggire la gente dalle sale e non di trascinarcela… Eppure sono molti i film di successo ad aver raggiunto il grande pubblico: Cane di paglia, Taxi Driver, Pulp Fiction, Natural Born Killers, Fratelli, Zombi, The Passion, L’esorcista… perché certe volte roba estrema conquista la gente e certe altre sembra passare inosservata?
Perché conta l’approvazione mediatica, ovvero che ne parlino in maniera continuativa giornali, televisioni o riviste. Ecco perché lo stupro in Arancia Meccanica è universalmente riconosciuto come una scena cult girata da un mostro sacro del cinema, mentre quello più straziante e realistico presente in I Spit On Your Grave del 1978 no. Contano comunque tante cose, anche chi ha girato quel prodotto, paragonare Zarchi a Kubrick è ovviamente inopportuno. Però appena un film varca la soglia dei media diventa automaticamente fruibile per tutti, il caso più eclatante fu quello di Irreversible di Gaspar Noé, salito alla ribalta dei TG per la presenza nel cast di Monica Bellucci. Ne parlavano ovunque. Certo, quella scena di stupro lasciò il pubblico occasionale basito, ma ancora oggi quello è il film di Noé che conoscono un po’ tutti ed è un peccato, ne ha fatti altri addirittura migliori. A volte basta poco e si finisce al di là della linea di confine, un po’ per caso e un po’ per fortuna. Ecco perché alcune opere diventano di pubblico dominio e altre restano sepolte a vita nel giro underground. Riguardo Joker, è un film estremo perché parla di solitudine, di vita ai margini, di violenza metropolitana, di ossessioni quotidiane. C’è tanto Scorsese tra quei fotogrammi, poi è chiaro che se il grande pubblico non coglie questi aspetti fondamentali del film, allora non ha capito nulla. Ma sai che ti dico, l’importante è che questi film li capiamo noi! Per molte persone fuggire dalla sala può rappresentare anche non aver capito niente di una pellicola, c’è chi scappa fisicamente e chi mentalmente, io credo che molte persone in sala davanti a un film profondo e stratificato facciano molta fatica a comprenderne il significato. Diventano assenti seppur presenti, mettiamola così.
10 – Quando si decide di scrivere di cinema bisogna fare i conti con gli allergeni allo spoiler. È sfiancante, non trovi? Il problema è che se si vuole fare un’analisi approfondita e stimolante di un’opera, diventa difficile omette le parti che potrebbero sorprendere il pubblico ignaro, no? Immagina di commentare un quadro di Picasso escludendo dalla tua analisi alcuni elementi per il pubblico che non l’ha ancora visto! E poi, il mio amico Elvezio Sciallis diceva sempre che un film non è una barzelletta, che se sveli il finale perde tutto il sapore, no? Insomma, come ti poni con la piaga degli anti-spoiler? Li ignori o ne tieni conto?
Si ragiona con due pesi e due misure: solitamente nelle retrospettive uno spoiler ci può stare, anche due se vogliamo, perché si suppone che quel film lo abbiano visto in molti essendo uscito tanto tempo fa. Se invece si tratta di una pellicola recente, allora il discorso cambia, lasciamo in sospeso molte cose, cercando comunque di scatenare la curiosità nel lettore.
11 – Oggi è sempre più difficile farsi leggere dalla gente. I siti e i blog si inventano le peggiori assurdità pur di accalappiare l’attenzione del pubblico. Cinema Estremo va dritto per la sua strada: recensione + recensione e ancora recensione… semplice e prevedibile. Il pubblico però ti segue. Ma che pubblico è? Talvolta fa più rabbia un pubblico che ci elogia di un pubblico che ci insulta, specie se ci elogia per i motivi sbagliati. Qual è il pubblico di Cinema Estremo? E come ti muovi verso di esso?
Come ti dicevo prima, il nostro pubblico credo sia molto selezionato perché puntiamo solo sull’aspetto critico, niente news, niente orpelli per attirare l’attenzione, soprattutto su Facebook dove ci piace essere cercati, non metterci a cercare gli altri. Oggi è facile aprire una pagina di cinema sui social, postare più meme che recensioni e condividere il tutto in venti gruppi diversi per attirare l’attenzione di chiunque. Non funziona così, mantenere un profilo basso e lavorare sodo è ciò che importa, io mi informo di continuo, mi aggiorno sulle nuove uscite, leggo una moltitudine di libri sul cinema e quando posso me ne vado alle rassegne o ai festival per vivere al top tutto ciò. Detto questo, la cosa che odio di più è quando mi chiedono i link per vedere un film, come se oggi tutto fosse a disposizione al di là del supporto fisico o del cinema stesso. Insomma, preferisco un altro tenore di commenti, anche un sano confronto nel caso ci fossero idee diverse su una pellicola.
Ti ringrazio tanto per l’intervista!
Figurati, grazie a te, Paolo!
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