Mi sorprende tutta questa polemica intorno alla partecipazione di Junior Cally a San Remo. No, se lo dice mia madre è normale, mi stupisce che siano anche i metallari, i punkabbestia, gli anarchico-insurrezionisti e i fanatici di Max Hardcore a esprimere su internet degli sfochi reazionari o condividere meme sulla caduta dei valori, la fine della musica italiana e così via. Cosa ve ne frega se al Festival di San Remo hanno deciso di far partecipare un provocatore ggggiovanile? Voi che inneggiate a GG Allin e Burzum avete da ridire se in un contesto istituzionale ci va un tizio che poteva metter su un progetto ariano depressive black metal e invece ha optato per rompere i coglioni con un genere che va molto di più?
Inneggia al femminicidio! Solo perché in una canzone dice che ha ammazzato una troia di nome gioia. Califano la rimava con noia e invece Junior Cally adegua ai tempi, la poesia. Io non me la sto prendendo con San Remo, per me possono far partecipare anche i Sandra Milo The Blasphemer o i Deviate Nazi Fucking Corpse, quello che mi fa arrabbiare è che tutti si riscoprano difensori della tradizione festivaliera, puristi della musica da prima serata, e non considerano che a San Remo parteciparono nella stessa edizione Marisa Laurito e Francesco Salvi con due dei pezzi più scemi mai scritti e che uccidevano non, figurativamente, una donna dai principi discutibili, ma l’intelligenza del pubblico.
Junior Cally ovviamente gongola. Per me è un po’ sdanghero, mette pure le maschere come noi. I testi sotto accusa, fatti ricicciare per imbenzinare la polemica, esprimono un moralismo da strada, che per quanto non vi piaccia pensarlo, è bofonchiato nei bar e al semaforo di notte. Metterlo in musica non è premiarlo ma portarlo all’attenzione delle masse. Sempre. Prendete le proteste filmate dei Casapound a Roma, sulle case date ai rom. “Ah troia, te stupro!” urlava un indignato.
Ovviamente al Festival, Cally si presenterà, le parole sono sue “come un altro uomo”. I testi di quei pezzi sono lontani, appartengono a un periodo della sua vita che è finito. Ora pensa a sua figlia, all’amore, e dedica la sua arte a mammà. Eppure se davvero permettessero a un Cally di esibirsi con la più omofoba di tutte le canzoni io ne sarei felice. Non significherebbe che lui è un omofobo e usa San Remo per diffondere le sue idee di merda. Interpreterebbe un omofobo e porterebbe in un contesto falso e muffito come la Kermesse un problema sociale che non ci piace masticare.
Prendete Angel Of Death. Quel brano non inneggia al nazismo. Gli Slayer non sono fasci. Il pezzo è solo un medium che ci fa arrivare gli orrori dei campi e le nefandezze di Mengele senza usare inutili aggettivi. Araya racconta e basta.
L’artista è un tramite e la sua capacità di staccarsi dalla morale comune gli permette di guadagnare e di farci guadagnare visuali diverse che potrebbero in futuro permetterci di vedere le cose in altro modo. Ovvio che ci sono cose che moralmente non saranno mai accettate, ma non tutto è sempre stato giusto, nella morale corrente. Negli anni 60 Sergio Endrigo cantava che non gli importava se la donna amata avesse un passato e tanti si scandalizzavano.Ciò non significa che lui, nella realtà si sarebbe messo con Cicciolina.
Spesso l’artista viene scambiato per un opinionista e ci sono anche dei creativi che si confondono e finiscono per esprimere delle opinioni (Burzum) ma l’arte in se non produce idee politiche, ingloba e restituisce l’odio, la pazzia, il dolore che arriva da là fuori.
Se credete davvero che Madonna sia una zoccola allupata nella vita privata e che Lucio Battisti fosse un fascista militante, siete vittime di un frainteso. Scambiate quelle che sono canzoni in confessioni neanche tanto velate. Scrivere un brano su un femminicidio dicendo IO AMMAZZO LA TROIA, non significa inneggiare. C’è la solita superstiziosa paura che l’arte contamini le menti della gente e le aiuti a giustificare certe loro brutte azioni, ma se uno ammazza la compagna non ha bisogno di un brano rap che gli dica “sei un fico se lo fai”. Lo farà comunque.