Con un certo ritardo dall’uscita (che non vuole essere disattenzione, semplicemente mi è capitato in mano solo recentemente) vorrei darvi un’opinione su di un disco davvero interessante uscito l’anno scorso, che ci offre la possibilità di apprezzare un gruppo italiano (gli Alchemy sono bresciani) di quelli che meritano una menzione e dai quali mi aspetto molto in un futuro prossimo.
Arrivato in un 2019 pieno di ottime uscite in ambito melodic hard rock, questo Dyadic ricorda l’AOR “fine anni ottanta” ma con un suono fresco, piacevole e attuale. Gli Alchemy segnano con questo bellissimo lavoro un notevole passo in avanti rispetto al precedente Never Too Late, dimostrando una capacità evolutiva notevole.
Undici canzoni di altissima levatura, con un lavoro di mixaggio professionale e precisissimo; nnon per niente affidato a Roberto Priori dei Danger Zone, gruppo che ci ha recentemente regalato uno dei più bei dischi di hard rock mai scritti in Italia.
Basta un primo ascolto di brani come Cursed, e il suo crescendo di intensità, o Endless Quest che avvince con un lavoro di cori e riff sapientemente architettati per risultare contagiosi e mai scontati, per rendersi conto della validità di questo album frutto del lavoro di musicisti eccezionali.
Non manca ovviamente una ballad trascinante e godibile, Goodbye, presente sulla mia copia in due versioni, una con Dave Rox Barbieri (Wheels Of Fire, Charming Grace) che duetta con Marcello Spera e una aggiunta come bonus track per il mercato europeo, in versione acustica, con Steve De Biasi a fare da ospite.
Notevolissima anche What It Takes, semi-ballad romantica e graffiante, corredata di un assolo a opera di Stefano Zeni (altro componente dei Wheels Of Fire che compare in veste di ospite).
Il duo Matteo Castelli (basso) e Matteo Severini (batteria e percussioni) rappresenta una sezione ritmica inoppugnabile e solidissima, sulla quale il lavoro di fino delle tastiere di Andrew Trablesi crea atmosfere memorabili e la chitarra (affidata a Cristiano Stefana) è libera di costruire strutture enfatiche e decise che esaltano il risultato finale.
Caldamente consigliato a tutti gli appassionati, questo è un disco che dimostra come l’Italia possa produrre realtà che nulla hanno da invidiare ai grandi gruppi stranieri, anche nel campo dell’hard rock.