Di questi tempi la Signora con la Falce non si è regolata e ha dato una bella sfoltita alla categoria dei batteristi rock e metal. La sua attitudine punk e anarchica è venuta fuori come un rigurgito rabbioso, una sorta di vendetta al fulmicotone, in attesa, dietro l’angolo, per ricordare a tutti chi è che comanda. Devo dire che mi si sono scolorite le strisce dalla paura e dalla tristezza: noi siamo animali selvaggi, ma molto empatici, siamo zebre di una certa sensibilità. Intanto partiamo subito male e iniziamo con un’anomalia. Nella stalla-redazione di Sdangher!, abbiamo avuto non poche difficoltà nello scegliere i candidati a essere a Gennaio: i morti illustri, i futuri morti, i morti viventi, i vivi che fanno poco e sembrano morti: “Sorriso, rise, risata, come me vie’ da ride…”. “C’è poco da ridere” (cit.Bianco, Rosso e Verdone).
Insomma, non abbiamo potuto fare a meno di cascarci con tutte le scarpe. Il personaggio del mese non è uno solo, ma sono addirittura tre, se non quattro, anzi cinque con il sottoscritto. Megalomane a farmi sotto come personaggio del mese, eh? L’ho già detto che me la sono fatta nei pantaloni dallo spavento? Ecco, comincio ad avere una certa età e da qualche anno ho superato la metà dell’aspettativa media di vita. Una grattatina scaramellosa agli zebedei non guasta mai: bentornato Medioevo!
Non resta che svelare i nomi: Neil Peart, batterista e scrittore dei Rush, Sean Reinert batterista nei Death, nei Cynic, negli Aeon Spoke e nei Portal, infine Reed Mullin batterista dei Corrosion Of Conformity e ideatore/membro del supergruppo Teenage Time Killers.
Questi ceffi sono così iconici che sarebbe scontato tesserne le lodi, per l’impegno musicale, per il talento, per quello che hanno rappresentato per gli altri musicisti e per i tanti fan al loro seguito.
Vogliamo parlare dei dischi che hanno composto? No! Li conoscono tutti. Vogliamo parlare della loro attività all’interno della comunità musicale, ciascuno per il proprio genere? Nemmeno. Sappiamo già che sono stati un faro per generazioni di musicisti, anche tra i più famosi.
Vogliamo ascoltare la loro musica non stop per un mese o due? Ma che siamo matti? Speriamo di avere abbastanza tempo per poter ascoltare le loro opere migliori negli anni che ci restano da qui al Valhalla. Allora come vogliamo celebrarli?
Semplice, ce li giochiamo al lotto! Che la sfortuna nell’aver abbandonato le loro spoglie terrene anzitempo possa tramutarsi in una clamorosa botta di culo per chi è rimasto a smadonnare su questo pianeta che fa acqua, anzi fuoco, da tutte le parti. L’idea è come sempre malsana ed è partita dall’età dei tre poveri cristi che vi ho elencato sopra.
Sean Reinert, l’ho associato al numero 48 come i suoi anni – Il morto che parla (‘O muorto che pparla). Un’anima in pena, spesso associata a un lutto mai digerito. Se penso a lui, in effetti, come non pensare alla prematura scomparsa di Chuck Schuldiner. Di sicuro non l’avrà presa bene, se addirittura i fan l’hanno presa malissimo. Per tornare alla nostra “cabala” made in Italy, la figura del morto che parla è la più famosa della smorfia napoletana classica e ricorre in tanti film e commedie. Sognare un morto che parla è estremamente importante, in funzione di ciò che dice e di come lo dice. Ho sognato spesso di parlare con qualcuno che non c’è più e l’esperienza è sempre stata toccante. Dannata sensibilità striata.
Reed Mullin di anni 53, come si legge nei necrologi – Il vecchio (‘O viecchio) – A simboleggiare la ricerca di un consiglio di qualcuno saggio, un anziano appunto. Un’altra figura emblematica che non poteva mancare nella smorfia partenopea, simbolo di fragilità, ma di esperienza, a testimonianza e lascito per le generazioni future. Ecco, in effetti un bel lascito in denaro sarebbe perfetto. Ci facesse ‘a grazia San Gennà! A proposito di santi, secondo il simbolismo dei numeri, il 53 rappresenta proprio la santificazione della natura umana. Che avremo di santo poi, non lo so, ma confido nell’essenza della tradizione. Tornando al buon Reed Mullin, si può proprio dire che sia stato un saggio della scena, un pioniere e portavoce di certe sonorità, dall’hardcore-punk allo sludge metal nonché promotore di eventi e della scena hardcore in generale. Anche con lui, è impossibile trattenere la lacrimuccia di zebra, la sua aura aveva un bagliore naturale, degno delle stelle tra cui sta volando.
Neil Peart 67 lumin… ops candeline – Il totano nella chitarra (‘O totaro dint’ ‘a chitarra) – Metafora di un rapporto fisico, che corrisponde a una delle molteplici visioni oniriche spesso accostate al sesso. D’altra parte noi di Sdangher! siamo dei pornofili con i controfiocchi. Casca proprio a fagiuolo. Comunque, non è l’unico significato accostato al numero, visto che la cabala lo associa al trionfo dello spirito sulla materia, alla tranquillità che deriva dalla conoscenza e dal divino. Non per niente lo stesso Neil Peart, che si è sempre cimentato con successo nella scrittura in generale, proprio nell’album dal titolo numerico 2112 (twenty-one twelve), narra di una distopia in un mondo nel quale la musica era proibita, e come l’eroe nudo e puro di fronte alla Stella Rossa della Federazione Stellare, è consapevole della propria libera creatività ed è conscio del fatto che potrà trovare pace solamente lontano dalla mentalità collettiva. Era un genio di dimensioni enormi e trabordava di idee. Come non amarlo?
“…I have not left this cave for days now, it has become my last refuge in my total despair. I have only the music of the waterfall to comfort me now. I can no longer live under the control of the Federation, but there is no other place to go. My last hope is that with my death I may pass into the world of my dream, and know peace at last…”
Sembra che abbia finito, ma no! Invece, sono qui a darvi un altro paio di numeretti giusto per non avere un semplice terno secco sulla ruota di Napoli. Proviamo a far saltare il banco e vediamo cosa ci fornisce The Grim Reaper, sempre per rimanere in tema.
Kobe Briant – 41 anni – Il numero questa volta indica il coltello (‘O curtiello) – Segno di cattivo auspicio, di violenza e aggressività, legato ad eventi drastici. Più drastico di così…Una fine ingrata per un campione di quelli che hanno fatto la storia dello sport. In contrapposizione a questa idea ho letto che il significato cabalistico del numero 41, corrisponde al genio ed alla follia. Creatività e Caos, senza alcun format prestabilito. Il cerchio si chiude in quella meravigliosa, pazza anarchia che è l’arte.
Zebra – 61 dalla smorfia napoletana – Non sono ancora crepato, anche se, molto recentemente, qualcuno ha tentato di farmi le scarpe. Ma finché sto a retti sensi non mi faccio fregare così facilmente. Può farsi fregare un mischietto tra cavallo ed asino? Giammai! Le nostre strisce sono uniche per ogni esemplare, siamo l’anarchia, il Caos noi stesse zebre, siamo noi che abbiamo inventato le strie per confondere il leone a caccia. Così la nostra fortissima comunità insegna che dobbiamo restare uniti quando appaiono delle minacce esterne. La massa disordinata è Caos all’ennesima potenza.
Un disordine organizzato proprio come Sdangher! emblema della libertà, di comunità, dell’essere selvaggi ma socievoli, forti ma giocherelloni, flessibili, amichevoli e determinati allo stesso tempo. Siamo Sdangher! Siamo bestiali. Siamo degli equi Equini (NITRITE FORZA!)
Passiamo ai saluti. Chiudo questa rassegna dedicata ai personaggi del mese con un suggerimento. Giocate al lotto. Se doveste azzeccare la combinazione, ovviamente, verremo a riscuotere una congrua percentuale della vincita!
A presto, vi aspettiamo sempre più numerosi per il “Personaggio del Mese” di Febbraio. Pisellove!