Quando dei semplici appassionati organizzano un nuovo festival in Italia spesso incontrano la simpatia, curiosità e (a volte) la solidarietà di gran parte del popolo metallico, ed è con questi presupposti che anche io nel bel mezzo di un umido sabato di gennaio mi sono diretto in solitaria verso Roma per assistere alla prima edizione del Metal conquest festival al Largo venue.
Purtroppo per il sottoscritto, frutto della profonda campagna toscana, l’impatto con la capitale rimane ancora oggi disarmante per il caos che la circonda e così, imbrigliato nel traffico e incaponito nel trovare un parcheggio legale, arrivo sul posto in tempo per godere dello show dei romani Vultures Vengeance fautori di un bell’heavy metal di stampo americano, gagliardo e muscolare che scopro essere freschi di disco d’esordio. Nondimeno l’attitudine sul palco è quella giusta con tanto di abbigliamento pacchiano, attitudine ottantiana e tanta energia.
Durante la pausa che ne consegue noto con piacere che l’affluenza è più che dignitosa ed il pubblico è composto, come si conviene in questi eventi sbandieranti trueismo, principalmente dai fedelissimi della vecchia guardia in divisa di ordinanza in denim and leather.
Inoltre a giudicare dalle parole sentite in giro per il locale, per una volta Roma sembra sia riuscita a catalizzare pubblico da gran parte dello stivale e non solo.
Quanto al locale che ci ospita non ci si può certo lamentare essendo ampio e accogliente, anzi… l’area esterna che puzza di discoteca è fin troppo raffinata e curata per un concerto metal, ma non stiamo certo a lamentarci del tempo buono.
Ultima nota di merito: per fortuna pochissimi gli smartphone al cielo a rovinare l’atmosfera. Arriva il momento dei The Black, creatura del maestro Mario Di Donato. Beh potete dire quello che volete sul vecchio Mario, ma il suo heavy doom è bel un tuffo indietro nel tempo. Il suo stile canoro potrà piacere o meno ma è praticamente unico… E poco importa se l’esibizione manca leggermente di mordente o se il basso del suo fido scudiero in alcuni frangenti provoca un riverbero esagerato, perché nei suoi occhi si può leggere ancora esattamente lo stesso spirito. Il feeling è palpabile e il pubblico lo tributa giustamente come si tributa un regista con un Leone alla carriera. Giusto così.
Il tempo di una birra e un’occhiata veloce al merchandise ed è il momento dei Solstice che per l’occasione presentano la nuova cantante Hagthorn. A giudicare dall’accoglienza del pubblico, i Solstice sembrano essere la band più attesa della serata anche se a me su disco non hanno mai convinto. Purtroppo anche dal vivo la mia impressione non cambia: i loro mid tempo infarciti di ritmi marziali e assoli al miele mi annoiano un po’, e la voce della nuova cantante non fa la differenza.
Poco male perché sta per arrivare il piatto forte della serata ovvero gli headliner Witchfynde! Cosa spinge dopo 40 e più anni dei simpatici vecchietti (almeno 3 su 5 reduci dagli anni d’oro) a suonare ancora nei piccoli club il loro heavy metal che trasuda nebbia e zolfo per una cricca di nostalgici come noi non lo so… fatto sta che i brani semplicemente leggendari di Luther Beltz e compagnia parlano per loro: Moon Magic, Cloak and Dagger e Stage Fright sono i picchi della loro esibizione che infiamma un pubblico ora pienamente coinvolto. Una menzione particolare per Montalo, chitarrista che ha saputo al tempo scostarsi dalla massa, partorendo sempre riff e composizioni ben più originali di molti suoi colleghi. La chiusura non poteva che essere affidata a Give ‘em Hell e mentre ritorno verso la macchina mi domando per quanto ancora potremo assistere ai ruggiti di questi vecchi leoni. Per il momento non mi resta che ringraziare e complimentarmi con i ragazzi del Metal
Conquest… buona la prima e speriamo che ce ne sia una seconda!