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Intervista a Eddy Antonini – Dagli anni felici di Skylark Zembu alla scomparsa del mercato discografico!

Questa intervista è la dimostrazione che facciamo bene a non seguire le forsennate ritmiche del mercato (?!) discografico. Gli Skylark non sono attivi, non hanno nulla in promozione e noi abbiamo approfittato di questa calma disinteressata per tartassare di domande Eddy Antonini, personaggio discusso e che piaccia o meno, tra i più rilevanti della scena power metal italiana anni 90. Proprio perché svincolata dalle sfiancanti logiche promozionali, l’intervista è venuta uno spettacolo, con Eddy che si è prestato in modo generoso e schietto, offrendo spunti di riflessione e non risparmiandosi su niente, anche le domande più antipatiche. Ce n’è un po’ per tutti: situazione concerti italiani, mercato discografico, Kiara e gli ex-collaboratori, Vasco Rossi, Giappone, metallari, paninari e il futuro degli Skylark, ovviamente. Leggete e godete!

1- Ciao Eddy e benvenuto nella umile stalla di Sdangher! Nel corso degli anni gli Skylark hanno cambiato moltissime formazioni, di fatto restando solo tu e Brodo come membri permanenti della band. Quale è la ragione per cui non siete mai riusciti a mantenere una line-up stabile?

Innanzitutto ti ringrazio per lo spazio che ci concedi spontaneamente, anche se siamo una band non attiva, che ha fatto il suo farewell tour nel 2015/2016 e d’ora in poi si limiterà a sporadiche, e non certe, apparizioni per eventi particolari. I cambi di line-up sono purtroppo nella maggior parte dei casi dovuti a insoddisfazione dei musicisti. Io e Brodo non abbiamo mai cacciato nessuno. Molti di loro, specialmente i cantanti, hanno abbandonato perché ritenevano che la band non fosse gestita in modo opportuno e i propri talenti sprecati o comunque limitati, dato che le esibizioni dal vivo non erano sufficienti. Peccato che quasi tutti abbiano di gran lunga visto peggiorare la loro carriera dopo aver lasciato Skylark. Forse se avessero cooperato con piu’ entusiasmo, composto dei pezzi, invece di spendere energie solo a lamentarsi, ora avremmo tutti ottenuto ancora di più dei comunque lusinghieri risultati raggiunti.

2- In Italia siete stati spesso criticati e molti dei vostri album stroncati, a differenza del Giappone e dell’Asia, dove vi considerano al pari dei big del metal. So che questo destino di non essere profeti in patria non è circoscritto al nostro genere. Ci sono artisti nella techno e nel pop che sono premiati all’estero mentre da noi, nel migliore dei casi vengono ignorati o al peggio, derisi. Tu cosa ne pensi di tutto ciò ?

Ma guarda, c’e’ una credenza errata sul rapporto Skylark-Giappone; i media giapponesi specialmente  nella prima e nell’ultima parte della nostra carriera ci hanno trattato male o addirittura ignorato, non pubblicando news e date dei concerti. Cose che sono successe comunque anche in Italia. Credo che Skylark abbia sempre pagato il fatto di essere un progetto senza grossi managers a supporto, gli stessi managers e addetti ai lavori che quando poi si sono resi conti che il progetto Skylark funzionava, invece di collaborale e fare offerte hanno cercato di affossarlo in piena logica di mercato. Non c’e’ posto per tutti e questa cosa è normale. Le cose dipendono quasi sempre dalla fortuna.

La ragione del successo giapponese è una circostanza irripetibile: Skylark ha cominciato a vendere grazie alla prima fase di internet che in giappone si è diffuso presto; i social network locali erano famosi già a fine anni 90. Ben prima dei nostri facebook e compagnia. Ora anche i giapponesi usano i normali twitter, instagram, facebook ecc… ma a quei tempi era un fenomeno locale, in cui si parlava solo giapponese e soprattutto, pur essendo esteso a tutta la nazione, era sufficientemente spontaneo e indipendente. La musica di Skylark arrivò in import, nessuno stampò il primo disco. A molti ragazzi piacque credo per due ragioni: il mix musica classica e rock metal più le melodie molto simili alle anime anni 60/70/80 giapponesi. Questo perché nella mia infanzia ero un appassionato di anime giapponesi (da noi arrivarono fine anni 70 inizio 80) tipo i vari Mazinga, Goldrake, Jeeg, ecc, e molte sigle nelle prime edizioni italiane tendevano a mantenere le melodie originali, a volte tradotte e a volte no. Inoltre i temi musicali ricorrenti durante le principali battaglie erano quelli delle edizioni importate. Credo che queste sonorità abbiamo influenzato inconsciamente le mie composizioni.

Sta di fatto che iniziò un passaparola spontaneo su internet e Skylark divenne in poco tempo la rock band straniera più famosa senza un domestic contract giapponese in essere pur essendo acquistabile solo in alcuni negozi specializzati via import.
La particolarità di questa situazione creò delle conversazioni massicce e spontanee. Skylark era per alcuni il massimo e per altri una totale buffonata, ma ne parlavano tutti.
C’era chi lo usava da colonna sonora giornaliera come fosse un tesoro prezioso e chi la riteneva una grandissima porcheria. Si sparse anche la voce che Skylark facesse talmente schifo che se uno fosse stato in grado di ascoltare tutto il catalogo sopravvivendo sarebbe diventato una sorta di cavaliere jedi capace di uccidere i mostri più perfidi e cattivi. In giapponese fu coniata la parola “Skylark zenbu”, che si significa “Skylark tutto”, col duplice significato che Skylark fosse il massimo ma anche l’opposto.
“Skylark zenbu” diventò anche un specie di slogan come dire: “bella lì”, “ci stai dentro” o simili espressioni.
Durante il primo tour ricordo che tutti i fans urlavano “zenbu zenbu” ma io non capivo cosa dicessero e cosa volesse dire, pensavo fosse una loro normale abitudine ai concerti.

3- Il metal italiano è sempre stato poco amato dal proprio pubblico. Sì, ci sono molti fan italiani che adorano classiche band come la Strana Officina, i Bulldozer, i Death SS, ma se andiamo a guardare, questi nomi non hanno mai raggiunto i primi posti delle classifiche di vendita, segno che il grosso pubblico, quello che ha premiato Metallica e Iron Maiden, non è mai stato quello dei “nostri” gruppi. Azzardo una provocazione. Siamo così sicuri che i super-concerti di Vasco Rossi siano tanto estranei a una possibile via italiana metallica. Se prendiamo brani come Lo Show, C’è chi dice no e alcune ballate, in fondo Vasco è riuscito a condurre certe sonorità e tematiche spinte (eccessi di vita e sesso con le ragazzine) verso un bacino d’utenza ampio ma che desiderava la forza di certi suoni e riff. E se le metal band italiane avessero guardato anche a lui, oltre che ai Metallica e gli Iron Maiden o gli Helloween? Magari qualcuno sarebbe riuscito a tradurre certi stereotipi hard rock esteri in qualcosa di più vicino alla sensibilità melodica del nostro paese, educandolo a determinati stratagemmi metallici, che come sappiamo io e te, sono energizzanti e per nulla offensivi o depressivi. Perdona la lunghezza di questa domanda.

Eh….domanda interessante ma non credo si possa trovare una risposta esauriente. Vasco è sicuramente, almeno in molte composizioni, un artista hard rock, direi comunque con un’immagine non molto distante da molti metal idol stranieri. Per certi versi può essere il nostro Ozzy Osbourne.
Molti metallari (parola che non mi piace ma la uso per semplificare) nostrani lo hanno sicuramente sottovalutato anche perché da noi esiste questa idea che se un artista vende, è commerciale e pop. E io mi dico… e quindi???? Ma chi se ne frega, forse vende perché il suo prodotto è valido.
Comunque, decidere a priori quale trend seguire e come seguirlo, da quale artista attingere, è pura follia e di solito non funziona.
Personalmente, solo una volta ho fatto una scelta mirata con scopo preciso che poi ha funzionato: la canzone Mount Fuji. Ma in realtà funzionò per il motivo sbagliato, per come è stata strutturata e presentata la presero tipo uno scherzo, una cosa goliardica o comunque un pò comica, e questo si integrò bene e casualmente col discorso di “Skylark zenbu” che ti ho fatto prima. Le mie intenzioni erano diverse ma appunto funzionò per opposte ragioni e inventarono pure un balletto che ancora eseguono durante l’esecuzione del brano.
Ma tutte le altre scelte a tavolino di solito hanno floppato. Quindi decidere di attingere da Vasco o da altro …mah … lo vedo complesso, Vasco è semplicemente da ammirare, soprattutto dal vivo.

Il motivo poi per cui alcune band che hai nominato non sono arrivate al livello di Metallica e Iron maiden credo sia più semplice di quello che uno pensi… Non erano al livello di Iron Maiden ma non come tecnica o composizione. Non lo erano per un insieme di cose, che include l’attitude, la lungimiranza, la coesione oltre alla mancanza di strutture, studi di registrazioni. Ai tempi non era semplice andare all’estero a registrare, e un sacco di altre cose inclusi i management.
Vale anche per Skylark. Skylark non sono gli Iron Maiden non perché siamo sfortunati ma perché non valiamo gli Iron Maiden, e non abbiamo mai scritto Hallowed By Thy Name. Funziona cosi. Generalmente, a parte piccole variazioni dovute ai colpi di culo, si ottiene quello che ci si merita. La perseveranza aiuta più di una scala cromatica a 180 di metronomo.

4- Che ne pensi della scena metal e power sinfonica di oggi, visto che tu sei uno dei “prime movers” in Italia negli anni 90? Credi stia regalando delle pubblicazioni discografiche valide o è una scena nata morta, trita e ritrita, che propone sempre le stesse cose?

Non lo so, non ascolto quasi nulla, solo band anni 80/90, e pochi lavori nuovi delle suddette band.
Non sono la persona giusta a cui chiedere, e non sono neppure un amante del power metal, mi piacciono gli Helloween fino a Time Of The Oath e ho apprezzato la reunion. Mi piacciono gli Stratovarius fino ad alcuni pezzi di Episode, preferisco Fourth Dimension e Twilight Time, ma Vision mi lascia indifferente.

5- Sai, Olaf Thorsen una volta disse che nella seconda metà degli anni 90, persino la Germania aveva smesso di trattare le metal band in modo poco rispettoso. Perché i tedeschi non ci vedono mai bene, secondo te?

Molte volte concordo con i pensieri di Olaf ma in questo caso non sono totalmente della sua stessa opinione. Io credo che il rispetto che la Germania (nazione che sicuramente è diffidente nei confronti delle nostre rock band) gli dava al tempo, aveva delle ragioni ben precise. I primi due album dei Labyrinth. Il primo, No Limits era un esperimento particolare, con alcune belle canzoni come Mortal Sins, Piece of Time… il secondo, Return to Heaven Denied, per me è ancora il miglior disco metal italiano mai realizzato. Se porti la tua proposta a quei livelli qualitativi allora è piu’ facile ottenere rispetto e riconoscimenti anche in ambiti prevenuti e complessi.

6- Alcune soluzioni molto in voga oggi sono quelle che anche voi Skylark proponevate già anni fa, mi riferisco per esempio al cantato femminile nella musica metal melodica. Tu vedi questo female fronted metal come un filone stimolante e in grado di “allungare” la vita al genere neoclassico o solo una moda che ha già rischiato di stufare ancora prima di esplodere davvero?

Quando noi proponemmo Kiara, la nostra scelta fu quella di inserire una voce pop/rock pulita e non una classica voce metal alla Doro o uno pseudo lirico che tanto andava di moda. Per questo funzionò, era particolare pur non essendolo in senso assoluto.
La mia intenzione sarebbe stata quella di avere Fabio e Kiara insieme a dividersi i compiti. Sarebbe stato molto interessante, purtroppo non fu possibile se non per un paio di mini tour. Adesso, boh, mi sembra che tutti suonino un po’ allo stesso modo, difficile quasi distinguere molti gruppi tra loro.

A me piace tantissimo Annette Olsen e quando i Nightwish la presero fecero una scelta sorprendente perché Floor è sicuramente più naturalmente adatta a loro oltre a essere comunque molto brava. Ma guarda caso, la scelta di mettere Annette, voce pulita quasi pop svedese, creò un sound particolare e i best seller dei Nightwish sono proprio quelli con lei.

La diversità, se crea un prodotto valido, di solito paga.

7- Nel metal è quasi impossibile fare delle statistiche. Non si conoscono i dati di vendita degli album, a meno che non siano le band stesse a volerli comunicare (magari gonfiandole per vantarsi di un successo ormai quasi impossibile) e tantomeno si sa dell’affluenza ai concerti. Bisogna fare una sorta di calcolo prospettico basandosi sul poco che si può constatare in prima persona. Per dire, quanta gente va al concerto di un gruppo emergente locale se a vedere i Moonspell e i Rotting Christ c’erano in tutto 70 persone a Bologna? Eddy Antonini ha il coraggio di dirmi le reali cifre dei riscontri avuti con gli Skylark dell’ultimo The Storm & The Horizon, per esempio?

D’accordissimo, tutti raccontano un sacco di palle. I gruppi gonfiano i propri risultati anche di dieci venti volte, le case discografiche li sgonfiano per non pagare le royalties. Ai concerti non sai quanti sono entrati gratis, ormai pratica assai in vigore, col biglietto vinto da qualche pseudo-concorso o dato dall’amico dell’amico.
In Giappone dove vivo, succedono cose imbarazzanti, promoters con debiti di 200,000 euro dichiarati sulla home page che fanno venire band straniere, mettono i prezzi intorno agli 80 dollari, derubando i pochi die hard fans e poi regalano biglietti in giro per riempire e vendere almeno un po’ di birre.
Il mondo della musica e soprattutto del rock metal sta toccando il fondo, troppe band, troppi concerti, un sacco di presunti musicisti che o si vanno a vedere fra di loro oppure suonano per il proprietario del locale e il suo barista.

Ultimo skylark? A mio avviso un disastro, tra le tre e le cinque mila copie worldwide, peggior album di sempre. La gente non vuole più le copie fisiche, se poi sono grossi packages, che una volta attiravano i collezionisti, adesso la gente anche se fai un regalo lo guardano come un oggetto fastidioso e ingombrante.
Per i discorsi download o streaming è difficile da dire, ogni tanto mi arrivano comunicazioni che siamo in classifica in qualche stato su Itunes con alcuni brani… ma royalties, molto poche.

Io vendetti personalmente ai fans durante i concerti (o comunque a fans che mi contattavano) circa un migliaio di Twilight of Sand, album del 2012, quindi quando uscì l’ultimo ne acquistai un buon numero dall’Underground Symphony (non ricordo quanti, dovresti chiederlo a loro). La metà la usai per i vip ticket del tour giapponese, la rimanente metà o poco meno è a casa ad ammuffire… un giorno aprirò le confezioni e ci giocherò a frisby!

8- Ammazza, complienti per la sincerità… E come vedi la situazione dei concerti in Italia? Da una parte ci sono le immense folle del Firenze Rock che guardano i propri miti a due chilometri dal palco, inquadrando il maxischermo dal proprio telefonino, e dall’altra ci sono i suddetti 70 esemplari del concerto dei Moonspell, che ciondolano un po’ depressi nel locale di Bologna, fissando i propri idoli a un passo, mentre questi tentano di ignorare la scarsa affluenza e portano a termine professionalmente e quanto prima la loro esibizione…

Ti giuro che al di là di qualche concerto che più che concerto è un party di massa, come ti accennavo già prima, le realtà dei concerti live e dei suoi meccanismi odierni mi sfugge totalmente. Potrei risponderti qualsiasi cosa ma mi trovo del tutto impreparato a capire l’attuale situazione. Fanno bene i Moonspell a portare a termine la propria esibizione professionalmente, ma gli organizzatori sono contenti di avere solo 70 persone? E di chi è la colpa? Dei prezzi, dei fans menefreghisti, della scarsa pubblicità o dei troppi concerti?

Poi succedono cose inspiegabili. I Pearl Jam al momento d’oro, nei primi anni 90, facevano fatica a riempire piccoli club italiani… Adesso suonano a San Siro. Boh.

9- L’attitudine fruitiva dei metallari di oggi è quella del paninaro. Non nell’accezione sociologico-satirica degli anni 80, ma proprio del mangiatore da fast-food. Mordi e butta, ingurgita e vomita. Credi che si debba accogliere questa realtà con filosofia o provare a combatterla?

Molto meglio i paninari anni 90, molto meno mordi e fuggi e in privato molto più versatili di quello che uno credeva anche musicalmente. Andavano sì a far vedere le Timberland in centro citta’, ma poi andavano anche ad acquistare qualsiasi tipo di disco dal pop al rock, magari non gli Slayer, ma a quei tempi anche molti amici metallari gli Slayer li snobbavano.

Adesso è tutto un mordi e fuggi non solo nella musica, quindi non mi stupisco. Si tratta della logica di internet, della comodità. Una volta se scrivevi una lettera dovevi aspettare giorni per avere risposte, una telefonata extra-urbana costava cifre folli, si apprezzavano di più le cose. Andare al cinema era una festa, un concerto un avvenimento, mangiare la pizza con gli amici un’occasione particolare. Pure vedere due tette era complicato… che fosse meglio?

Quello che mi fa incazzare dei presunti “metallari” odierni è la folle ipocrisia in cui vivono, questo ovunque, non solo in Italia. Prima si andava ai concerti, sbagliando, eh, ma gridando “Jovanotti figlio di puttana!” e insultando Madonna perché usava le basi e talvolta cantava in playback. Adesso si giustificano non si sa come mai il 98% dei gruppi rock metal che usano basi, usano playback, accordatori vocali in tempo reale e quant’altro.

Ma ce li vedi i Beatles con le basi?

Ma dai… questo non è, questo rock è una buffonata. Madonna fa pop e balla, una cosa ben diversa, il rock lo suoni, non fai finta per il gusto di giocare alla rockstar sul palco, avendo il culo coperto se qualcuno ti uploda il video su youtube.

10- Torniamo a parlare un po’ del Giappone. So che lì molte persone fanno una vita davvero dura. Penso a quei camerieri che sono culturalmente costretti a subire dei cazziatoni terribili dai clienti insoddisfatti senza mai reagire. E so che degli impiegati passano la settimana a sgobbare da mattina a sera in ufficio e il sabato tutto quello che riescono a fare per sfogarsi è affittare una stanza con il karaoke, ubriacarsi a merda e cantare fino a che non svengono. Sono leggende o cose che hai potuto constatare anche tu andando lì?

Non sono Leggende ma non esiste solo quello. Dovremmo parlare per ore della cultura giapponese. Cultura giapponese che sta per implodere e impazzire per via dei social media che portano i giovani e anche le persone di mezza età a buttarsi nella cultura occidentale cercando di imitare soprattutto la parte glamour americana. Un sacco di donne intorno ai 35/40 anni, con o senza figli, hanno cominciato a divorziare in massa intorno al periodo 2010/2013 quando facebook prese piede, tanto per citare un esempio.

La motivazione era che non volevano essere più succubi dei mariti e volevano farsi la propria vita. In realtà anche questa storia della donna giapponese succube è un falso mito. Vero, sono trattate male, gli uomini concepiscono la moglie come la propria cameriera, e comunque la maggior parte dei matrimoni sono dei contratti di “lavoro”, come aprire un’azienda. I genitori della ragazza in molte occasioni chiedono il curriculum al fidanzato prima di acconsentire al matrimonio. Ma detto questo, all’interno della coppia la donna comanda su tutto quanto è importante e gestisce in toto i soldi, il marito non mette neppure le mani sul proprio stipendio e deve chiedere la paghetta alla moglie per uscire, e anche per andare nei locali a luci rosse che qui sono normali.

Si tratta di un discorso che richiederebbe ore di intervista, quindi mi fermo qui. Qualcosa sta cambiando con le nuove generazioni… ma non si sa bene verso quale direzione.

11- Siete in contatto con i vostri ex membri della band? Collaborerete ancora con alcuni di loro?

Sì, con alcuni assolutamente sì. Ci si vede per bere una birra, a volte è capitato di fare degli show insieme. Fortunatamente qualsiasi siano i motivi per i quali alcuni membri hanno deciso di abbandonare, questo non  significa la cancellazione dei rapporti, anche se ci sono state forte divergenze professionali.

Con altri ex collaboratori invece non c’è più stato alcun contatto ma per motivi spiacevoli. Un esempio: il nostro vecchio batterista Carlos Cantatore dopo averci mandato deliberatamente  in malora alcuni progetti importanti è stato condannato a risarcirci dal tribunale di Milano e ci deve circa 20000 euro ma non paga… di certo non puoi andarci a cena. Queste cose sono molto tristi.

12- Kiara Laetitia (foto sopra) in Italia è stata oggetto di grandi polemiche e di critiche per la sua non perfetta intonazione e per l’atteggiamento non propriamente umile nel mondo del metal. Sei  ancora in contatto con lei oppure avete chiuso i rapporti definitivamente ?

Quando cantava con noi si chiamava Kiara… poi ha deciso, dopo sette anni di attività con noi, di cambiare il nome e di lasciare la band… non la sentiamo da circa sei anni direi.
La questione dell’intonazione mi fa sorridere, nel senso che se io e brodo la scegliemmo come frontman per la band è evidente che ritenevamo che gli aspetti tecnici fossero per lo meno più che sufficienti. Altrimenti saremmo stati dei matti e dei poveri incompetenti. I risultati ci diedero ragione, vendite stabili in un mercato in discesa, primi posti in classifica generale in giappone, e in far east Asia, insomma non ci si puo’ lamentare.

Quando un cantante è particolare attira molte critiche positive e negative, e quelle negative rimango più impresse ovviamente. Fu così anche con Fabio. Con Ashley invece non ci furono grossi appunti ma non fu entusiasmante dopo un’ottima partenza. Non riuscì a lasciare il segno. Lo stesso anche per molte altre/altri cantanti che si sono alternati come tour member oppure ospiti.

Se vuoi essere una band particolare devi assolutamente avere un cantante con una voce particolare, riconoscibile. Poi ognuno la vede come vuole e il mercato giudica… o meglio, giudicava!!!! Adesso non si vende più nulla, quindi i parametri per le valutazioni degli artisti sono più campate in aria.

Per quanto riguarda gli atteggiamenti di Kiara, io non ci ho visto nulla di particolarmente spocchioso o anormale, soprattutto perché fu accolta dai molti addetti ai lavori, soprattutto nostrani, al grido di “fai scappare i cani”,  “sei un handicap”, “rantoli”, il tutto condito da apprezzamenti sessisti e volgari. Con il trend di adesso forse qualcuno sarebbe finito seriamente nei guai per queste offese. Quindi se assunse qualche atteggiamento freddo e distaccato credo sia stato più che comprensibile.

13- In un ipotetico podio, quali sono i tre album degli Skylark che sceglieresti di piazzare in terza, seconda e prima posizione?

Wings su tutti, soprattutto nell’edizione americana con la scaletta originale. Si tratta di un mix di tante influenze ed è la vera evoluzione dei primi album Skylark. Purtroppo l’edizione originale fu mutilata della suite Little Red Riding Hood per questioni discografiche, suite tenuta senza un senso logico come materiale per il successivo Fairytales.

Difficile quantificare con esattezza le copie vendute, tra dichiarazioni fasulle di molte case discografiche ed edizioni interamente stampate senza permesso (sì, succede pure questo) da etichette comunque di fama mondiale… ma credo sia anche il best seller a livello mondiale.

Secondo posto, Dragon’s Secrets, tanti problemi di budget e album troppo pretenzioso, ma compositivamente a mio avviso ineccepibile. Aprì la strada al successo globale.

Terzo posto a pari merito per il debut Horizon and the Storm, purtroppo anch’esso mutilato di un pezzo per ragioni di budget, e

Twilight of Sands, miglior lavoro dell’ultima parte di Skylark, primo registrato in uno studio di classe A, in America.

Poi chiaramente ci sono una decina di pezzi molto validi al di fuori di questi album, ma diciamo che il livello compositivo è generalemente più basso.

14- Tra le nuove leve c’è una band in cui riconosci l’influenza degli Skylark?

In Giappone, fino a tre quattro anni fa me ne è capitato di sentirne più di una, principalmente nei live di livello semi amatoriale (anche se quasi tutte queste band e non solo si dichiarano professioniste pur mantenendosi con altri lavori…)

Se penso a gruppi di una certa notorietà non me ne vengono in mente al momento. Ma ripeto… ascolto veramente poca roba nuova, e non da adesso, da oltre un decennio.

15- Hai ancora la maglietta degli Iron Maiden che mettevi sempre, mi pare fosse rossa…

In realtà “erano” non era una sola, ce ne erano 4 o 5. Quella più storica è andata come gadget premio a un giapponese durante il tour del 2005. Adesso me ne rimane solo una… ogni tanto la indosso, è l’ultima!!

16- Voi non realizzate dischi dal 2015. Oggi, sapendo che i dischi non si vendono quasi più e che la gente usa spotify e you tube per ascoltare musica, credi abbia ancora senso concepire un 33 giri? In fondo il mercato musicale ha avuto altre forme e altre durate (penso ai vecchi 45 o addirittura agli anni prima dell’invenzione del grammofono, quando la musica era solo eseguita dal vivo). In ambito metal qualcuno ha tentato di rinunciare al formato fisico, per esempio (fa specie che siano stati i Manowar con il loro disco del 2012, pubblicato prima su Itunes) ma nonostante la pubblicazione degli EP molto frequente, sono in pochi a giocare scoperto e dire che forse, il formato breve sia davvero il futuro della musica. Poche canzoni, cesellate al meglio, realizzate con tutto l’impegno possibile, poche pallottole su cui scommettere per la sopravvivenza, invece del consueto caricatore da 12 o 15 (con annesse bonus track per gli insaziabili collezionisti).

Veramente una domanda interessante e che c’entra un problema reale e un netto cambio culturale e di mercato (sempre che la parola mercato in questa situazione di zero vendite abbia senso usarla).

Sul finire degli anni 80, le case discografiche lavorarono per distruggere il mercato dei singoli, di fatto costringendo gli acquirenti alla scelta o di comprare i full length o a bypassare in toto l’acquisto.
Questo in parte fu giustificato dal fatto che il mini CD era meno appetibile del classico 45 giri ma anche proprio per un scelta commerciale fatta a priori.
I mini cd o non si trovavano o, quando si aveva la fortuna di recuperarli, il loro prezzo era esagerato: con il costo di due singoli si comprava un album, talora risparmiandoci, diventando così il singolo un mero oggetto per collezionisti.
Adesso, come hai giustamente rilevato, diventa superfluo comprare l’album e il mercato ti spinge a un ascolto di singoli usa e getta, li downloadi o soprattutto li ascolti in streaming e ogni settimana massimo un mese fai il restyling della tua play list.
Tralasciando di parlare della mia opinione sullo streaming, l’uso di youtube e simili tendenza odierne, è evidente che si torna al concetto del singolo. Ma col fatto che i fans sono portati al continuo rinnovo, non serve neppure il singolo bomba, servono un po’ di belle canzoni da pubblicare con frequenza.
Direi che la scelta migliore sia quella di registrare dieci/dodici canzoni possibilmente di buona qualita’(ma non serve a molto tirar fuori The Final Countdown o Nothing Else Matters), serve del buon materiale appunto da pubblicare con frequenza. Diciamo un pezzo al mese e a metà strada dopo circa sei mesi far uscire l’album finalizzato ai collezionisti in edizione limitata. Questo vale sia per le nuove band ma ancora più per quelle affermate.

La differenza sta nel fatto che i Metallica possono anche permettersi di abbinarci dodici video clip di buona qualità, importante per la diffusione su youtube, mentre per la band più piccole, e sopratutto quelle alle prime armi, invece del videoclip bastano magari delle foto o immagini che scorrano quando si ascolta il brano, per ovvie ragioni finanziarie. Questa in poche parole la mia idea.
Bon jovi ha fatto qualcosa di simile col suo album del 2016 ma a mio avviso commettendo l’errore di pubblicare l’album prima dei singoli-video di almeno la metà dei pezzi.
Mi piace tutto questo? Ovviamente no e sono contento di essere sostanzialmente fuori da un simile marasma, ma commercialmente parlando credo sia la migliore soluzione.

16- Prima di chiudere una domanda sul pay to play. Ai tuoi tempo era così diffuso come oggi? Che tipo di esperienze hai avuto in merito?

Ai miei tempi esisteva, e mi fa pensare che sia sempre esistito. Solo che negli anni 80 pagavano prettamente le etichette, negli anni 90 hanno cominciato a pagare i gruppi e negli anni 2000 è diventata consuetudine.
Le offerte pasavano dall’essere invitati a supportare qualcuno solo ricevendo rimborso spese, vitto, alloggio e contributo viaggio, poi suonando gratuitamente, poi appunto col totale “pay to play”.
Ora, suonare al fianco di una band affermata ti portava comunque fama, era un po’ come pagarsi una pubblicità. Ad esempio, Skylark suonò a supporto i Royal Hunt a Milano nel 1997, nel momento top di quella band, ma l’offerta fu: venite, suonate e prendete la percentuale sui biglietti venduti direttamente da voi. Mi sembra che così dovrebbe funzionare la cosa. Tu organizzatore mi fai il favore di darmi un posto per una esibizione che mi dia la possibilità di farmi notare da una fan base superiore di quella della mia band, io mi impegno nel promuovere, e se la mia promozione aiuta ricevo del denaro. Se non promuovo perché non ho tempo, perché suono in un paese lontano dal mio non posso pretendere nulla.

Ma per far questo comunque dovevi essere una band un filo conosciuta, una volta se non avessi venduto delle cifre decenti, sui plachi grossi non avresti potuto neppure immaginare di salirci, non esistevano cifre. Adesso è una giungla, migliaia di band, tutti vogliono andare sul palco. E allora viva il “pay to play”. Che poi rischia di non portare nulla, tanto appunto lo può fare chiunque, dalla band medio-grande al vicino di casa che si improvvisa musicista.

Ti svelo un aneddoto, una volta fui tentato dal “pay to play”, inizio anni 2000. Per supportare una famosissima power metal band tedesca. Tre date, non ricordo se c’erano ancora le lire, ma diciamo circa 1000 euro a data, una cifra ai quei tempi ancora facilmente recuperabile forse con gli interessi col merchandising ai concerti stessi. All’ultimo momento ho declinato, era un’avversione culturale, non mi avrebbe cambiato la vita e il concetto mi dava fastidio.
Ora è impensabile voler tenere una band attiva nelle sede live che contano senza “aderire” al “pay to play”.

17- Che ricordo hai oggi di tutte quelle polemiche venute fuori negli anni in cui Eddy Antonini era bene o male un personaggio che comunque ha realizzato qualcosa di importante nella scena metal e ha avuto riscontri, come di rado capita, anche all’estero? Hai nostalgia di quei primi anni?

Altra bella domanda. Non ho assolutamente nostalgia di quelle polemiche, anche se mi andava bene che ci fossero, e anzi a volte cercavo di alimentarle per avere pubblicità gratuita. Molti di quei discorsi erano assolutamente irrilevanti, critiche senza senso a cui uno non avrebbe neppure dovuto rispondere, ma siccome i media non riconoscevano, soprattutto in Italia e Europa il giusto spazio che la band avrebbe meritato, proporzionalmente alle vendite, era un buon modo per tenere il nome Skylark vivo.
Nostalgia di quei tempi in senso generale neppure, se non per il fatto che prima dell’era di youtube e streaming, (piu’ ancora che del download illegale) e della brutta abitudine di salire sul palco con le basi massicce, la musica e la qualità contavano molto di più e nessuno poteva improvvisarsi musicista senza avere un filo di queste qualità, tecniche, compositive, di intrattenimento live o meglio ancora un po’ di tutte queste cose.
Poi per il resto, mi faceva piacere che la gente mi fermasse soprattutto in Giappone per gli autografi o per le per le foto? Sì.

Mi dispiace che non succede quasi più? All’inizio sì, ti abitui a essere Eddy Antonini e dici uhm.. ma quindi? Poi ti disabitui e una volta disintossicato ti rendi conto che sono tutte cazzate, che pochissimi di quelli che ti aspettano sotto l’albergo o sotto casa sono davvero interessati a te o alla tua proposta artistica. Sono interessati al personaggio famoso… può essere divertente a 20 anni, accettabile a 30 ma se ti servono queste cose a 40 anni vuol dire che la tua vita è stata buttata nel cesso. Una droga come un’altra che produce assolutamente assuefazione, ti fa perdere il contatto con la realtà e non ti lascia molto.

Grazie Eddy, bella intervista!

Domande a cura di Max Incerti Guidotti, Achille Cotone, Francesco Padrecavallo Ceccamea e qualche altro sdanghero che ora non ricordo.