Quando non posso guidare, buttare giù la mia moto in piega e godermi il ringhio del motore, mi assale sempre una certa necessità di musica cattiva, lo sapete. Spesso, ascoltati diversi dischi, mi devo arrendere alla noia, ma oggi è un giorno fortunato per me: oggi ho trovato questo 666 Goats Carry My Chariot ad aspettarmi (e il piccolo bastardo mi ha davvero reso la vita migliore, devo dirlo!). Grazie alla redazione per avermelo inviato quindi, mi avete rimesso di ottimo umore, tanto che voglio condividere le mie impressioni a riguardo.
Immersi fino al collo nella definizione di Speed Metal, musica veloce senza tanti fronzoli che non ha bisogno di strutture delicate o complesse, questi Bütcher sono violenti, a volte grezzi ma sempre coinvolgenti. Assolutamente inadatti a un pubblico in cerca di rifiniture eccelse, scevri di inutili fronzoli (giusto una intro per rompere il ghiaccio e una conclusione per darvi tempo di leccarvi le ferite) mi ricordano una moto da accelerazione, senza roba che pesa inutilmente e tesa ad arrivare al traguardo come una palla di cannone sparata da una bocca da fuoco. I Bütcher vanno dritti sui denti di chi ascolta.
Hanno davvero preso il via da suoni vecchi di decenni, tanto da ricordarmi i tanto cari Whiplash (detto da me è un notevole complimento, sia chiaro) ma sono riusciti a pressare dentro una sola band suoni che ricordano a tratti persino gli Slayer del primo periodo (quello più selvaggio e violento) pur riuscendo ad apparire frizzanti e a non avere mai quel sapore di stantio di tanti gruppi copia di questi ultimi anni.
Pure con una copertina piuttosto mediocre e un titolo davvero cretino, questo album riesce a spaccare, non chiede nulla se non di essere ascoltato e far scuotere la testa a chi se lo vuole godere. Niente di più o di meno.
Da ascoltare la “diretta” Iron Bitch, che pare uscita dagli anni ottanta per tormentarci piacevolmente ricordando non solo i Venom ma anche i primi Helloween (sì, non sono ammattito, ascoltare per credere) o la seguente, selvaggia, 45 RP Metal, degna di fasti thrash/speed di sontuoso spessore che credevo appartenenti a un passato irrecuperabile.
Insomma, una colonna sonora perfetta per infrangere limiti e confini e fregarsene delle convenzioni che vorrebbero imbrigliare i nostri amici di oltralpe nelle maglie di un metallo ordinario e fatto di scontati dogmi stilistici.