Ad aprile festeggio 5 anni senza cazzo!

Ok, è un titolo acchiappa-consensi. Non si tratta di un’attenta e profonda riflessione sulla minchia, nè sulla complessità castrante dei rapporti di coppia. Si tratto solo di un’ ode al vibratore.

A me amare ha proprio fatto male. Mi ha rovinato la vita. Ma è il ricordo di quanto mi dava un amore a rendermi il presente insostenibile. I ricordi mi uccidono. Ciò che è stato e che non tornerà. Quantomeno non con la stessa freschezza, e certo conoscendo il bagaglio di dolore che si porterà come rovescio della medaglia, preferisco passare. Mi dicono potrebbe andare meglio. Mi dicono. Ma sono io che devo rischiare. Sulla mia pelle. E non ne vale la pena.

Una vita senza amore è una vita vuota. Davvero? La mia vita è vuota perché sono troppo pigra e abulica per riempirla. Potrei fare sport. Potrei prendermi una seconda laurea. Potrei coltivare nuovi hobby. Potrei persino cercarmi un lavoro. Ma non mi va. Certo non voglio colmare il vuoto con un uomo. O con una relazione. O con un cazzo vivo. Ma il vibratore è un’altra storia. Sto cercando il vibratore perfetto da anni. Mi masturbo da sempre, ma da quando ho deciso che potevo fare a meno del cazzo mi sono concentrata sul vibratore.

Articoli online, blog e siti dedicati. Da quando è uscita la demenziale trilogia delle 50 sfumature, l’offerta di articoli per il godimento estremo è lievitata. Estremo, orsù, desidero solo venire. In tranquillità. Magari più e più volte di fila. Impresa in cui, per altro, nessun uomo è mai riuscito. Ma da sola è facile. Però, come nei migliori rapporti di coppia, poi è subentrata la noia, e una fastidiosa tendinite al braccio destro. E allora voglio un vibratore magico che mi sollevi da ogni fatica.

Il primo esperimento è stato l’ovetto vibrante (foto sopra). Carino, funzionale ma troppo minimal. Passo quindi al vero vibratore e ne acquisto uno che era definito il top di gamma. Un investimento che mi avrebbe dovuto dare orgasmi assurdi e rendermi dipendente. Forse è la mia vagina che è fatta strana. Ho partecipato persino a un forum online dove mi hanno spiegato fino a dove inserirlo, e come sfruttare le 20 varianti di ritmo e velocità,  fatto sta che nemmeno ‘sta potenza della scienza è riuscita a trovarmi il punto G.

Non c’è andato nemmeno vicino. In un cassetto riposto e dimenticato è stata la poco nobile fine di questo esperimento. Poi mi sono appassionata alle sex machine. Ho visto centinaia di video sul porn hub, youporn & co. Quell’enorme macchinario che emettendo il suono di un martello pneumatico ha una braccio metallico di 2 metri alla fine del quale un fallo in lattice ti penetra a varie velocità. Anzi ti stantuffa proprio, le tipe dei video dimostrano estatiche che è di una soddisfazione inenarrabile. Ma non solo ha un costo proibitivo, ma pure da un punto di vista di location, in un micro appartamento che sfrutta le altezze per guadagnare spazi, non è fattibile. Forse in un’altra vita.

E comunque se è la mia vagina che è fatta strana magari nemmeno la sex machine funzionerebbe. Alla fine ho optato per un discreto e esteticamente delizioso succhiaclitoride.

Rosa. Morbido e delicato. Troppo delicato. Mi solletica il clitoride, me lo stuzzica, ci posso giocare per ore ma non arrivo al dunque. Frustrante. Diventa persino fastidioso a volte. Stupido aggeggio rosa confetto. Piccolo e impotente. Via da me.

Alla fine, la soluzione. Semplice ed evidente. Quasi banale.

Lo spazzolino elettrico. Usato non dalla parte delle setole che sennò farebbe uno spiacevole effetto carta vetrata, stimola il clitoride alla giusta potenza. Un vibrato costante, non timido, dal gusto pieno. Soddisfazione garantita. Almeno per quattro volte di fila. Ho trovato il vibratore ideale. E odora pure di lichene islandico.