“L’Italia è il paese che amo”, come disse un noto pregiudicato della nostra storia recente, ma con la letteratura horror e fantastica ha sempre combinato disastri, aggiungerei io. Se escludiamo il grandissimo successo di Stephen King e di H.P. Lovecraft, gli amanti del genere hanno sempre, nel migliore dei casi fatto i conti con il disinteresse dei grossi editori e “il vorrei ma non posso” dei piccoli. Per dire, a volte ho finito per dispiacermi che un romanzo di cui attendevo l’uscita nel nostro paese da anni, fosse alla fine pubblicato di m… ehm, con una scarsa cura e una pessima traduzione. E poi è arrivata Hypnos, che è piccola ma fa un lavoro meraviglioso.
Ciao Andrea e benvenuto nella terra dei cavalli di Sdangher. Qui da noi c’è grande interesse e rispetto per ciò che stai facendo con la Hypnos Edizioni e vorremmo parlarne un po’ con te.
Ti ringrazio per queste tue parole. Possiamo dire che tutta la letteratura fantastica in Italia ha avuto grossa difficoltà ad affermarsi. Questa difficoltà va a braccetto con un altro problema che quello della ritrosia dell’editoria italiana nei confronti della narrativa breve. Gran parte della letteratura horror e weird, con le debite eccezioni, raggiunge i suoi punti più alti proprio nei racconti più che nei romanzi, e non a caso autori come Robert Aickman oppure Harlan Ellison, per passare il discorso alla fantascienza e al fantastico in generale, in Italia sinora hanno avuto pochissimo spazio. Quello che noi di Hypnos, nel nostro piccolo cerchiamo di fare, tra le altre cose, è proprio inserirsi in queste voragini causate dalla cecità dell’editoria italiana, e portare anche nel nostro paese autori, opere, sino a questo momento dimenticate se non del tutto ignorate.
2 – In Italia siamo molto attratti dalla narrativa straniera. Molti scrittori usano uno stile di prosa a metà tra un telefilm americano e un giallo svedese, eppure l’horror e il fantastico, generi stranieri per eccellenza, pare non abbiano mai tirato molto da noi. C’è chi spiega la totale assenza di una tradizione in questo ambito per motivi storici più che culturali. Quando si fece l’Italia era il periodo in cui spopolavano il gotico e i grandi romanzi dell’orrore, ma da noi si cercò di guardare alla ragione e la politica, non certo ai vampiri e alle tombe maledette. Eppure abbiamo avuto anche noi buoni scrittori nel genere (Tarchetti, Manfredi, Rugarli, De Rossignoli, Buzzati). Hypnos ha offerto qualche possibilità anche agli autori italiani, come è andata?
In realtà come dici tu la tradizione del fantastico italiano è molto ricca, con autori che nulla o poco hanno da invidiare ai colleghi d’oltreoceano (oltre agli autori che tu citi come non pensare a scrittori quali Calvino, Landolfi o Giorgio de Maria, autore quest’ultimo la cui riscoperta è avvenuta in anni recenti). Recentemente insieme a Gian Filippo Pizzo e Walter Catalano mi sono occupato di un volume dedicato agli autori del fantastico italiano, Guida ai narratori italiani del fantastico (Odoya, 2018), in cui il lettore potrà ripercorrere le principali tappe del genere nel nostro paese attraverso i principali autori.
Per quel che riguarda gli autori italiani pubblicati da noi, devo dirti che i risultati sono stati altalenanti (ma così come capita anche per gli autori stranieri) alcuni ci hanno riservato però ottime sorprese, per esempio i due romanzi di Ivo Torello Predatori dall’abisso e La casa delle conchiglie hanno venduto molto bene; certo è più difficile imporre all’attenzione autori noti magari solo a una stretta cerchia di appassionati, ma sono felice che in molti casi (e non solo quelli citati) per gran parte del nostro pubblico questi “nuovi” autori siano stati una piacevole sorpresa.
3 – L’editoria italiana, ma parlo per sentito dire, è in gravi difficoltà. Ci sono due o tre grossi marchi e poi un guazzo di piccole e piccolissime case editrici che annaspano. C’è chi tenta la carta della cultura e fa la fame e chi prova a seguire gli esempi commerciali di Bompiani e Mondadori… e fa la fame lo stesso. Ma è davvero così difficile sopravvivere in questo campo?
Tutto dipende da quello che si vuole fare, e cosa intendi per “sopravvivere”, se la sopravvivenza della casa editrice e basta o se sia un mestiere che faccia portare la pagnotta a casa anche all’editore. Nel primo caso ti direi sicuramente di sì. Nel secondo la questione è molto più complessa. Al giorno d’oggi con una gestione oculata e molta professionalità è possibile offrire al pubblico dei prodotti di qualità e riuscire a sopravvivere, cosa che sino a qualche decennio fa era impensabile. Personalmente credo che la qualità di un progetto alla lunga venga riconosciuta e ricompensata dal pubblico che non è così ignorante da come si tende a far credere.
Il problema è che molto spesso quella che manca è la professionalità, in tutti i vari aspetti del progetto editoriale, quindi non solo per quel che riguarda la parte artistica ma anche per tutta la parte legata alla promozione editoriale e in generale alla gestione mediatica nonché economica di una casa editrice. Oggigiorno puoi offrire prodotti dai costi bassissimi e quindi che garantiscono guadagni più facili e immediati, proponendo anche cose di qualità. Altre volte si affrontano costi più importanti e ovviamente i rischi (ma anche le soddisfazioni) aumentano. Tutto sta nella consapevolezza e all’organizzazione del progetto che c’è alla base.
4 – Hypnos permette al pubblico del nostro paese di riscoprire nomi del passato da sempre un po’ snobbati
di recuperare letture fondamentali
e di scoprire maestri mai giunti fino a noi in traduzione…
In passato qualcuno tentò già certi esperimenti “culturali”. Penso a Theoria, casa editrice romana estinta nel 1995 e resuscitata solo due anni fa. Come nel loro caso, Hypnos unisce qualità e raffinatezza nelle scelte ma preferisce essere specializzata e non dedicarsi ad altri generi letterari. Hai mai pensato di allargare il catalogo a nuovi lidi letterari? O sei un nerd che legge, mangia e respira il fantastico e sta bene così?
Sono felice che tu abbia citato Theoria, dalla quale abbiamo preso ispirazione per la nostra collana Biblioteca dell’Immaginario, volumi che raccogliessero i principali esponenti del genere fantastico in edizioni integrali, con grande attenzione alla narrativa breve. Personalmente leggo non solo fantastico, leggo mainstream, saggistica, fumetti, almeno quando il tempo me lo concede. Ovviamente negli ultimi tempi gran parte delle letture sono funzionali al lavoro, quindi giocoforza legate al fantastico, soprattutto in lingua. No, non ho mai pensato di allargare il catalogo ad altri generi letterari. Per una piccola casa editrice la specializzazione è un’arma importante, avere un tratto distintivo è fondamentale per portare avanti un progetto che sia allo stesso tempo coerente e chiaramente riconoscibile all’esterno. Certo mi piacerebbe pubblicare classici greci oppure libri sul mondo della musica, ma c’è già chi fa queste cose, e molto meglio di me, quindi non ne vedo né il motivo né la necessità.
5 – Vedo che la Hypnos ha fatto uscire qualcosa di Ramsey Campbell. Un romanzo dal titolo L’ultima rivelazione di Gla’aki. C’è una cosa che mi sono sempre domandato su chi pubblica cose di questo scrittore. Ci hanno provato un po’ tutti, da Mondadori a Sperling, Bompiani a Fanucci. Stephen King, Barker e molti altri scrittori che si sono pronunciati su di lui hanno detto tutti le stesse due cose: è un maestro indiscusso del genere e soprattutto che sono decisamente meglio i racconti dei romanzi. Eppure da noi escono praticamente solo romanzi. So già che le raccolte di racconti non vendono e quindi un editore sceglie di preferenza un romanzo (e quelli di Campbell sono comunque buoni, non come il suo primo La bambola che divorò sua madre, ma buoni), però voi della Hypnos di solito dimostrate che certe logiche le lasciate da parte. Siete mossi dall’amore per questo tipo di letteratura. Di conseguenza mi aspettavo che finalmente almeno voi rilasciaste le antologie Demons By Daylight e Dark Companions e invece… pure voi con un altro romanzo di Campbell.
Uomo di poca fede…
6 – Nutri le mie speranze ormai ridotte a piccole radici rinsecchite ? La stessa cosa capita con Harlan Ellison. Questo autore è quasi considerato alla stregua di Asimov all’estero ma da noi è noto come curatore di una meravigliosa raccolta di Fantascienza moderna, Dangerous Visions e una manciata di racconti. Eppure le sue raccolte sono state decisive per il fantastico, ma gli editori rifiutano di pubblicarle. Cazzo, è Ellison. Abbiamo bisogno di leggerlo!
Il problema con Harlan Ellison, in assoluto tra i miei autori preferiti, è l’infausta combinazione “autore di racconti” e “diritti esorbitanti”, che ha dissuaso gran parte dell’editoria nostrana (ultimo volume – e unico dopo le primissime raccolte apparse su Galassia – pubblicato ormai due decenni or sono da Fanucci, fu la bellissima raccolta Idrogeno e idiozia.) Speriamo che la situazione cambi.
7 – Hypnos è interessata molto alla narrativa cosiddetta Weird. Per Pulp Magazine mi è capitato di recensire una raccolta di racconti di Livia Llewellyn, pubblicata da voi. L’ho trovata davvero ostica. Non fraintendermi, per carità. Si tratta di un’autrice valida e l’avete ben tradotta come al solito. Però secondo me si è trattato di un azzardo eccessivo. Io non penso che ci sia un pubblico capace di arrivare a quel livello di complessità ed eleganza, in Italia. Non dico che da noi non si leggano scrittori “difficili” ma è dura convincere il pubblico che chi scrive storie fantastiche possa anche permettersi di essere complicato. Vuoi smentirmi dicendo che sapere i numeri di vendita mi sorprenderebbe?
Sì ti voglio smentire. Fornace è andato (sta andando) molto bene, dopo La cerimonia è il volume della collana Modern Weird che ci sta dando maggiori soddisfazioni in termini di vendite. Molti fattori possono aver contribuito non ultimo la copertina accattivante e terrorizzante allo stesso tempo, in ogni caso è un volume che ha diviso il pubblico: amore o repulsione, di certo non è una lettura che lascia indifferenti. È vero, molto spesso il pubblico si stupisce davanti a nuove forme del fantastico (quando un’opera devia dai canoni prestabiliti, non può che far discutere) ma allo stesso è un pubblico capace di coglierne tutte le qualità intrinseche. Poi i gusti sono sempre personali, ovviamente. Diciamo che ci piacciono le sfide, e quella di Fornace è stata sicuramente vinta.
8 – Da un po’ di tempo c’è anche un altro piccolo editore che sta osando molto nel fantastico ma battendo la direzione opposta a Hypnos. Parlo della Indipendent Legions di Manzetti, votata allo splatterpunk e alla narrativa horror più spinta in generale. Non ti chiedo di esprimere un giudizio su un tuo collega, ci mancherebbe, vorrei sapere però cosa ne pensi di questa corrente uscita fuori negli anni 80 e che da noi ha persino contribuito alla nascita degli scrittori “cannibali” come Ammanniti e Nove. La vedi tipo una vecchia moda ormai conclusa o sei dell’idea che esistano ancora autori splatter con delle idee, ammesso ci siano mai stati. Io ho potuto parlarne con Paul Sammons, il curatore dell’antologia Splatterpunk – Extreme Horror e lui me ne ha tirati fuori tre o quattro. Uno era Jack Ketchum, scomparso da poco. Un altro ce l’avete in catalogo, Laird Barron. Prima hai citato il suo La cerimonia come il titolo insieme a Fornace con più riscontri. Insomma, cosa ne pensi di horror esplicito e che fa male?
Personalmente credo che sia un genere molto interessante, una diramazione dell’horror certamente per stomaci forti ma che proprio per questa sua carica eversiva riveste una funzione molto importante, e quando è affidata ad autori di livello, alcuni dei quali hai tu stesso citato, ci troviamo di fronte a opere di altissimo impatto e valore. E non dimentichiamo che abbiamo tra le nostre file un autore come Paolo di Orazio, un vero grande del genere, che nulla ha da invidiare ai suoi collegi d’oltreoceano.
9 – Sono d’accordo con te. Paolo non si discute. Ci sono alcuni autori, a parte Harlan Ellison, che sogni di pubblicare ma che per motivi di diritti troppo costosi non puoi permetterti?
Due rinunce le ho dovuto fare. La prima riguarda la grandissima Tanith Lee, la seconda The Fisherman, il romanzo di John Langan, autore di cui abbiamo pubblicato già due bellissimi racconti: purtroppo per il romanzo le cose sono andate diversamente.
10 – Ti elenco tre episodi fallimentari dell’editoria nostrana quando ha tentato di puntare sul fantastico e ci ha rimesso il collo. La collana Horror Mondadori da edicola a cura di Giuseppe Lippi all’inizio degli anni 90; la casa editrice Armenia e la Gargoyle Books. Tutte provarono a scommettere sul fantastico e tutte finirono per arrendersi dicendo che il pubblico italiano non ama il genere. Però abbiamo Stephen King che è sempre in cima alle classifiche, Dario Argento in passato ha fatto dei record al botteghino e Dylan Dog ha segnato più di una generazione grazie al talento di Tiziano Sclavi. Io sono convinto che in questi casi, ma anche tanti altri, sia mancato comunque il coraggio di scommettere sulla qualità e il rispetto per i veri appassionati. Vuoi un esempio di scarso rispetto? La saga de La Fortezza di F. Paul Wilson, uscita per Mystbooks e pubblicata in questa sequenza: 1 3 4 2 (il quinto mai uscito da noi!). Persino Giuseppe Lippi, pace all’anima sua, quando provò a creare Urania Horror finì per foraggiare il pubblico a “cacchio di Chtulhu”. Prendi il ciclo di Oxrun Station di Charles L. Grant: due soli volumi su otto buttati lì senza alcun criterio filologico. Il secondo I vampiri di Oxrun Station, spacciato per seguito del primo Oltre la morte, anche se non c’era legame narrativo e storicamente sono stati concepiti e pubblicati al contrario.
Credo ci sia un grosso equivoco. Prendi Dylan Dog: quanto vende? Prendi i romanzi di Sclavi: quanto vendono? Quanta gente affolla il cinema a vedere le saghe Marvel? Quanta gente compra i fumetti Marvel? Non è l’argomento in sé a fare la differenza, è la tipologia del prodotto. I film di Dario Argento hanno sì avuto successo, ma non hanno mai sfondato il mercato. King è un fenomeno editoriale, pian piano costruito ad hoc per un pubblico specifico, quello Statunitense, e che poi visto il grande successo in patria, è stato esportato, e comunque si tratta di un horror ben codificato. E poi ci sono sempre i casi letterari, in tutti i generi, vedi Harry Potter, e in quanto tali non fanno testo. L’horror è un genere difficile (meno della fantascienza, ma per certi versi più complicato) non semplice da presentare al pubblico, ma deve essere così, altrimenti perderebbe il suo carattere dirompente e violento di critica alla società. Indubbiamente ci sono stati diversi errori di gestione in molte collane periodiche dedicate all’horror, ma non credo siano stati questi la spada di Damocle che ne ha portato alla chiusura. Probabilmente l’horror non consente quelle cifre minime richieste dai grossi editori (King a parte). Questo spirito di rottura, di letteratura “scomoda”, anche per i contenuti forti, ha fatto sì che i grandi gruppi editoriali non abbiamo mai visto eccessivamente di buon occhio l’horror. Come sempre poi per la letteratura di genere, siamo in un periodo in cui certe parole è meglio non dirle. Adelphi sta riscoprendo Shirley Jackson, ma siccome è in Adelphi sembra non sia più considerata un’autrice horror. Gargoyle Books ha pubblicato fior fior di volumi, e per una casa editrice così specializzata credo abbia ottenuto un buon riscontro, così com’è sta succedendo ora, fatte le debite proporzioni, con Independent Legions.
11 – Internet permette di raggiungere un pubblico specifico, offre possibilità promozionali impensabili e consente a qualsiasi scrittore di trovare un proprio pubblico. Questo a chiacchiere. Nella realtà, io che scrivo so bene quanto sia dura emergere. I motori di ricerca sono sempre più congestionati e dispersivi. Internet ha fatto morire le riviste ma in cambio ha offerto castelli di sabbia in un deserto ventoso. Vorrei pensare un momento con te al caso di Elvezio Sciallis, che ritengo emblematico. Forse in parte lui ha pure tentato di far perdere le sue tracce, ma un critico e una penna di quella portata ha finito per annegare nella rete. Il suo blog è chiuso e i suoi articoli non esistono più. E in un tempo in cui secondo me ci sarebbe bisogno come l’acqua di critici coraggiosi e capaci, noi ci permettiamo di far svanire Sciallis. Manca un supporto che possa garantirne la sopravvivenza. La rivista Hypnos cerca nel suo piccolo di combattere anche questa cosa?
La rete dà, la rete toglie. È inutile nascondersi, senza le possibilità date dalla rete e dai social network la gran parte delle realtà editoriali, noi comprese, avrebbe avuto una strada ancor più ardua e forse difficilmente percorribile. Detto questo, hai pienamente ragione sull’impoverimento della critica, e non solo relativa al fantastico. Purtroppo nell’era in cui la vera moneta di scambio è la reputazione, a chi giova parlar male di qualcosa o di qualcun altro? Leggo “recensione” e trovo riassunti, “approfondimenti”, e sono voci di Wikipedia, questa è effettivamente una vera piaga. Come dici, a mancare non è solo, in alcuni casi, la competenza, ma è proprio un punto di riferimento, una “garanzia di qualità”, che dovrebbe essere il vero compito di ogni progetto editoriale.
Da questo punto di vista un grande lavoro lo sta facendo Pietro Guarriello, lui stesso tra i massimi esperti di letteratura weird, con la Dagon Press e le sue pubblicazioni, che includono da anni anche una rivista completamente dedicata alla critica, Studi lovecraftiani. La rivista Hypnos ha il suo fulcro nella narrativa, ma la parte critica è sempre presente, fondamentale e imprescindibile per noi.
E non solo quando si tratta di parlare di autori od opere, ma anche quando il discorso si fa più generale, come nella Strana storia dell’Arte, di Ivo Torello, che a partire dal nono numero della rivista ripercorrerà le tappe fondamentali dell’Arte fantastica. Sulla nostra rivista almeno un 30% dei contenuti è dedicato ad approfondimenti critici o saggi. Ci sono lettori che escludono le riviste a priori, ed è un vero peccato, perché devo dire che su Hypnos sono stati pubblicati articoli di grandissimo interesse e racconti di valore assoluto.
Ti ringrazio tanto Andrea, sia per l’intervista che per la Hypnos edizioni.
Grazie a te per le domande!
In weird we trust!
Sempre!