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Svart – Il metal estremo è nato per essere “amorale”!

Tra i progetti black metal che mi è capitato di sentire negli ultimi due anni, quello di Svart e il suo Sentiero dimenticato è tra i pochi ad avermi convinto sul serio. E così ho domandato alla MASD di Chiara Rovesti un’intervista con l’artefice di questo plumbeo reverbero di violenza e salnitro. Ci è voluto un po’ di tempo per realizzare il confronto con “l’artista Svart” ma devo dire che ne è valsa la pena. O almeno così mi sembra tutte le volte.

1 – Svart! Sai che di te si trova davvero poco in giro per la rete? C’è uno Svart svedese, un tedesco e uno italiano (come nelle barzellette) ma dubito che sia tu quello che uscì nel 2013 con un album votato alla Chiesa dei Darkthrone. C’è anche un’etichetta discografica che si chiama Svart. Ma dubito che tu sia un’etichetta. Tu sei tu. L’artista Svart, come ti definisce il comunicato rendendoti subito antipatico e presuntuosissimo. Inoltre c’è tutta una storia curiosa intorno al tuo disco. Parli di vecchi floppy pieni di tastiere concepite e incise nei primi anni 90 e che hai recuperato nel 2017 per aggiungervi sopra chitarre, batteria (al computer?) e voce. Insomma, la data effettiva dell’album potrebbe essere 1998-2018. Un disco che omaggia gli anni più importanti del black metal norvegese. Personalmente non ritengo così interessante questa cornice che hai definito. Per me ciò che conta è il disco, che è ottimo.

Ti ringrazio! Effettivamente non sono nessuno degli artisti che hai elencato, e ti posso assicurare che
non c’è nulla di presuntuoso nella bio di presentazione, è semplicemente la realtà. Se avessi dovuto
trovare qualcosa di fantasioso per attirare l’attenzione avrei dovuto fare di meglio, tipo gli Ulver di
Nattens Madrigal il cui album si vociferava fosse registrato in mezzo ai boschi, non dei miseri floppy
disc dimenticati su uno scaffale… Durante la metà degli anni ’90 ero fortemente influenzato dal black metal scandinavo e greco, in particolare i gruppi che “osavano” inserire le tastiere in un contesto che doveva essere il più truce e sanguinario possibile. E quelle tastiere in alcuni casi riuscivano a essere veramente macabre e
trasportarti in una dimensione allora sconosciuta.
All’epoca ero chitarrista/tastierista di una band death/doom (Moonrise, poi diventati Artemisia), ma
avevo anche l’esigenza di creare qualcosa di “mio” che rispecchiasse quelle atmosfere oscure proprie di
certo black metal, che ovviamente non potevo utilizzare nella band principale.
La tastiera che usavo era una vecchia Korg, e l’unico modo per salvare i dati erano i fottuti floppy disk…
che odiavo, ma che ora devo ringraziare per aver conservato tutte le tracce composte all’epoca. Adesso la situazione è fortunatamente cambiata un po’ e riesco più o meno ad arrangiarmi nella produzione, almeno per
quanto riguarda Svart. L’album magari suona datato perchè le parti di tastiera sono state concepite 20 anni fa,
se mi mettessi a comporre materiale del genere adesso ovviamente verrebbe fuori una cosa totalmente
diversa, e infatti il prossimo album a cui sto già lavorando suona parecchio differente.

2 – L’intento di omaggiare è già abbastanza praticato dal tuo ambiente. L’80 per cento dei lavori black metal parlano di ricondursi allo spirito del vero black metal o di celebrare la vecchia scuola senza il bisogno di aggiungere nulla di personale. Per me giustifica in gran parte l’esistenza di dozzine di album tutti uguali e che lasciano il tempo che trovano. In realtà il black si scontra con il mercato da sempre. Non è nato per vendere o piacere e tantomeno liberare il pubblico dalla noia della saturazione compiuta da tanti posers, no?

Su questo hai perfettamente ragione, ci sono troppi dischi tutti uguali ad altri. Omaggiare non vuol dire
copiare, essere influenzati dai propri gruppi preferiti è assolutamente normale, ma poi ognuno deve
elaborare le proprie idee e trovare la propria via. E fortunatamente ci sono dei validi esempi nella scena
attuale.
Parlare di mercato discografico nel 2020 fa un po’ sorridere, tanto più in campo black metal. Ormai chi
pubblica una versione fisica, se non con il sostegno di un’etichetta seria, è una specie di masochista… E’
anche vero che al giorno d’oggi fare un cd è molto più semplice che in passato, e la quantità di cd che
escono ogni giorno è impressionante, ma a discapito della qualità, questo è evidente.

3 – Tu usi spesso l’italiano e io non posso che rallegrarmene. Anche se la maggior parte del tempo non riesco a capire quasi nulla di quello che dici. Ho cercato i testi in giro e ovviamente non li ho trovati da nessuna parte. Perché sei così sfuggente con chi vuol capire le tue parole? Se non vuoi essere compreso usa il dialetto, no?

Non è stata una scelta fatta di proposito, ci sono sei cantanti diversi con cui ho collaborato, ognuno con
idee e messaggi diversi. Alla fine si è scelto di non pubblicare i testi, ma non è detto che in futuro non
avvenga. Ho lasciato libera interpretazione agli ospiti per la voce e testi, anche per quanto riguarda
l’uso della lingua. Non c’è un vero e proprio filo conduttore, quindi ognuno ha interpretato la musica a
proprio modo ed ha elaborato il testo in base a sensazioni personali.
Il dialetto è stato utilizzato ampiamente in un altra mia band, i Malaflame.

4 – Il tuo lavoro è registrato piuttosto bene. Per quanto tu guardi a certi nomi storici come gli Emperor e i Limbonic Art, la qualità dell’album è incresciosamente decente. Non credi nella dura legge del low-fi della vecchia scuola o il low-fi ormai, tra schede audio da 50 euro che fanno miracoli è diventato difficile da rispettare?

Registrato bene non direi… ha dei suoni decenti e questo per me è abbastanza per ora, nel prossimo
album lavorerò ancora meglio sui suoni più adatti da utilizzare, il che non vuol dire necessariamente
più ‘puliti’, anzi…
Le schede audio moderne sono sicuramente un grande aiuto nella pre-produzione, ma non sono
assolutamente adatte per avere un feeling “old school”.

5 – Io sono convinto che il livello morale di un artista non debba pesare su ciò che realizza. Se un album mi piace io me ne frego quando chi l’ha fatto sostiene idee politiche diverse dalle mie o magari difende il partito belga dei pedofili in nome della libertà di pensiero. Tu come la vedi a riguardo?

Il metal estremo è nato per essere “amorale”, contro il pensiero comune e contro le religioni. Per quanto
mi riguarda ognuno è libero di scrivere e pensare ciò che gli pare. Io non mischio la politica con la musica per il semplice fatto che considero la musica come una via di fuga dalla realtà che ci circonda, una catarsi interiore in cui trascendere la realtà tangibile.

6 – Recentemente su Sdangher abbiamo trattato la questione metal e politica. Inevitabile siano saltate fuori le band black filo-nazi. Leviamoci il pensiero. Con chi parlo? Con un sostenitore di Hitler e la razza ariana? E cosa ne pensi dei gay, degli immigrati e la politica terroristica degli Americani con l’Iran?

Con i Malaflame abbiamo spesso condiviso il palco con gruppi “schierati” politicamente, questo non mi
crea nessun problema. Siamo finiti su un giornale locale del bresciano dopo aver partecipato ad
un festival in cui suonavano anche i Taake. Nell’articolo si sottolineava la grave minaccia del nazi-metal
che sta nascendo in Italia, e si elogiava l’operato degli antifa che boicottano tali eventi. Da ridere.
Si è creato troppo isterismo attorno a questa faccenda, al giorno d’oggi si sente il dovere di portare il
metal entro canoni “moderati” e accettabili da tutti, ovvero l’esatto contrario per cui è nato. Ripeto,
personalmente non mi interessa la politica in un contesto musicale, ma non giudico chi lo fa.
Riguardo le altre questioni, ognuno è libero di fare ciò che gli pare a patto di non ledere gli interessi
altrui, cosa che per esempio alla politica nord-americana non riesce proprio bene… poi ci sono ex-presidenti
degli Stati Uniti che prendono il nobel per la pace scatenando guerre in mezzo mondo.
Questo fa ancora più ridere…

7 – “Il sentiero dimenticato” secondo me è quello che sia le religioni che le cosiddette fedi ateiste ci hanno fatto perdere di vista, mi riferisco a ciò che scava dentro di noi, alla nostra animalità e soprattutto il reale percorso che noi uomini saremmo destinati a compiere se non ci educassero a diffidare dalle emozioni e dalla poesia che abbiamo dentro da bimbi. Questo è ciò che ho “visto” ascoltando il brano che intitola l’album. Tu però vuoi farmi paura e canti: “Il bosco silenzioso, nella valle solitaria, una figura scura dall’aria misteriosa, occhi neri e lunghi capelli scuri, logge e strapiombi accompagnano il sentiero e alla fine, ecco la porta dell’Inferno”. Ora senti qui come l’ho letto: le paure vanno affrontate e vinte. Il diavolo ha un’aria minacciosa che dobbiamo affrontare e così l’Inferno, che invece ha in serbo
per noi la divorante libertà, non le fiamme punitive.

Il testo riguarda in realtà un’antica leggenda del Tirolo, ma mi piace la tua interpretazione. La musica dovrebbe essere proprio questo, dare all’ascoltatore la possibilità di creare una propria visione ed una personale esegesi. Comunque concordo con la tua prospettiva, ognuno di noi deve guardare dentro il proprio inferno e affrontarlo, solo così ci si può liberare dalla prigione che comunemente viene chiamata “società”, e
trovare così il proprio “Weltanschauung”.

8 – Secondo il censimetal del 2019, sei il ventunesimo soltanto in questo anno ad aver optato per un bosco scuro da mettere in copertina… Da dove viene quella foto?

L’artwork di un album deve essere coerente con la proposta musicale al suo interno, so bene che mettere una foresta in copertina è una cosa piuttosto abusata (soprattutto negli anni ’90), ma se ci pensi lo è anche un cadavere sbudellato in una copertina di un gruppo brutal death… Non mi sono soffermato a pensare a quanto clichè potesse essere la foto di un bosco in copertina, ma solamente a pensare a quale fosse l’immagine più adatta a rappresentare l’essenza della musica contenuta nel cd. Ho scelto l’immagine di un bosco oscuro non solo per la versione in digitale, ma pure una diversa per la versione in cd! Recidivo!

9 – Mi parli della tua esperienza con il catechismo? Che cosa andò storto?

Ognuno di noi purtroppo ha dovuto aver a che fare con il catechismo da giovani, essendo nati in un paese cattolico. Evidentemente l’esperienza non ha dato i risultati sperati! Fortunatamente già ai tempi del liceo ho avuto la libertà di scegliere se fare o meno l’ora di religione, e puoi ben immaginare quale sia stata la scelta… Ho consumato il walkman e parecchie cassette contenenti ogni bestialità musicale!

10 – Ci sono tipo sette cantanti ospiti. Ti spiace se ammetto di non essermene praticamente accorto ascoltando l’album?

Beh questa è una cosa positiva, e il fatto che tu non abbia notato grandi differenze vuol dire che il lavoro è piuttosto omogeneo, anche se io vedo invece diverse interpretazioni e diversi approcci allo stile vocale.

11 – Trovo che il tuo disco sappia di muschio, di pini e di neve. Vedo foreste cattive e demoni erculei con grandi verghe e il viso da cervo o qualcosa del genere. La cattiveria, l’orrido e la decadenza sono un po’ manierate ma il succo verdognolo che sborra dagli alberi feriti è genuino. Come vedi non sei l’unico con dei problemi. Spero la mia descrizione ti piaccia, ecco.

Ottima descrizione, allora vuol dire che sono riuscito a creare l’atmosfera giusta! Almeno per te, con
problemi uguali ai miei! Ahah

Grazie per l’interessante chiacchierata, Svart!