Tutto bene dalla striscia di Gaza della bassa modenese

Venerdì o sabato scorsi il buon Padre Cavallo – monarca assoluto ma permissivo della scuderia più scalcagnata della rete – mi ha chiesto un pezzo su come ce la stiamo passando qui nella striscia di Gaza della bassa modenese.
Dopo averci pensato un pochino su, oggi tento un exploit. Non prima però d’aver intravisto un rumors su Stephen King.Praticamente il noto scrittore invitava i suoi fans a non lasciarsi prendere dal panico né dallo sconforto: “Il covid19, che ha raggiunto in questi giorni anche gli Usa e che avrebbe infettato di sicuro 564 persone, non è come Captain Trip! Dal nuovo corona-virus ci si può salvare!”
Bene ma non benissimo!

amuchina

Ci sono stati anche dei morti che a livello statistico non saranno questo granché, ma a livello famigliare hanno lasciato dolore e vuoto.
Salto tutto il resto del trafiletto dove si fa cenno a chi sostiene il Re, a chi lo critica per un’immagine di Pennywise+flacone gel disinfettante (“Vuoi del geeel! Ti disinfetteraiii! Tutti si disinfettano qui sotto!!!”) invece che con i classici palloncini.

Mentre l’Italia pare uno dei paesi europei che ha messo in campo efficacemente (dicono) le misure per il contenimento del morbo, in America per ora stanno lì a raccontarsi le solite cazzate da yankee inutilmente emotivi e obesi.

Tranne poi lasciarsi prendere dalla tipica paranoia se le cose dovessero iniziare a girar male anche da loro.
Vorrei concentrarmi (si fa per dire), invece, sul noto romanzo L’ombra dello scorpione (The Stand in Usa) e di come le cose nella realtà-per ora- non stanno superando la fantasia.

Manco ci vanno vicino per fortuna! Stephen King non è stato l’unico a scrivere di scenari post-apocalittici. Scrittori che si sono avventurati in questo genere di racconto distopico ce ne sono a bizzeffe. Recuperate, per esempio, Morte dell’erba di John Christopher. Si trova a pochi spicci e sugli store digitali e al
mercatino dell’usato dove lo trovai io.

Dicevo: la realtà NON sta superando la fantasia.
E se state pensando ai forsennati che assaltano a intervalli regolari i supermercati facendo scorte come se all’orizzonte si stesse profilando un conflitto nucleare (tocchiamoci le palle và!) o agli altri mongoloidi che assaltano i treni che partono da Milano diretti verso sud (com’era quella canzone dei Negrita?) contribuendo alla dispersione del morbo beh… Queste son bazzecole o quasi!

Per ora vige, almeno qui nei territori all’estremo nord della provincia di Modena, un’incerta normalità. E anche un certo clima di ansia e sospensione. Con le nuove direttive che non consentono i bivacchi notturni mi sa che si andrà anche verso una Pax Virales; modenesi e mantovani non potranno prendersi a sberle causa apprezzamenti un po’ troppo oltre le righe verso ragazzotte di campagna; tavoli in lista rubati dal guappo della
cumpa; uno sguardo di troppo alla pupa del boss e tutte queste amenità.
Quindi: incerta normalità-ansia sospesa-Pax Virales.

Una vera palla! Cinema chiusi; biblioteche chiuse; no cerimonie funebri con relativa riunione familiare (e questo potrebbe essere una benedizione!); non puoi andare da nessuna parte ecc ecc. Ormai queste direttive valgono per tutta Italia.

Ma siamo sicuri che sia proprio una palla?
A me, sinceramente, non dispiace troppo.
Sentissi meno auto passare sarei anche più contento!
Sì perché qui ci sono tutti gli elementi che ho bene o male elencato prima, ma si lavora ancora!!
E si lavora alla grande!

So che certe attività, diciamo così, “non essenziali” sono in procinto di chiudere o hanno già chiuso (soprattutto in Lombardia). Chi può lavorare da casa (telelavoro) rimane a svolgere le sue mansioni comodamente assiso sul divano.
Scuole e asili? Chiusi!

E io?
Io vado a lavorare porca puttana!!
E me ne starei a casa!! Ma non a casa sul divano!
Me ne andrei in campagna con il mio Kindle o un buon libro. Mi metterei sotto un albero a leggere, contemplare la ehm… “natura” e rimarrei beatamente per i fatti miei!

Mi porterei anche il mio lettore per ascoltarmi i miei brani preferiti e mandare così affanculo, almeno per un po’, questo mondo che non si vuole fermare mai manco di fronte e una probabile pandemia! Manco di fronte alle morti di questi giorni.

Forse sono io quello che non trova più il suo spazio e, fedele a un vecchio adagio, “vorrei scendere” dal carrozzone, non esserci, scomparire.
E non dover sentire tutto quel chiacchiericcio e quel rumor bianco che mi assilla per la maggior parte della giornata.

Un po’ come un novello Mattia Pascal che si fa passare per defunto. O come i protagonisti, buoni e meno buoni, del racconto di Stephen King.
Quando lessi L’ombra dello scorpione, decenni fa e poi di nuovo qualche anno fa, pensai che quelle lande semi-disabitate o totalmente deserte fossero la cosa meglio riuscita del libro; la desolante ma allo stesso tempo struggente solitudine dei luoghi e dei pochi umani sopravvissuti.

Le peripezie per riuscire a riacquistare una parvenza di normalità; il darsi da fare per rubare un paio di motociclette da una concessionaria abbandonata e poi partire all’avventura, oppure trovare come unico compagno un cane fedele o un amico ritardato che non ti abbandonano mai.

Quella solitudine che, ho sempre immaginato, fosse sinonimo di grande libertà ma anche di impietosa maestra del vivere.
Nessun suggerimento; nessun aiuto; nessun incoraggiamento e nessuna pietà.
Solo la solitudine e un uomo, o un gruppo sparuto di uomini, a dover imparare a far fronte alle esigenze di ogni giorno con quello che hanno e per come possono.

Nessun padrone, nessun obbligo…solo sussistenza e infuocati tramonti a ovest la sera di fronte al fuoco.
Forse, se fossi stato un personaggio del libro, mi sarebbe piaciuto essere del gruppo dei “cattivi” prima dell’incontro con Randall Flagg. Magari un biker alla Easy Rider.

Dico prima dell’arrivo di Randall Flagg perché dopo è andato tutto in vacca!
Anche per colpa di quella vecchiaccia di Abigail!

Insomma: qui nella striscia di Gaza che si stende di fianco alla sponda destra del Po e che va, idealmente, dalla provincia di Parma fino a quella di Ferrara, non abbiamo raggiunto quella condizione di “verginità” imposta da una situazione critica ma non irreversibile.
Non siamo nell’Eldorado del rocker, che sogna di andare dalla costa est alla costa ovest senza la pula che gli corre dietro o le bollette che lo aspettano al ritorno o i vacanzieri della domenica a rompere i coglioni.

Verginità e totale disimpegno.
Proprietari di niente schiavi di nessuno!
Tornare indietro per andare avanti?
Boh!? Se lo affermo con convinzione minimo mi prendo dell’esaltato fascio-stronzista, se già non me lo sono preso, visto che sto tentando di alleggerire una situazione dove ci sono stati anche dei morti.

Se invece dovessi spiegare perché potrebbe essere una soluzione definitiva a tutte le nostre manie “post-qualcosa” non saprei che dire di preciso… un tornare all’infanzia senza essere infanti? Un’occasione per soddisfare voglie che non si è mai potuto soddisfare prima? Il vivere finalmente come dovrebbe vivere l’uomo e cioè da vagabondo esploratore e alla giornata?

Insomma tutto normale qui nella striscia di Gaza. La cosa che mi rompe veramente le balle sono tutti quegli hastag che suggeriscono agli altri xi “state a casa!”. Mi piacerebbe sapere dove sono quelli lì che postano a ripetizione questa frase!!!
Che poi io ci starei anche a casa!
Peccato che mi tocchi andare a lavorare!