Una copertina con un artwork “spaziale” che sembra uscita dagli anni ottanta racchiude una piccola chicca che ho amato da subito (ho poi saputo che è opera dello stesso artista che cura le illustrazioni degli ultimi dischi degli Iron Maiden, tra le altre cose). Con un nome molto simile a quello di una band svedese dedita a un black metal lontanissimo dalle cose proposte qui e un titolo che mi ha incuriosito, ho avuto la mia piccola, travolgente epifania di sano metallo tricolore.
Avete presente il metal, quello classico che più classico non si può? Quello con chitarre aggressive ma vincolate a precisi dogmi melodici, con una voce che dimostra ancora come il nostro genere preferito si possa cantare in modo cristallino e potente al contempo e una sezione ritmica che non necessita di artifizi pirotecnici per dare una solida base a quello che state ascoltando?
Bene, perché gli HyperioN, gruppo bolognese fondato nel 2015 col preciso intento di fare dell’heavy metal di stampo tradizionale fanno proprio questo. Pensiamo a Iron Maiden e Judas Priest, per fare un paio di nomi che sicuramente hanno la loro parte tra le influenze di questa giovane band.
E questo “metal metal” gli HyperioN lo fanno anche piuttosto bene. Into The Maelstrom lo dimostra senza dubbio, dandoci nove tracce in equilibrio tra la NWOBHM e un suono moderno che non può non lasciare soddisfatti gli estimatori del genere come me.
Ci vuole un attimo per fare la bocca al suono particolare della band, ma una volta entrati nel mood HyperioN, uscirne è davvero difficile. Un lavoro di scrittura interessante riesce a distillare un’alchimia dal sapore retrò, mai scontata, attenta ai particolari e dalla natura esplosiva.
Da subito il lavoro del duo Luke Fortini e Davide Cotti alle chitarre salta alle orecchie, facendosi valere in maniera ineccepibile, ma non vuol dire che il resto della band sia da meno. Questi ragazzi hanno talento e conoscono perfettamente il genere che propongono. Suonano senza mai lasciare che la musica diventi uno sterile clone dei gruppi del passato, come spesso capita con il metal di questo tipo, ma rendendola invece fresca e briosa.
Basta ascoltare il singolo Driller Killer, per assaporare una bella sorsata della sensazione di cui parlo. Canzone complessa, mostra la capacità del cantante Michelangelo Carano, in grado di passare da registri bassi ad acuti ben dosati e mai fastidiosi. Particolarissimo il suono della batteria, che dà al pezzo un fascino old style che adoro.
Ma sono parecchie le canzoni interessanti, come The Ride Of Heroes, pezzo meno veloce ma sempre validissimo, che ci mostra una varietà invidiabile di sfaccettature di un gruppo maturo e valido, come gli HyperioN dimostrano di essere, non per niente fa capolino la figura di Roberto Priori dei Danger Zone al mixer, ormai garanzia di qualità.