Negli anni 90 James Murphy era il chitarrista jolly onnipresente. Entrava e usciva da grandi band, incideva album storici e andava avanti così, come un’ape da un fiore all’altro, finendo per defilarsi, anche a causa di un tumore al cervello, in una routine di lusso, tra ospitate sempre meno altisonanti, endors pregiati e mastering di dozzine di lavori altrui. Come spiegare il nomadismo illustre di James? Forse diventa una cosa inevitabile se non leghi la tua carriera, fin dalla giovane età, a una band specifica, che cresca con te. Attraverso l’affetto, l’abitudine e il bisogno di una famiglia, un gruppo ti lega a esso per buona parte della tua vita d’artista. Murphy non fondò nulla dall’inizio, al tempo in cui si avviano progetti per conquistare il mondo. Ed entrò a far parte di band già famose nei momenti di maggiore instabilità. Mise in piedi il suo gruppo quando era tardi per tutto e pure come brand solista non ci ha creduto troppo.
Nel 1989, a 21 anni James vanta già l’esperienza di un tour con gli Agent Steel. Compare anche come ospite nel video di Mad Locusta Rising. “Non mi piacevano granché ma arrivarono in Florida e mi proposero di unirmi a loro per il tour in Europa, così accettai”. Il gruppo è ormai in crisi profonda. Per Murphy però è un buon incipit per il suo curriculum e gli torna utile quando si presenta a Chuck Schuldiner dei Death.
“Sono andato a uno spettacolo dei Death a Tampa. Faceva parte del loro ciclo di tournée per l’album Leprosy. Nel parcheggio ho superato Chuck senza accorgermene. Per caso indossavo proprio una maglietta dal tour degli Agent Steel che avevo fatto e Chuck l’ha notata subito. Guarda caso era un loro grande fan e ha commentato ‘maglietta fantastica, gli Agent Steel spaccano, io ho tutti i loro dischi, sai?’. Camminiamo verso il locale e parliamo un po’. Gli ho detto che ero in fissa con i Death e che se Rick Rozz avesse lasciato il posto per qualche ragione, sarei stato interessato a entrare io nel gruppo. Circa 5 mesi dopo mi ero trasferito ad Atlanta per iscrivermi all’Atlanta Institute of Music. Avevo trovato un lavoro, ma non potevo ancora permettermi di pagare le tasse scolastiche, quindi stavo ancora cercando di capire come frequentare l’AIM e intanto facevo jam con il mio compagno di stanza, che era il chitarrista di Hallows Eve”
Ovviamente Schuldiner lo cerca di nuovo appena sbatte Rozz fuori dal gruppo. “All’improvviso un giorno mi arriva una chiamata da Chuck. Volveva offrirmi il posto di Rick e che ci crediate o no io gli risposi di no. Gli dissi che volevo restare ad Atlanta e frequentare la scuola. La mattina dopo mi svegliai chiedendomi cosa cacchio ci fosse di così sbagliato nella mia testaccia!? Richiamai Chuck per dirgli che avevo riconsiderato l’offerta, che avrei fatto le valigie e sarei tornato in Florida per unirmi ai Death. Con mio sgomento, però, mi informò che c’era un altro chitarrista che stava provando con loro. Ero determinato e gli dissi che sarei comunque tornato a casa per incontrarmi con lui. Avrei suonato alcune canzoni dei Death per lui e magari gli avrei fatto cambiare idea. Ho guidato le 8 ore di ritorno fino a Tampa e ho incontrato Chuck, Bill e Terry a casa dei genitori di Terry. Ho suonato insieme a loro alcune tracce tratte da Scream Bloody Gore e Leprosy e poi abbiamo chiacchierato. Mi hanno ringraziato per il mio tempo e il mio impegno. Io sono tornato ad Atlanta, continuando a prendermi a calci per non aver accettato subito. Tre giorni dopo, Chuck ha chiamato di nuovo dicendo che con l’altro ragazzo non stava funzionando, e se volevo c’era un concerto da fare a breve. Inutile dire che ho accettato subito e sono tornato di volata in Florida”
L’esperienza con i Death non è semplice. Chuck in quegli anni ha parecchie difficoltà nella gestione emotiva. Immaginate che dopo l’uscita del disco, in piena promozione, sparisce e rifiuta di muoversi da casa. Terry Butler, Bill Andrews e James decidono quindi di partire lo stesso per il tour, visto che era già stato organizzato. James chiama Schuldiner per sapere se è d’accordo e lui dice di sì, quindi tutto sembra ok ma la band è praticamente finita lì e al ritorno a casa Murphy è di nuovo disoccupato.
“Neanche sapevo che gli Obituary stessero cercando qualcuno che suonasse con loro” dice, “chiamai Scott Burns soltanto per dirgli di quello che era successo con i Death. Ormai eravamo diventati amici. Lui mi lascia parlare e poi mi fa: ‘amico, in questo momento sto lavorando in studio con gli Obituary. Allen ha lasciato il gruppo e hanno bisogno di un chitarrista. Fammi parlare con loro. Lui allora chiama Trevor e in sostanza non ho scambiato una parola con il resto del gruppo finché non mi ritrovai in studio con loro. Ci sedemmo tutti quanti assieme al tavolo della sala d’attesa del Morrisound. Loro mi dissero: “Ecco come stanno le cose. Allen se ne sta per andare e sua moglie aspetta un bambino. Forse un giorno vorrà tornare e per noi è un fratello. Se accadrà ci penseremo su. Stavano mettendo le mani avanti in modo da non farmi arrabbiare se lui fosse tornato. L’album era già quasi ultimato, registrai gli assoli e partii in tour con loro”.
Durante il tour le cose non vanno molto bene tra James e gli Obies. Trevor Peres spiega: “A noi piaceva divertirci, bere e fumare. A lui no. All’inizio la cosa era ok, appena è entrato nel gruppo. Durante il tour però ha iniziato a isolarsi e a lamentarsi di continuo. Ci ha messo in imbarazzo con le altre band in alcune occasioni e per questo al ritorno non volevamo più stare con lui”.
James al proposito dice: “Non mi hanno mai visto come uno del gruppo. Ero solo un rimpiazzo in attesa che tornasse Allen. Sapevano che prima o poi sarebbe successo, o almeno lo speravano. E quando tornammo successe. Dissi ok e me andai”.
Poco dopo gli Obituary, James entra nei Cancer e anche lì ci sono di mezzo Scott Burns e i Morrisound. “Beh, stavano registrando l’album lì e il mio appartamento era a soli 10 minuti di distanza. Scott Burns mi ha chiamato per chiedere se potevo prestare a questi ragazzi alcuni amplificatori per chitarra e delle casse. Dovevano registrare, erano venuti dall’Inghilterra e si erano portati dietro le loro cose. Li conoscevo già. Erano stati in vacanza a Tampa e mi avevano chiesto se li portavo un po’ in giro. Andai agli studi e siccome ero lì, mi hanno chiesto se volevo suonare un paio di assoli sul CD, così li ho fatti al volo. Il giorno dopo chiesero a Scott di dirmi che gli piacevano così tanti i miei assoli che avrebbero voluto farmene fare degli altri in veste di ospite speciale, visto che in ogni caso volevano cercarsi un altro chitarrista una volta realizzato l’album. Ho accettato e ho registrato tutti gli assoli. Dopo che l’album è finito, sono tornati in Inghilterra ma presto mi hanno chiamato domandandomi di andare in tour con loro dato che non erano riusciti a trovare un chitarrista all’altezza. Ho messo in pausai Disincarnate e ho fatto un paio di tour con i Cancer. Poi sono tornato a casa e ho riattivato il mio nuovo progetto e a quel punto non avevo più tempo per loro”
James è stanco di suonare le idee di qualcun altro e con un bel bagaglio di riff nel cassetto, ufficializza i Disincarnate mettendo insieme una giovane formazione di talento e incide Dreams Of The Carrion Kind. “Potevo coinvolgere musicisti più famosi ed esperti ma ho puntato su dei musicisti in gamba che non fossero troppo maturi. Pensavo che avrebbero avuto idee più fresche e un ego minore da gestire”. L’album non va benissimo e la Roadrunner chiede a Murphy qualche cambiamento nello stile del gruppo se vuole riprovarci con una seconda uscita. “Nel 1993 è iniziata la crisi del death metal. Le cose non andavano e Jason e Bryan hanno avuto paura, lasciando la band e preferendo rimettersi a studiare. L’etichetta insisteva per un ammorbidimento e mi faceva pressione per un cantato più melodico. A quel punto si è presentata la possibilità di un provino con i Testament e quello ha decretato la fine dei Disincarnate e l’inizio della mia esperienza professionale più significativa”.
James Murphy entra nei Testament in un periodo difficile per il gruppo. Il thrash degli anni 80 è un ricordo increscioso per la scena estrema e nessuno si aspetta grandi colpi di coda da Chuck Billy e gli altri disperados, specie dopo l’abbandono di Alex Skolnick. “L’intero processo di realizzazione di Low è stato importante per me. Ero in una delle migliori band thrash del mondo e registravo uno dei loro migliori album di sempre! Non avrei potuto essere più felice. L’unico aspetto negativo di tutta la situazione era che la mia ragazza della Florida non voleva trasferirsi in California, quindi andandomene l’ho persa per sempre… ma questo non ha mai causato alcuna esitazione, avevo delle priorità!”
Anche l’esperienza con i Testament non dura. L’album è ottimo ma le vendite non sono soddisfacenti e per questo la band sprofonda in una nuova crisi ancor più nera di prima. Peterson e Billy provano a tirar su un altro progetto più estremo ma alla fine ritornano sui loro passi e producono Demonic, il “disco death metal dei Testament”. Vorrebbero coinvolgere ancora James, ma lui nel mentre si è lasciato trascinare nei Konkhra in occasione del lavoro modaiolo Weed Out The Week e soprattutto ha avviato la sua carriera solista con un paio di lavori, il primo Convergence, uscito per la Shrapnel Records (etichetta di Cacophony, Marty Friedman, Jason Becker, Racer X e Chastain); il secondo Feeding The Machine pubblicato dalla Diehard Records.
Ottimi album pieni di ospiti di lusso (Chuck Billy, Devin Townsand, Greg Howe) che mostrano tutta l’ampiezza di influenze e possibilità stilistiche di Murphy, ma restano pur sempre i lavori solisti di un musicista virtuoso in un tempo in cui i guitar hero per la gente sono Dino Cazares e Robb Flynn. Alla lunga i due album di Murphy finiscono per avvincere solo i veri appassionati della tecnica chitarristica e qualche fan di Death e Testament. James Murphy ha anche intenzione di rispolverare i Disincarnate, ma lasciando in pace i vecchi comprimari e stavolta scomodando collaboratori di lusso: Steve DiGiorgio al basso, Thomas Lindberg alla voce e Nick Barker dei Cradle Of Filth alla batteria. Tutto questo mentre è già in programma un rientro nei Testament per la realizzazione di The Gathering.
“So che la stampa l’ha messa in certi termini ma io non sono mai uscito dai Testament dopo Low. Sono i Testamente che hanno deciso di morire per un po’. Quando sono resuscitati avevo preso impegni e non ho potuto aiutarli con Demonic ma nel 1999 ero pronto, tanto più che stavolta erano della partita il mio amico Steve Digiorgio e la leggenda della batteria Dave Lombardo! Si è trattato ovviamente di un altro momento importante della mia vita, anche se all’epoca stavo abbastanza male e non ho conservato quasi nulla nella mia testa”. James non ricorda la fase di realizzazione dell’album e questo per via dell’intervento al cervello, subìto poco dopo le registrazioni, cosa che gli ha provocato un terribile vuoto di memoria e l’interruzione della collaborazione con i Konkhra oltre alle altre numerose attività.
Nonostante la costante cura farmacologica Murphy continua a lavorare nel suo studio di registrazione, limitandosi a produrre giovani band e a delle comparsate in alcuni gruppi che vanno a incidere da lui. Nove anni più tardi, purtroppo il tumore riaffiora e James per tenerlo a bada deve passare a un farmaco più costoso, cosa che lo spinge a chiedere aiuto ai fan di tutto il mondo.
Oggi James Murphy è vivo ma non abbiamo notizie ufficiali su di lui, di come stia e cosa combini. Le ultime risalgono al 2018, ma sono giusto un paio di ospitate (Excommunicated, Gruesome) e un mastering per i thrasher newyorkesi Invictra. Per il resto silenzio e basta. Ovunque tu sia, James, qui a Sdangher ti si vuol bene!