Sdangher scrive cose brutte sugli Iron Maiden, prende per il culo i metallari, dice che l’ultimo album dei Manowar è una figata ma leggendo tra le righe si capisce che è solo una provocazione… Sdangher è cattivo e falso perché usa la provocazione per guadagnarsi dei click. Beh, questo è vero, cari lettori residuali, ma è anche vero che noi siamo contro ogni forma di fanatismo e la combattiamo dicendo quello che un fanatico non vorrebbe mai sentirsi dire e che le webzine catecumenali si guardano bene dal dirgli: che vive in un mondo inesistente, aggrappato a delle gigantesche nuvole a forma di minchia. E paghiamo caro una scelta simile perché la maggior parte del pubblico che è attratto dagli argomenti che trattiamo è anche affetto da una qualche forma di talebanismo. Prima o poi gli tocchiamo ciò che non vuole sia toccato e questi smette di leggerci. Il fanatismo religioso e quello per una band non sono tanto diversi. Capita che un fan deluso bruci i dischi che ha impiegato una vita a collezionare e capitava, qualche secolo fa (o ancora nel Molise) che un religioso deluso bruciasse vivo il prete che aveva finito per votarsi a Satana. Metallica docet. La furia di un fanatico non ha freni e sovente mostra un malessere che si consuma proprio nella pratica costante della propria teo-vanigloria.
Il fanatico regge tutta la propria impalcatura di cartone su un pensiero unico, costante, che gli arde nell’anima, che annulla ogni altra cosa, che cancella ogni altro aspetto dell’esistenza. E questo secondo noi è l’inferno interiore in terra, perchè egli si preclude ogni altra cosa che dovrebbe popolare la sua vita, che dovrebbe includere millemila altre cose.
Avete mai sentito dire a qualcuno dei vostri contatti: i Maiden sono una religione, per me? Il prog è una religione? La religione, come sappiamo evita qualsiasi forma di confronto, non si può scambiare la propria opinione con un fanatico di Cristo. Se direte che secondo voi il miracolo dell’eucarestia è una balla, lui vi incendierà con lo sguardo, ma solo perché non c’è più un sistema che gli permetta di farlo davvero. C’è fantismo in politica e persino verso il cibo e gli animali. Concentrarsi con cieco trasporto su di una cosa solleva loro dal dover pensare e sollevare dubbi sull’esistenza.
Cambiano i soggetti ma il fanatismo resta. Dalla caccia alle streghe ai nazi, dai comunisti ai talebani, ogni società è fatta di gente che vive per qualcosa in modo ossessivo e non tollera la libertà di pensiero intorno a essa. Il modo migliore, attraverso la manipolazione, di avere un gregge di pecore acefalo e non pensante.
Ma limitiamoci alla musica e guardiamo un po’ a certi talebani del nostro piccolo circuito metallico. Ci sono grandissime band che hanno dato vita a un culto indisponente, esclusivo, sospettoso e pirico. Queste persone ragionano secondo il motto: o con loro (intendendo il gruppo) o contro di loro.
Non esiste un brutto disco e nemmeno un’uscita inutile, anche l’EP live ha un senso e va acquistato. Lo sguardo critico, un naturale distacco dalle cose, che dovrebbe fargli apprezzare serenamente che anche il suo “divin signore” può sbagliare e può comporre anche canzoni mediocri, inutili o fuori luogo, viene annullato completamente del suo votarsi come “vergine vestale” nel tempio del suo idolo. Così ogni anno si recano appunto al tempio per la messa ufficiale, che sia il Palasport della vicina città o il gigantesco festival a millemila chilometri. Hanno solo magliette con le copertine dei dischi del gruppo e non amano parlarne se non con dei fedeli alla stessa stregua.
Queste persone non amano la musica, amano gli Iron Maiden only, i Kiss only, gli AC/DC only. Amano un simulacro, ma dell’anima che dovrebbe contenere, in fondo poco gli importa.
Tra tutti i nomi e generi musicali, ci sono alcune categorie di fan che hanno un approccio piuttosto accessibile e tollerante. Ci vengono in mente i fan degli Helloween e dei Mercyful Fate: queste persone ti guardano sempre con gli occhi della fede, quando dici male del loro gruppo preferito, ma sotto sotto provano solo una dolce compassione per te. Un po’ come i fan dei Rush. Altri invece reagiscono con rabbia autentica e sovente raggiungono livelli di sprezzo tali da augurarti la morte o mettersi a insultare tua madre.
Eccovi le categorie più intolleranti.
I fan degli Iron Maiden: sognano Steve Harris con le tavole della legge che varca il mar rosso al ritmo di una cavalcata. Per loro è meglio Paul Di’Anno nei dischi con Paul Di’Anno ed è meglio Bruce Dickinson nei dischi con Bruce Dickinson. Solo in quelli con Blaze era meglio se ci cantavano Paul o Bruce. Hanno tutti i DVD, i live, le raccolte, le riedizioni. Se entri in casa loro trovi una intera libreria piena di dischi e vinili e ti illudi di avere innanzi un buon melomane e invece ti accorgi che è solo un monomaniaco che ha riempito gli scaffali di tutte le edizioni internazionali della stessa Bibbia. Se qualcuno si lamenta per la presenza molesta dei Maiden ai festival e sui mercati è pronto a sfoderare il mitra e guai a chi sostiene che la band ormai sia anziana: gli Iron Maiden sono eterni. Amano scannarsi sui forum tematici, riproponendo all’infinito la solita domanda, la cui risposta però li fa incazzare comunque: “quale dei primi sette album è il migliore ?” Un pò come se si dovesse decidere quale dei quattro Vangeli sia quello che meglio raccolga le parole di Gesù.
I fan dei Metallica: per loro non esiste una fase migliore o una peggiore. In cuor proprio sanno che da Load in poi è tutto uno schifo ma rifiutano di confessarlo anche sotto tortura. I Metallica hanno sempre ragione e anche gli ultimi dischi sono grandiosi. “Odiavano il metal e facevano roba commerciale?” Erano nel giusto e scrivevano grande musica e se non altro il look da “fashon redneck” con eyeliner e pellicciotti era fico. “Adesso hanno riscoperto il metal?” Sono nel giusto perché fanno musica grandiosa comunque. Cliff Burton è morto dopo che ha smesso di suonare con i Metallica ma se fosse vivo amerebbe Load. E Jason Newsted è morto dopo che ha lasciato i Metallica e amava anche lui Load. James Hetfield non è mai stato alcolizzato e se spara agli orsi, di sicuro loro gli hanno fatto qualcosa. Gli orsi mangiano i bambini e sono evidentemente comunisti. Questi fans si nutrono di nostalgie dei “bei tempi”, perchè il presente gli offre uno spettacolo desolante. La loro è una vita in adorazione di multimiliardari che scopano modelle ventenni e girano in cadillac, mentre loro mangiano wurstel del Lidl e si segano in cantina, tra ragni e cartoni ammuffiti.
I fan del progressive: si tratta di una forma di talebanesimo che non è seconda a nessuno, escludendo gli Zappofili. I patiti del prog amano solo il prog. Si sentono grandi intenditori di musica perché loro ascoltano “quella più complicata”. In realtà se un brano è in quattro quarti finiscono per andare in convulsione per recuperare da soli, biologicamente, con un tempo disparo. Sono convinti che anche l’Italia abbia fatto cose buone negli anni 70 e pensano che il metal e il prog non abbiano nulla a che spartire. Odiano i Dream Theater e non vogliono avere nulla a che spartire con il metal e tutto ciò che esiste dopo il 1979. Per loro i Gentle Giant sono i Beatles e gli Yes i Rolling Stones. Qualche anima più tollerante include i Marillion, ma li chiamerà sempre e comunque “quelli nuovi che imitano i Genesis”, nonostante i Marillion siano più vecchi di lui di almeno 10 anni. Tanto collezionano scaffalate di vinili, si vestono da decenni col maglioncino dolcevita color panna di acrilico. Sono già morti ieri e li seppelliranno a 90 anni.
I fan di Frank Zappa: sarebbero capaci di parlarti di Zappa per 20 ore di fila senza bere e mangiare, ma guai a te se ti azzardi a dire qualcosa su Frank Zappa. Tu non sei degno. Se non possiedi i 292993 bootleg di Zappa e non hai ascoltato SOLO Zappa nel corso degli ultimi 30 anni, allora sei un profano e puoi solo scivolare in terra e battere il culo appena apri bocca e le dai fiato. Frank Zappa è Dio. Non c’è Mozart che tenga. Tutto quello che lui ha fatto ha ragioni che nemmeno la ragione può scorgere. Ci vuole fede. E il bello è che Zappa detestava il pubblico dei fanatici che lo assediavano. Provava un profondo disprezzo per tutti loro perché sapeva che il senso critico di queste persone era andato a farsi fottere da molto tempo. Se lui avesse parlato male di Nixon su una base polifonica in 4/7 il pubblico avrebbe applaudito. Se avesse scritto un’apologia di Hitler in una suite hip-hop, andava bene comunque. Ma benediva questi felloni perché compravano tutto, a qualsiasi prezzo. E Zappa è sempre stato prima di altro un grande imprenditore di se stesso.
I Fan dei Depeche Mode: Non è successo nulla nell’esistenza prima dei Depeche Mode e non ci sarà nulla dopo che i Depeche Mode si saranno estinti. Guardano con grande insofferenza tutti coloro che riconoscono l’influenza della loro band preferita in lidi impensabili come l’heavy metal o il progressive. Per loro la musica dei Mode è qualcosa che non si potrà mai contaminare con il mondo solido. Credono alla leggenda che Martin Gore abbia inserito gocce del proprio sperma sull’edizione limitata di MODE, la raccolta, e ogni sera prima di andare a letto, la sfoderano dalla cappellina che hanno in bagno e praticano al disco una fellatio. Non a caso la categoria è popolata più che altro da talebane donne, in genere milfone over 40, che si sgrillettano ogni sera davanti alla foto delle braghe bianche di Dave Gahan, mentre orde di morti di figa popolano i concerti e le serate tribute, sperando di chiavarsene qualcuna, con le note di Personal Jesus che coprono le grida sguiate di mossette e sborrate nel bagno del club.
I fan dei Queen: non capiscono un cazzo di musica e non gliene frega nemmeno. Adorano solo i Queen e si ridestano dal sonno eterno scaturito dal 1991 solo per comprare Greatest Hits 7, senza domandarsi come sia possibile, se i Queen sono ufficialmente defunti con Freddie Mercury, che dal 1992 in poi continuino a uscire raccolte con i grandi successi. Non è un problema. Non rifiutano i tentativi di Brian May di riesumare il gruppo, adoreano le cover band dei Queen e non se ne perdono una.
I fan degli Slayer: due le liturgie della paola che regolano il culto. Una è il grido “Slayeeeerrrrr”, che intercorre come dogma, citato a sproposito sempre, come parola salvifica per ogni situazione, tipo “Viva la fregna” a una festa di laurea. La seconda è la stupida risposta alla stupida domanda, che in ogni concerto viene posta dalla band al pubblico: “do you wanna die ?”, a cui segue un coro estasiato di “yeeeeesssss”. Ma parliamoci chiaro, voi vorreste davvero morire ??? Siate seri, ma seri o siete stupidi ? Eppure loro lo affermano, forse credono in un paradiso, o un Valhalla, in cui al posto degli angeli e delle nuvole ci sono i diavoli di Hell Awaits. Patetico. Ovviamente la gara dei talebani Slayer è a quanti più concerti siano stati della band, e solo a quelli, poichè null’altro è degno di nota.
I fan dei Manowar: questa è una delle poche band che è nata assetata di fanatismo. I Manowar esigono dedizione, completa mancanza di spirito critico, disinteresse per il falso metal, che è tutto ciò che non hanno fatto e non faranno mai i Manowar. I loro fan devono essere pronti a comprare un disco di fruscii se fuori c’è scritto Manowar. Battle Hymns MMXI e Kings Of Metal MMXIV, per loro sono il penultimo e l’ultimo disco dei Manowar. Punto. Sono sicuri al 200 per cento che i Manowar non suoneranno più dopo il tour di addio perché c’è scritto Tour di Addio. E i Manowar non dicono mai bugie. L’unica cosa che noi sdangherosi amiamo dei Manowar davvero è che a volte nei testi ci infilano storie sui cavalli. Anche video a cavallo, e dove ci sono cavalli, la c’è Sdangher. In fondo anche noi siamo dei talebani, perchè abbiamo il culto della sella e delle staffe ben lucidate, della biada fresca e di una bella puledra in calore che ci aspetta nella stalla. Quando ci dice bene. Altrimenti dobbiamo accontentarci di Cavallo Goloso.
I fan del black metal: il black metal è un genere che va oltre la musica. Per il vero ascoltatore il black metal è un istituzione, un vero e proprio stile di vita. Un po’ come il punk, ma con le borchie arrugginite e i nazi a farti compagnia. Divertirsi non è una scelta consentita. Puoi essere incazzato con lo sguardo truce, o veramente incazzato con lo sguardo truce. I live sono un rito, e in quanto tali vanno visti rigorosamente a debita distanza, con le braccia incrociate o a imitare croci rovesciate. Ovviamente non si venderanno mai allo show business, però non bisogna farsi mancare dalla collezione il disco limited edition sporco di sangue finto degli Svart Sadipuss. Dio fa schifo, sempre, tranne a natale (che va scritto piccolo) a cena dalla nonna se no poi piange e non gli fa la mancia da spendere nel vinile dell’ultimo Mayhem. E se i suoi amici non ascoltano black metal? Impossibile. Non ha amici che non ascoltano black metal perché il blackster non ha amici. Però ha la ragazza, che è una gotica col tatuaggio di *inserire nome band norvegese del ’94 circa* sul fondoschiena; così quando ci scappa la pecorina, lui viene recitando a memoria la discografia della band. Se è una lei? Ma andiamo, le donne non ascoltano davvero black metal. Lo vestono e basta.
I fan del glam: sono le cenerentole dei pasdaran: glitterati, cotonati, con la tintabionda-anniottanta sulle punte, ma scolorita alla radice color mogano, con le stelline tatuate, sempre uguali negli stessi punti del corpo, occhiali a specchio e lucidalabbra, spandex di pelle colorata e magliette sbrindellate, calze a rete e cappelli da cowboy, gli stivali lucidi e la boccia di Jack Daniels nella mano. Sono la nemesi dell’ermafroditismo e la celebrazione dell’omosessualità allo stesso tempo; sono una grande accozzaglia di cuori e fiori, ma amano giocare quadri e picche. In fondo, a noi cavalli scossi, piacciono molto, ma un po’ meno il loro ghettizzarsi e l’essere quasi spariti contemporaneamente alla scomparsa degli eventi a tema, come il famoso Glamattakk di Bologna concomitante al Gaypride almeno nel 2011… Glamster dove sei, ci mancano le tue ballate melodiche al diabete mellito, i tuoi inni alla sella e speroni da usare su mignottoni biondoni. Torna a dare un po’ di colore e a mescolarti tra gli altri talebani, con i tuoi turbanti un po’ fluo e un po’ fuck-sia. E comunque Michael Monroe e i suoi Hanoi Rocks avevano ragione “Make no compromise, have no regrets”, perché glamster sei talebano, ma non te ne frega un cazzo e per questo, come noi, sei un cavallo pazzo.